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Intervista: “Agire subito contro la fame”

Lorenzo Utile - In occasione della presentazione del Rapporto Ufficiale sulla malnutrizione nel mondo, la associazione italo-araba Assadakah ha incontrato l’ambasciatore internazionale di Pace, Hussein Ghamlouche, per sensibilizzare la comunità internazionale ad agire con comunanza di obiettivi e a non sfruttare il fenomeno con fini politici e destabilizzanti.

Secondo i dati ufficiali presentati da GHI, Global Hunger Index, rapporto annuale presentato da Welthungerhilfe e Concern Wordlwide, (network europeo Alliance2015), la situazione mondiale non è molto incoraggiante…

Più di 735 milioni persone soffrono di malnutrizione, in oltre 45 Paesi, per diverse cause fra cui disastri naturali, variazioni climatiche, guerre, crisi economiche, pandemie, le cui conseguenze ricadono soprattutto sui più giovani. Donne e giovanissime rappresentano circa il 60% delle vittime della fame, questi sono dati reali, e decisamente allarmanti

Quali le cause principali di queste condizioni?

Sono purtroppo diverse, e in maggior parte si devono all’azione umana. Il cambiamento climatico ha un impatto diretto, perché all’aumentare delle temperature crescono e le incertezze. Gli effetti sono particolarmente evidenti nei Paesi poveri: il 75% di chi vive in povertà nelle zone rurali si affida alle risorse naturali, come foreste e oceani per la sopravvivenza, e quindi particolarmente vulnerabili, inoltre, l’80% delle persone che soffrono la fame vive in zone particolarmente colpite da catastrofi naturali. Nei prossimi anni è previsto che il mondo affronti un numero crescente di shock, provocati soprattutto dai cambiamenti climatici. L’efficacia della preparazione e della capacità di risposta alle catastrofi è destinata a diventare sempre più centrale dal punto di vista della sicurezza alimentare”.

Quali sono le zone più critiche?

Le condizioni peggiori sono in Asia meridionale e nell’Africa Subsahariana. Nel 2023 la fame ha raggiunto livelli di estrema emergenza in Burundi, Lesotho, Madagascar, Niger, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan e Yemen, e in altri 34 Paesi la situazione è decisamente critica. A suscitare le maggiori preoccupazioni sono Afghanistan, Haiti (territorio allo sbaraglio), Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen, oltre a Burkina Faso e Mali. Purtroppo, i dati indicano che nei prossimi sei mesi l’insicurezza alimentare acuta rischia di peggiorare in almeno una ventina di aree a rischio, fra cui i Territori Palestinesi, Burkina Faso, Sud Sudan, le cui frontiere sono in condizioni di emergenza. Prospettiva non incoraggiante, per questo è necessario agire con urgenza”.

Ci sono speranze di obiettivi concreti?

Ci sono. Il 1° dicembre si terrà la Conferenza Internazionale sul clima a Riyadh, e tutti abbiamo come obiettivo rendere il pianeta un luogo più vivibile, ma proprio per la molteplicità delle cause, i problemi da risolvere sono diversi e numerosi. Ci troviamo di fronte a una catena di priorità, una più urgente dell’altra, e con il rischio che nel frattempo si verifichino altre condizioni di crisi oltre quelle attuali. L’Africa è l’unica zona al mondo dove si prevede un aumento significativo della malnutrizione. Nel 2022 erano 285 milioni. Situazioni di crisi in Yemen e Siria, preoccupa il peggioramento in America Latina. Nel Sud-est asiatico si segnalano emergenze per Nord Corea, Papua Nuova Guinea e Timor Est”.

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