Chiara Cavalieri ( Assadakah News)-L'Impero Romano è stato storicamente caratterizzato da una notevole tolleranza in materia religiosa. La sua forza risiedeva nell’integrazione, evitando discriminazioni di tipo razziale o religioso, fenomeni che sarebbero diventati più comuni nel Medioevo e nell’età moderna. Anche le guerre giudaiche non furono motivate da questioni religiose o razziali, ma semplicemente dalla necessità di stroncare una rivolta. Un esempio eloquente è quello di Flavio Giuseppe, un ribelle ebreo che, dopo la sua resa, divenne cittadino romano e membro della famiglia imperiale.
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Ma se Roma era così tollerante, perché perseguitò i cristiani?
Va innanzitutto sottolineato che la persecuzione dei cristiani, come la caccia alle streghe medievale, è stata spesso esagerata. Molti martiri cristiani furono vittime più dell’ignoranza popolare che della volontà diretta degli imperatori. Un esempio è Gesù stesso, condannato più per la pressione della plebe che per volontà di Ponzio Pilato. Non tutti gli imperatori furono persecutori, e la legislazione sui cristiani variò notevolmente nel tempo.
Le prime persecuzioni
Svetonio riferisce che l’imperatore Claudio espulse gli ebrei da Roma a causa di disordini provocati da un certo "Cresto", che alcuni identificano con Cristo. Se ciò fosse vero, si trattò più di una questione di ordine pubblico che di persecuzione religiosa. La prima persecuzione accertata avvenne sotto Nerone, ma non per motivi di fede: i cristiani furono accusati, forse ingiustamente, dell’incendio di Roma. La repressione fu limitata alla sola capitale.
Dopo un periodo di relativa tolleranza sotto Vespasiano e Tito, la prima persecuzione per motivi religiosi avvenne con Domiziano, che pretendeva di essere chiamato "Dominus et Deus". Egli perseguitò sia cristiani che filosofi che rifiutavano di riconoscerlo come tale. Dopo la sua morte, Nerva revocò i suoi decreti. Tuttavia, la legislazione restava ambigua: il carteggio tra Plinio il Giovane e Traiano mostra un approccio incerto, con Traiano che suggeriva di non cercare i cristiani, ma di punirli se scoperti e non pentiti.
Sotto Adriano e Antonino Pio, i cristiani godettero di una maggiore tolleranza. Un cambiamento si verificò con Marco Aurelio, che, in un periodo di crisi e invasioni barbariche, ordinò sacrifici pubblici per propiziarsi gli dèi. Alcuni vescovi cristiani protestarono, scatenando la reazione della plebe.
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Le grandi persecuzioni
Commodo fu invece favorevole ai cristiani, mentre Settimio Severo proibì il proselitismo senza avviare una persecuzione diretta. Nel III secolo, si verificarono importanti cambiamenti: Alessandro Severo fu filo-cristiano, mentre Filippo l'Arabo era addirittura sospettato di essere cristiano.
La prima grande persecuzione avvenne nel 250 con Decio, che mirava a restaurare i valori tradizionali romani. Il suo successore, Valeriano, proseguì su questa linea ma trovò una fine tragica nelle mani dei Sasanidi. Aureliano, pur favorendo il culto del Sol Invictus, non perseguitò i cristiani.
La Grande Persecuzione di Diocleziano
Il 23 febbraio 303 segnò l'inizio della più grande persecuzione dei cristiani, sotto il governo della Tetrarchia. Diocleziano, governatore dell’Oriente, e Massimiano, governatore dell’Occidente, erano affiancati dai Cesari Galerio e Costanzo Cloro. Per diciotto anni, i cristiani non ebbero problemi, ma fu l'insistenza di Galerio a spingere Diocleziano alla persecuzione.
Questa fu la più violenta, con un intento quasi genocida, soprattutto in Oriente, dove governava Galerio. La maggior parte dei martiri cristiani appartiene a questo periodo. Paradossalmente, fu proprio Galerio, con l’editto di Serdica del 311, a porre fine alla persecuzione, riconoscendo implicitamente la sconfitta e invitando i cristiani a "non fare disordini".
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Perché i cristiani furono perseguitati?
A differenza di altri culti orientali come quello di Iside e Mitra, i cristiani crearono problemi per due ragioni principali:
Il monoteismo: il rifiuto di sacrificare al Genio Imperiale turbava la "Pax Deorum". Gli ebrei, pur monoteisti, non facevano proselitismo e per questo non erano visti come una minaccia diretta.
La loro struttura chiusa: le comunità cristiane apparivano come sette sospette, un'opinione condivisa anche da persone istruite come Plinio il Giovane.
Nonostante la violenza delle persecuzioni, queste non furono continue. In epoche successive, i cristiani subirono repressioni ben più dure, come nella Francia giacobina, nel Giappone feudale, nell’Unione Sovietica e oggi e in alcuni Paesi islamici.
L’Impero Romano, pur con le sue contraddizioni, fu quindi meno oppressivo di molti regimi moderni.
Si ringrazia il prof. Andrea Sartori .
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