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Ilaria e Miran: 28 anni senza verità


Talal Khrais – Ieri ricorreva il 28° anniversario dell'uccisione in Somalia, a Mogadiscio, di Ilaria Alpi e Milan Hrovatin. La loro vicenda è emblematica delle difficoltà che impediscono di assicurare alla giustizia i responsabili, quando si uccide un giornalista in un'area di crisi.

In questi anni ho cercato di ricordare la collega Ilaria Alpi, ma senza scrivere nulla. Perché ricordare questa collega, grande reporter di un volto umano è molto difficile per me. Una settimana prima della sua scomparsa abbiamo pranzato insieme al ristornate della Stampa Estera. Avevo diversi motivi per impedirle di andare sulla strada del martirio, con lo sfortunato Miran Hrovatin. Tempo prima avevo organizzato per lei una missione in Libano e Siria, con interviste esclusive fra cui una con il leader libanese Walid Joumblatt.

Ilaria mi aveva promesso che sarebbe l’ultima sua missione in Somalia perché stava concludendo la sua inchiesta sul commercio di armi. Ed è stata la sua ultima missione.

So che un reporter che fa il nostro mestiere mette in conto i rischi, compresa la vita. Solo in Siria, fra il 2012 e il 2018 ho perso 8 colleghi e amici, ma almeno abbiamo saputo chi erano i responsabili.

Sulla morte di Ilaria e Miran, invece, non è ancora emersa alcuna verità, e da ben 28 anni. Da quel tragico 20 marzo 1994, in un continuo alternarsi di depistaggi, mezze verità, mezze bugie, ricostruzioni e ipotesi che non hanno portato a nulla, e nonostante le veementi dichiarazioni di alcuni politici, fra cui Laura Boldrini, deputata PD e presidente del Comitato della Camera per i Diritti Umani: “Per l’Italia è un dovere impegnarsi perché sia fatta giustizia, soprattutto in memoria dei genitori di Ilaria Alpi, Luciana e Giorgio”.

“Sono passati 28 anni dall’agguato a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, e ci siamo trovati di fronte a una drammatica verità: che una informazione libera, rigorosa e indipendente può fare paura a tanti, e può costare tutto a chi intende difenderla fino in fondo", ha dichiarato il presidente del Senato Elisabetta Casellati nell'anniversario dell'omicidio di Mogadiscio, aggiungendo: "Il sacrificio di Ilaria e Miran e dei tanti giornalisti che, in diversi contesti di rischio e di conflitto, hanno dedicato la vita alla propria missione professionale, sia di monito e di esempio per ciascuno di noi. Ci insegni a preservare e promuovere la libertà di stampa come un valore coessenziale alla democrazia sostenendo il coraggio dei tanti operatori che anche ora in Ucraina sono sul campo per dare a tutti noi gli strumenti per comprendere e valutare la realtà”. Forse ci vogliono strumenti giudiziari adatti per indagare su queste vicende. Servirebbe l'istituzione di una Corte Internazionale o investire di questo compito la Corte Internazionale dell'Aja, che ha competenza per i crimini di guerra. Sarebbe utile, tuttavia, al momento, abbiamo assistito solo a dichiarazioni di convenienza e parole…

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