(a cura dell’Ambasciata di Palestina in Italia) - A Betlemme, la Messa di Mezzanotte della Vigilia di Natale è stata presieduta dal Patriarca Latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Pierbattista Pizzaballa. Concelebrata dai frati francescani che custodiscono il santuario e da diversi membri del clero della Terra Santa, la liturgia ha visto la partecipazione, tra gli altri, del Presidente della Palestina Abu Mazen e di diverse autorità politiche locali, oltre che di diversi membri del personale diplomatico di Spagna, Italia, Francia e Belgio.
Di fronte a tutti costoro, consapevole dell’importanza delle sue parole in questa occasione, il Patriarca ha fatto un discorso anche politico, soffermandosi sulla situazione in Palestina: “Che dire di questo Paese, sempre in attesa di un futuro di pace che sembra non arrivare mai? La voce del dolore di questo popolo è davvero un grido assordante”, ha detto. “Un popolo che ha bisogno di fare esperienza di giustizia, che vuole conoscere la libertà, che è stanco di attendere che gli sia concesso di abitare liberamente e con dignità nella propria terra e nella propria casa, che non vuole vivere solo di permessi, in questo momento necessari per entrare, uscire, lavorare o altro. Necessari per vivere, insomma. Non di concessioni c’è bisogno, ma di diritti. E c’è bisogno di porre fine ad anni di occupazione e di violenze - con tutte le drammatiche conseguenze sulla vita di ciascuno e della comunità in generale - creando relazioni nuove in cui regni non la diffidenza ma la fiducia reciproca”, ha spiegato Pizzaballa. D’altra parte, è proprio dai palestinesi, e in particolare dalla piccola comunità di Gaza visitata di recente, che Sua Abitudine ha imparato cosa significhi la parola "resilienza", vedendo come loro riescano a fare spazio all’amore, alla solidarietà e alla gioia, pur trovandosi in condizioni molto difficili. Purtroppo, ha riflettuto lo stesso Patriarca, le notizie che vengono da Israele non sono incoraggianti: “Abbiamo già espresso la nostra preoccupazione per la direzione che sta prendendo la politica in Israele, dove c’è il rischio di rompere equilibri già fragili tra le diverse comunità etniche e religiose che compongono la società. La politica ha il compito di essere al servizio del Paese e dei suoi abitanti, lavorando per raggiungere l'armonia tra le diverse comunità sociali e religiose del Paese, traducendo quest'opera in azioni concrete e positive, e non fomentando invece divisioni o, peggio, odio e discriminazione”. Un messaggio decisamente forte e chiaro.
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