Roberto Roggero* - Si è tenuto oggi al Cairo, un incontro storico sulla situazione in Medio Oriente, fra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi e il presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Masoud Pezeshkian. Al centro del colloquio le condizioni della Siria dopo la sommossa che ha portato alla caduta del regime di Bashar Al-Assad, e la situazione fra Israele, Territori Palestinesi Occupati e Israele.
Il vertice del Cairo arriva in seguito a una serie di incontri che hanno avuto luogo fino a ieri nella capitale della Giordania, Amman, cui hanno preso parte anche i ministri degli Esteri di Turchia e Stati Uniti, ma di fondamentale importanza è il colloquio fra i presidenti di Turchia ed Egitto, destinato a essere il primo fra Erdogan e un leader di un Paese arabo, in seguito alla caduta di Bashar Al Assad.
Il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian e l’omologo egiziano Al-Sisi si sono detti disponibili al dialogo con la Turchia, tenendo presente che la caduta del regime di Assad potrebbe pregiudicare l'influenza iraniana in Siria, che potrebbe essere un colpo sensibile a quello che viene definito “asse della resistenza”.
Al Vertice D8 (Organizzazione degli Otto Paesi Islamici) il presidente iraniano Pezeshkian ha chiesto una maggiore cooperazione fra i Paesi membri, maggiore convergenza e l’adozione di misure più concrete per difendere la popolazione della regione dall’aggressione del regime sionista. Pezeshkian ha affermato che l'Egitto è un grande Paese con una grande storia e che il D-8 raggiungerà molti obiettivi sotto la guida del presidente egiziano Al-Sisi
Per quanto riguarda gli sviluppi nella regione, Pezeshkian ha affermato che da più di 14 mesi la regione dell'Asia occidentale, in particolare Gaza, il Libano meridionale e il paese islamico della Siria, è sottoposta a massicci attacchi da parte del regime usurpatore israeliano: "L'uccisione spietata di civili e lo spargimento di sangue di donne e bambini, il terrore e l'insicurezza hanno rivelato nuove dimensioni degli obiettivi illegittimi del regime israeliano nel diffondere l'insicurezza. Gaza è sotto genocidio e la fame è usata come strumento di guerra. E’ nostro dovere religioso, giuridico e umano prevenire ulteriori danni nelle aree di crisi, attraverso una maggiore convergenza e l'adozione di misure immediate.
Analizzando gli ultimi sviluppi nella regione, in particolare in Siria e la situazione a Gaza, anche i ministri degli Esteri iraniano e turco hanno sottolineato la necessità di un consenso fra i principali Paesi islamici, in particolare i membri dell'organizzazione D8, per fermare l'aggressione del regime sionista.
Erdogan ha sottolineato la necessità di una cooperazione internazionale più forte e ha anche sottolineato i recenti progressi all’interno dell’organizzazione D8, in particolare l’approvazione di un patto commerciale con l’Egitto. "Con l'approvazione da parte dell'Egitto dell'accordo commerciale preferenziale, sarà ora possibile attuare l'accordo su una scala molto più ampia", ha affermato, sottolineando il potenziale per ampliare i legami economici tra i Paesi membri.
Sulla situazione nella Siria post-Assad, Erdogan ha chiesto solidarietà nella ricostruzione del Paese, segnato da 13 anni di guerra civile: "Il popolo siriano ha bisogno di unità e aiuto per ricostruire il proprio Paese devastato dalla guerra. Come loro vicini e fratelli, stiamo cercando di contribuire a questo sforzo", ha spiegato.
Erdogan ha aggiunto che l’obiettivo finale è la pace e la coesistenza in Siria: "La costruzione di una Siria libera dal terrorismo, dove tutti i gruppi religiosi, settari ed etnici convivano fianco a fianco in pace, è la nostra aspettativa più sincera".
(*Direttore responsabile Assadakah News)
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