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Immagine del redattoreLetizia Leonardi

Guerra in Medioriente . Le cose non raccontate dalla stampa italiana


Talal khrais Assadakah News) - Siamo al nono mese di guerra in Medioriente. Un conflitto lanciato da Israele contro la popolazione di Gaza. Si deve parlare infatti di popolazione perché i combattenti palestinesi sono un bersaglio mobile. Israele a Gaza combatte contro un fantasma, combattenti che riescono trascinare mezzi, uccidendo, ogni giorno, tra 10 e 15 soldati. I mezzi militari distrutti finora sono più di mille, tra cui il gioiello dell' esercito israeliano Merkava 4, Bulldozer D9 e mezzi blindati Tigre (che trasportano fino 12 militari ) Tigre. Con armi artigianali APG e ordigni anticarro ( Yassin 105), sia le falange al Kassam ( Hamas ) che le brigate di al Quds ( la Jihad Islamica) riescono a distruggere le armi potentissime israeliane.

Non c'è dubbio che anche Hamas deve fare conti con le conseguenze di questa guerra con costi umani e materiali di grandi dimensioni.

Il nuovo scenario .

Per 75 anni Israele non ha fatto altro che realizzare due obiettivi:

Il primo: fare arrivare coloni da tutto il mondo per riempire il territorio palestinese con l'intento di mandare via i palestinesi e sequestrare loro terreni.

Il secondo: costruire una forza militare insuperabile, in grado di avere una superiorità su tutti gli eserciti arabi.

Il primo obiettivo rischia di risultare vanificato perché i coloni, mai come oggi, sono minacciati. Gli insediamenti intorno a Gaza sono semi vuoti ed esposti agli attacchi della resistenza palestinese. Ancora più grave è la situazione nel nord. Secondo dati israeliani 85 mila coloni sono fuggiti a causa dei razzi e missili teleguidati, lanciati da Hezbollah. Sia le formazioni militari yemenite che irachene riescono a raggiungere e colpire obiettivi in Israele. Israele ha fatto, dal 1948, guerre in casa d'altri ma oggi la guerra è arrivata a casa sua. Lo stato Ebraico non è più invincibile, poche migliaia di combattenti espongono la sua sicurezza a reali pericoli.

La guerra contro Gaza ha realizzato gli obiettivi di Netanyahu? Assolutamente no. Tutti gli ostaggi non sono stati liberati.

I palestinesi, malgrado tutta la loro tragedia, sono rimasti a resistere e morire a Gaza. La resistenza palestinese entra anche in Cisgiordania.

Anche il terzo obiettivo israeliano di distruggere Hamas è fallito. Oggi Israele è costretto trattare proprio con la resistenza al Kassam, braccio armato di Hamas .

A tutto questo aggiungiamo che, agli occhi del mondo, Israele non è più uno Stato vittima ma criminale e i suoi leader, considerati criminali, sono ricercati dalla giustizia internazionale.

Riassumendo.

È più che evidente che Israele non è in grado di raggiungere i suoi obiettivi di guerra, né trasferendo i palestinesi in Egitto o altrove né riprendendo il controllo su parti della Striscia di Gaza con l’obiettivo di compiere una pulizia etnica o addirittura prenderne il controllo militare. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite parlava dell’unità geografica tra la Cisgiordania e la Striscia di Gaza e della soluzione dei due Stati, e la cosa più importante è non violare i confini della Striscia di Gaza.

Sembra che i negoziati siano attualmente giunti a un punto morto, con la resistenza che mantiene fermamente la sua posizione e con il governo Netanyahu che non ammorbidisce la propria. In ogni caso, sembra che la pressione americana, che è stata intensa, abbia lasciato il posto ad una sorta di speranza in attesa di sviluppi.

Le Formazioni palestinedi a Gaza attualmente sentono una sorta di posizione rafforzata. Da un lato infatti, è riuscita a stremare il nemico con operazioni quotidiane di successo, dall'altro ciò rappresenta la posizione pressante di Hezbollah nel respingere qualsiasi discussione su una soluzione in Libano prima di fermare la guerra.

Per quanto riguarda Israele, infine, sta vivendo un vero dilemma. Da un lato, non è in grado di recuperare i suoi prigionieri con mezzi militari, come hanno affermato la maggior parte dei comandanti dell'esercito, da ultimo il portavoce dell'esercito, e la pressione militare è giunta al termine con l'occupazione di Rafah. L'occupazione di Rafah ha dimostrato che la teoria della pressione militare per facilitare il recupero dei prigionieri è fallita.

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