La facciata alta 39 metri del Tesoro di Petra - Foto di Sergio Pessolano
Patrizia Boi (Assadakah News) - Petra, conosciuta in arabo come al-Bitrāʾ (البتراء) e derivante dal termine greco Πέτρα, che significa "roccia", è uno straordinario sito archeologico situato nel sud della Giordania, circa 250 chilometri a sud di Amman. Questa antica città, costruita circa 2000 anni fa, sorge in una conca tra le montagne a est del Wadi Araba, un'ampia valle che collega il Mar Morto al Golfo di Aqaba sul Mar Rosso.
In epoca semitica, era chiamata Reqem o Raqmu, traducibile come "la Variopinta", un nome che appare anche nei manoscritti di Qumran. Petra nacque come insediamento degli Edomiti, abitata cioè dai nomadi razziatori discendenti ebrei di Esaù, per poi diventare la capitale dei Nabatei, un popolo raffinato e intraprendente, noto per il suo spirito guerriero e le capacità commerciali.
Petra, è una delle più celebri meraviglie archeologiche del mondo e un importante sito del Patrimonio mondiale dell'UNESCO. La città, conosciuta anche come la "Città Rosa" per via del colore delle sue rocce, è stata scolpita nelle montagne di arenaria e ha una storia affascinante che risale a più di 2000 anni fa.
Essa fu fondata come città nel IV secolo a.C. dai Nabatei, un popolo arabo seminomade, che la resero capitale del loro regno. La posizione strategica tra le rotte commerciali che collegavano Arabia, Egitto e Siria favorì il suo sviluppo come centro economico.
I Nabatei erano un popolo indomito che dominava il deserto con la forza dell’ingegno e la libertà come stendardo. Erano guerrieri fieri e commercianti abili, capaci di trasformare la desolazione in prosperità. Diodoro Siculo li descrive come signori dell'Arabia, senza legami con la terra coltivata, senza il lusso del vino o case stabili, ma pastori e mercanti che portavano attraverso le sabbie l’aroma degli incensi dall'Arabia Felix, lo Yemen, e il prezioso bitume del Mar Morto destinato alle terre d'Egitto.
Il loro regno non aveva mura, ma confini tracciati dalla natura stessa: terre aride e inospitali che custodivano il loro spirito libero. Nonostante la scarsità d'acqua nella regione semidesertica di Petra, i Nabatei svilupparono un sofisticato sistema idrico che raccoglieva e distribuiva l'acqua piovana e di sorgente su un'area di 92 km².
Questo sistema includeva cisterne sotterranee, canali scavati nella roccia, tubi in ceramica e un acquedotto che garantivano circa 40 milioni di litri d'acqua al giorno, trasformando Petra in un'oasi artificiale. Paragonato ai sistemi romani, era tecnologicamente avanzato e sufficiente per le necessità della città.
La loro estesa rete di scambi collegava la parte meridionale della Penisola Arabica con le coste del Mediterraneo, facendo di Petra un nodo cruciale per il commercio antico. Infatti prosperò grazie al commercio di incenso, spezie e altre merci, diventando un hub per la cultura e il commercio.
Con la conquista romana nel 106 d.C., Petra fu incorporata nella provincia romana dell'Arabia Petrea. Tuttavia, la città iniziò a declinare con lo spostamento delle rotte commerciali.
Durante l'assedio romano, l'acquedotto fu tagliato, causando il declino della città. Sebbene Petra sia oggi un sito turistico di grande interesse, il sistema idrico non è stato ripristinato, a differenza delle oasi create dai Romani in Africa. Si ipotizza che, con l'avvento islamico, molte infrastrutture idriche vennero abbandonate, facilitando il controllo di popolazioni impoverite.
Petra fu ulteriormente danneggiata da terremoti nel IV e VI secolo d.C., che distrussero gran parte delle sue infrastrutture idriche e degli edifici.
Insomma, anche i regni più forti soccombono al tempo. Con il declino dei commerci e le calamità naturali, la città di Petra, cuore pulsante di questa civiltà, si svuotò lentamente intorno all’VIII secolo. Divenne un luogo silente, un eco di grandezza sepolto tra le montagne. Per secoli, fu solo un rifugio per famiglie beduine, un sussurro del passato dimenticato. Fu solo con l’epoca moderna che Petra riemerse dalla sua lunga quiete, rivelando al mondo i segreti di un popolo che aveva domato il deserto e lasciato nella roccia il segno della sua esistenza.
Dopo i vari terremoti, inoltre, i nomadi, spaventati per le conseguenze dei movimenti tellurici, cominciarono a considerare la città come un luogo infestato da spiriti maligni. L'arco di pietra situato all'ingresso della gola rocciosa, crollato nel 1896, era noto come "Il ponte del diavolo". Questo nome riflette una tradizione diffusa nei territori cristiani, dove molti ponti venivano attribuiti al diavolo. La credenza si legava anche alla decadenza dell'arte costruttiva: le opere del passato, ormai incomprese o inimitabili, erano spesso viste con sospetto e associate a forze oscure.
Durante il periodo bizantino, alcune strutture erano state convertite in chiese, ma Petra fu progressivamente abbandonata e dimenticata fino alla sua riscoperta nel 1812 da parte dell’esploratore e orientalista svizzero Johann Ludwig Burckhardt (1784-1817).
Un mappa esplicativa della ricchezza archeologica della Città di Petra con i monumenti più significativi (immagine dal sito romanoimpero)
La sua passione per i viaggi lo portò a unirsi all'Associazione per l'Africa di Londra, che finanziava esplorazioni per mappare territori sconosciuti.
Durante i suoi viaggi in Medio Oriente, Burckhardt adottò il nome e l'identità di Sheikh Ibrahim Ibn Abdallah per guadagnare la fiducia delle popolazioni locali e viaggiare in sicurezza.
Nel 1812, mentre era in viaggio da Damasco al Cairo, sentì parlare di una città antica nascosta nelle montagne della Giordania. Con il pretesto di voler sacrificare una capra, convinse le guide locali a condurlo nel sito. Qui, rimase affascinato dalle maestose strutture scolpite nella roccia, come il Tesoro (Al-Khazneh), e documentò accuratamente le sue osservazioni.
I Nabatei veneravano divinità preislamiche arabe e alcuni loro re deificati. La principale divinità maschile era Dushara, che sostituì una triade femminile più antica: Al-'Uzza, Allat e Manat. Statue scolpite nella roccia rappresentano queste divinità, che mantennero comunque un ruolo importante.
Al-'Uzza era associata a sorgenti e alberi sacri, venerata nell'oasi di Nakhla. Considerata simbolo di bellezza, il suo culto proteggeva chi vi trovava rifugio.
Manat, rappresentata da un masso di pietra bianca, incarnava il Destino. Il suo santuario, presso Medina, fu distrutto da Maometto nel 630 d.C., e il suo tesoro razziato.
Allat era la dea della guerra e degli inferi, identificata con Atena, Afrodite e altre dee del Vicino Oriente. A Palmira era associata al leone come animale sacro e al culto non cruento, come dimostra un'iscrizione che condannava il sangue nei templi.
Questi culti, ricchi di simbolismo, riflettevano il profondo legame dei Nabatei con la natura e il sacro.
Petra e la sua straordinaria architettura scolpita nella roccia
1) Il Tesoro di Petra
Conosciuto come Al-Khazneh, rappresenta il simbolo stesso della città scolpita nella roccia, un capolavoro unico e intriso di mistero. Costruito nel I secolo d.C., questo imponente monumento fu ricavato dalla roccia arenaria, una pietra dalle sfumature mutevoli che vanno dal rosa intenso al giallo dorato, che conferisce al sito un fascino senza tempo. La facciata, alta circa 39 metri e larga 25, domina il paesaggio e cattura lo sguardo con la sua maestosità e ricchezza di dettagli.
Il nome Al-Khazneh deriva dalla leggenda secondo cui l’urna posta al centro della sommità del monumento custodirebbe un tesoro nascosto. Si dice che i beduini, affascinati da questa storia, abbiano sparato all’urna per tentare di aprirla, lasciando segni ancora visibili sulla superficie. Tuttavia, il vero valore del Tesoro non risiede in un immaginario bottino, ma nella sua magnificenza architettonica e nella sua storia millenaria.
Sebbene il nome evochi ricchezze materiali, la funzione originale del Tesoro era principalmente funeraria. Gli studiosi ritengono che sia stato costruito come tomba reale, probabilmente per il re nabateo Areta III (86-62 a.C.), uno dei sovrani più importanti del regno nabateo. Oltre alla sua funzione sepolcrale, si ipotizza che la struttura abbia ospitato anche cerimonie religiose, rendendola un luogo di grande rilevanza spirituale.
La struttura è costituita da due ordini di colonne distinti.
L'ordine inferiore richiama la facciata di un tempio: presenta quattro colonne, una trabeazione e un frontone basso. Al centro del timpano è scolpita una testa di Gorgone circondata da motivi vegetali, mentre agli estremi si trovano gli acroteri. Due colonne laterali, addossate alla parete rocciosa, prolungano la trabeazione formando una rientranza. Nei pannelli laterali si trovano raffigurazioni di cavalli con figure umane, identificate come i Dioscuri.
L'ordine superiore poggia su un podio, che consente il prolungamento del frontone inferiore. Qui le colonne creano due avancorpi laterali, mentre al centro si arretrano verso il fondo, delineando un finto porticato che racchiude uno spazio centrale.
La decorazione del Tesoro è un tripudio di figure mitologiche e motivi ispirati all’arte ellenistica, segno dell’influenza culturale del Mediterraneo sull’architettura nabatea. Tra gli elementi distintivi si notano le colonne corinzie, le nicchie scolpite e le raffigurazioni di divinità come Iside, simbolo di fertilità e protezione. Il miscuglio di stili orientali e greco-romani riflette l’abilità dei Nabatei nel fondere tradizioni locali con influenze esterne, creando un’opera che trascende le epoche.
La facciata del Tesoro, con il suo gioco di luci e ombre che cambiano durante il giorno, appare viva e in movimento. La roccia arenaria, erosa dal tempo, aggiunge un tocco di fragilità alla sua imponenza, rendendo Al-Khazneh non solo un simbolo di Petra, ma anche un tributo eterno alla creatività e all'ingegno umano. Oggi, continua ad attrarre visitatori da tutto il mondo, incantandoli con il suo mistero e la sua storia, lasciando che l’eco del passato riecheggi tra le antiche pareti scolpite nella pietra.
Petra, il Monastero (Ad-Deir), massiccia struttura scavata nella roccia, raggiungibile tramite una lunga scalinata - Foto di Sergio Pessolano
2) Il Monastero (Ad-Deir) di Petra
Si tratta di una delle strutture più imponenti e riconoscibili del sito archeologico, scolpita nella roccia arenaria con una facciata monumentale alta circa 48 metri e larga 47 metri. Costruito probabilmente nel I secolo d.C. come tomba o tempio nabateo, il suo nome attuale deriva dall'uso successivo in epoca bizantina, quando fu convertito in una chiesa.
La sua Architettura è costituita da una lunga Scalinata di accesso composta da circa 800 gradini scavati nella roccia, un percorso che offre una vista panoramica sui dintorni e sulle montagne circostanti.
La Facciata monumentale, simile a quella del Tesoro, ma meno decorata, presenta due ordini architettonici. Il livello inferiore include un portale monumentale, mentre il superiore è dominato da una grande urna centrale.
Per quanto concerne la sua Funzione, si ritiene che fosse dedicato a cerimonie religiose o funebri. Gli studiosi ipotizzano che fosse associato a un culto divino, ma non esistono testimonianze scritte che confermino con certezza il suo utilizzo originario.
Come il resto delle strutture di Petra, il Monastero è scolpito nell'arenaria locale, caratterizzata da tonalità che variano dal rosa al giallo a seconda della luce e dell'ora del giorno.
Il Monastero è uno dei punti più visitati di Petra grazie alla sua imponenza e alla spettacolarità del percorso per raggiungerlo. Per i visitatori, è spesso un simbolo della maestria ingegneristica e artistica dei Nabatei.
Petra, il Monastero (Ad-Deir), due immense colonne - Foto di Sergio Pessolano
3) Il Siq, l’imponente ingresso naturale di Petra
Questo lungo canyon sinuoso rappresenta una delle caratteristiche più spettacolari del sito archeologico, che si snoda per circa 1,5 chilometri tra pareti di arenaria alte fino a 200 metri e che in certi punti diventa una stretta gola di poco più di 2 m.
Si tratta di una faglia geologica naturale, originata da forze tettoniche e modellata dall'erosione dell'acqua. Tuttavia, non sembra sia stato utilizzato come ingresso principale per le carovane dirette alla città di Petra. Le imponenti pareti che lo delimitano raggiungono un'altezza compresa tra 91 e 182 metri.
Questo passaggio non era solo un collegamento pratico, ma rappresentava anche un’introduzione scenografica alla città dei Nabatei, creando un’atmosfera di mistero e anticipazione che culmina nella spettacolare visione del Tesoro (Al-Khazneh).
Il Siq fungeva anche da barriera naturale e da sistema idraulico avanzato, infatti lungo le sue pareti si trovano ancora evidenti canalizzazioni per l’acqua e tubature in terracotta, utilizzate per convogliare e distribuire le risorse idriche. Questo sistema riflette l’ingegnosità dei Nabatei, che sapevano adattarsi al clima arido, raccogliendo e immagazzinando ogni goccia di pioggia.
In epoca nabatea, il Siq era ulteriormente impreziosito da un arco monumentale, che si trovava all’imbocco del canyon e fungeva da ingresso simbolico e celebrativo alla città. Sebbene oggi di quell’arco rimangano solo tracce, la sua esistenza è testimoniata da disegni e descrizioni storiche. A protezione della città dalle frequenti inondazioni, i Nabatei avevano costruito una diga all’imbocco del Siq, ancora parzialmente visibile. Questa struttura deviava l’acqua piovana in eccesso, proteggendo non solo il passaggio ma anche gli edifici della città.
Lungo il Siq si trovano numerosi rilievi scolpiti nella roccia, che includono rappresentazioni di divinità nabatee e simboli religiosi. Tra questi, spiccano le raffigurazioni legate a Dushara, il dio principale del pantheon nabateo, e a figure protettrici come i cammelli e le carovane, emblemi della vocazione commerciale del popolo nabateo. Questi dettagli decorativi avevano probabilmente una funzione rituale e celebrativa, accompagnando i visitatori nel loro percorso verso il cuore della città.
Lungo il Siq vi è un certo numero di locali sotterranei la cui funzione non è chiara, né tombe né abitazioni, forse sono i rifugi delle guardie che difendevano l'ingresso principale di Petra.
Il Siq è quindi un viaggio simbolico verso il cuore spirituale e culturale di Petra. La sua conformazione naturale, combinata con gli interventi umani, riflette la perfetta integrazione tra natura e architettura che caratterizza l’intero sito. Ancora oggi, attraversare il Siq è un’esperienza straordinaria, una sorta di pellegrinaggio che conduce al Tesoro e al mondo nascosto della città nabatea, evocando lo stesso stupore che dovevano provare i viaggiatori di duemila anni fa.
Il Siq, un lungo e stretto canyon di circa 1,5 km con pareti alte fino a 200 metri - Foto di Sergio Pessolano
4) Il Teatro di Petra
Una delle strutture più suggestive della città nabatea, venne costruito intorno al I secolo d.C. dai Nabatei e successivamente ampliato dai Romani dopo la conquista della città nel 106 d.C..
Originariamente progettato per ospitare circa 3.000 spettatori, ma la sua capacità fu aumentata dai Romani fino a circa 8.000 posti, rendendolo uno dei teatri più grandi della regione.
Il Teatro di Petra, vista complessiva dove è evidente l'ampiezza e la magnificenza - Foto di Sergio Pessolano
Dal punto di vista Architettonico lo caratterizza il suggestivo Scavo nella roccia, infatti l'intero teatro, incluse le gradinate e parte dell'orchestra, è stato scavato direttamente nella roccia arenaria rosa, tipica di Petra. Questa tecnica come già evidenziato rispecchia la maestria dei Nabatei nell'utilizzo del materiale locale.
Il Teatro di Petra, particolare della sontuosa Scena - Foto di Sergio Pessolano
Anche l'Orchestra era scavata nella roccia, mentre la scena era un'aggiunta costruita con elementi decorativi romani, come colonne e fregi marmorei.
Per ampliare il teatro, i Romani fecero delle modifiche, distrussero alcune tombe nabatee preesistenti, un segno della loro inclinazione a privilegiare gli spazi pubblici per l'intrattenimento rispetto alle funzioni funerarie.
Il teatro aveva una sua Funzione: serviva per spettacoli drammatici, eventi pubblici e probabilmente celebrazioni religiose. La sua posizione, vicino alla Strada delle Facciate e al centro della città, lo rendeva accessibile e simbolicamente importante.
Oggi il teatro di Petra è uno dei punti di attrazione del sito archeologico. La sua struttura, pur parzialmente danneggiata dal tempo e dagli eventi naturali, rimane un simbolo del connubio tra le culture nabatea e romana.
Il Teatro di Petra vista sull'Orchestra con le immense gradinate, di sbieco la Scena laterale destra - Foto di Sergio Pessolano
5) La Strada delle Colonne
Nota anche come Colonnaded Street, questa strada è un'altra delle principali attrazioni archeologiche di Petra. Si tratta di una via lunga circa 800 metri, pavimentata con grandi lastroni di pietra, che si estende dal Tempio di Dushara, nel settore meridionale, fino alla Tomba degli Obelischi e alla Tomba di Seta, nel cuore della città antica.
La strada colonnata di Petra dove sono evidenti i capitelli corinzi e le lastre di pietra del pavimento - Foto di Sergio Pessolano
La strada è fiancheggiata da una serie di colonne corinzie, alcune delle quali ancora in piedi, altre in rovina, che creano una vista suggestiva e maestosa.
La sua funzione principale era quella di servire come arteria principale della città, attraverso la quale i cittadini si spostavano tra i vari quartieri e templi. Oltre a essere un'importante via di comunicazione, la Strada delle Colonne aveva anche una valenza simbolica, rappresentando il potere e la ricchezza della città nabatea.
Il pavimento in pietra è ancora ben conservato in molte aree e i visitatori possono camminare lungo la strada ammirando le imponenti colonne che un tempo sostenevano portici e facciate ornamentali.
La strada colonnata di Petra dove sono evidenti i capitelli corinzi e le lastre di pietra del pavimento - Foto di Sergio Pessolano
La via termina con un'area che ospita la Tomba dei Monumenti e le Tombe Reali, creando un collegamento tra i diversi complessi funerari e templi di Petra.
Questa strada è un esempio notevole dell'architettura nabatea, che fondeva influenze greche, romane e orientali, ed è uno dei luoghi più emblematici per comprendere l'antica grandezza della città.
6) Le Tombe Reali di Petra
Esse sono uno dei luoghi più suggestivi e importanti dell'antica città nabatea. Situate sulla collina di Jabal al-Khubtha, proprio sopra la Strada delle Colonne, queste tombe sono una serie di monumenti funerari spettacolari, scavati nella roccia, che testimoniano la grandezza e la ricchezza della civiltà nabatea.
Sebbene il nome "Tombe Reali" possa far pensare a tombe di sovrani, in realtà queste tombe appartenevano a personaggi di alto rango della società nabatea, forse aristocratici, mercanti di successo e dignitari.
Le Tombe Reali di Petra comprendono quattro tombe principali, ognuna delle quali si distingue per stile e dimensioni. Ecco una panoramica delle tombe più note:
La Tomba dei Corinzi (Tomba Corinzia), è la tomba più grande e imponente di Petra e una delle più riconoscibili grazie alla sua facciata maestosa, alta circa 24 metri. Il suo nome deriva dalle colonne corinzie che decorano la parte superiore della facciata.
La tomba è composta da una serie di stanze interne scavate nella roccia. La facciata presenta un'imponente architettura, con nicchie e colonne, che dimostrano l'influenza della tradizione architettonica greca e romana.
Nonostante l'interno della tomba non sia stato completamente esplorato, si ritiene che fosse destinata a ospitare il corpo di un nobile o di un re.
La Tomba di Urn (Tomba delle Urne), prende il nome dalle grandi urne funerarie scolpite sulla sua facciata. È meno imponente della Tomba Corinzia ma comunque molto suggestiva.
La facciata è decorata con urne funerarie, simbolo del culto dei morti e della preparazione al viaggio nell'aldilà. La tomba si sviluppa principalmente su più livelli, e il suo interno presenta alcune stanze di sepoltura che potrebbero appartenere ad una famiglia nobile di Petra.
La Tomba di Seta è una delle più impressionanti, famosa per il suo stile semplice e monumentale. La sua facciata è adornata da sette nicchie, che le danno il suo nome.
La tomba ha una pianta simile a quella della Tomba dei Corinzi, ma più sobria nella decorazione. Gli archeologi ritengono che questa tomba fosse destinata a un personaggio importante, ma non necessariamente un sovrano.
La tomba è una testimonianza della maestria dei Nabatei nell'intaglio della roccia e nella creazione di facciate monumentali.
La Tomba di Al-Madhbah (Tomba dei Sacrifici), si distingue per la sua forma particolare, che ricorda un altare. Si trova in una posizione strategica con vista sulla città e si ritiene fosse un luogo dedicato a cerimonie rituali o sacrifici, oltre ad essere una sepoltura.
Anche se il suo utilizzo primario come tomba è discutibile, la struttura è comunque importante per comprendere la spiritualità e le pratiche funerarie dei Nabatei.
Tomba Reale Corinzia o del Palazzo a Petra (immagine dal sito romanoimpero)
Queste tombe presentano alcune caratteristiche comuni:
Architettura scultorea, sono un esempio eccezionale di architettura scavata nella roccia. Le facciate sono scolpite direttamente nella parete rocciosa, con decorazioni elaborate che riflettono una fusione di influenze locali, greche e romane.
Simbolismo funerario, nel senso che le decorazioni, come urne funerarie, nicchie e colonne, avevano un forte significato simbolico, legato alla morte e al passaggio nell'aldilà. Le urne rappresentano il culto del defunto e l'idea della conservazione delle ceneri.
Complessità interna, non sono solo facciate monumentali, ma presentano anche stanze interne che servivano per ospitare i corpi e, in alcuni casi, per pratiche rituali. Le tombe erano spesso dotate di nicchie, che potevano contenere oggetti di valore o immagini religiose.
Le Tombe Reali di Petra non erano solo luoghi di sepoltura, ma anche simboli di potere, ricchezza e religiosità. Essendo scolpite nella roccia e progettate per durare nel tempo, queste tombe riflettono la volontà dei Nabatei di creare monumenti che potessero resistere alla prova del tempo e garantire l'immortalità dei defunti.
Inoltre, queste tombe erano parte integrante della cultura funeraria nabatea, che credeva che la morte fosse solo una transizione a un'altra vita. La maestosità di queste tombe, con le loro facciate scolpite e gli interni ricchi di simbolismo, rifletteva anche la visione nabatea della vita dopo la morte come un viaggio verso un regno divino.
Le Tombe Reali sono, dunque, non solo un’importante testimonianza architettonica e artistica, ma anche un simbolo del potere e della spiritualità della civiltà nabatea, che ha lasciato un'impronta indelebile sulla storia del Medio Oriente.
7) La Strada delle Facciate
Questo è un altro suggestivo itinerario di Petra, situato subito dopo l'uscita dal famoso Siq, il lungo e stretto passaggio roccioso che introduce i visitatori alla città antica.
Questa strada, che si sviluppa lungo un tratto pianeggiante, è fiancheggiata da numerose tombe e case scavate nella roccia, più di 40 tombe e abitazioni scolpite direttamente nella roccia. Queste strutture funerarie e residenziali hanno facciate che mostrano l'influenza delle tradizioni architettoniche nabatee, ma anche di altre culture del Medio Oriente, come quella assira.
Molti degli elementi architettonici lungo la Strada delle Facciate ricordano lo stile assiro, con facciate monumentali, colonne e decorazioni che sembrano ispirarsi a tradizioni architettoniche più antiche. L'uso di colonne corinzie e l'adozione di strutture solitamente usate nelle tombe reali o nei templi mostra l'intenzione di rendere questi edifici imponenti e solenni. L'influenza assira potrebbe derivare dal fatto che Petra, come altre città nabatee, era un crocevia commerciale e culturale, che assorbiva le influenze delle diverse civiltà con cui entrava in contatto.
Una delle tombe lungo questa strada è caratterizzata da una camera funeraria al piano superiore. Questo tipo di sepoltura era una caratteristica insolita, ma riflette l'evoluzione delle pratiche funerarie dei Nabatei, che cercavano di distinguere le tombe dei nobili o delle persone di alto rango da quelle più comuni. La camera superiore potrebbe essere stata destinata a ospitare il corpo del defunto o i suoi resti, ed era probabilmente una zona simbolica separata dal resto della tomba, come indicato dalla sua posizione sopraelevata.
Un'altra tomba lungo la Strada delle Facciate è sormontata da una struttura simile a uno ziggurat, una piramide a gradoni tipica dell'architettura mesopotamica. Sebbene i Nabatei non costruissero ziggurat nel senso stretto del termine, questa struttura è un chiaro richiamo a quell'elemento architettonico, un simbolo di potere e religiosità.
La Strada delle Facciate aveva la funzione di essere uno dei principali passaggi verso il cuore della città di Petra in quanto collegava il Siq alle aree più centrali, dove si trovano il Teatro di Petra e il Monastero.
La Strada delle Facciate, non era solo una via di transito, ma anche un percorso simbolico, fiancheggiato da tombe e strutture che rappresentavano il potere, la religiosità e la ricchezza dei Nabatei. L'uso di stili architettonici derivati da altre culture, come quella assira e mesopotamica, dimostra l'abilità dei Nabatei nell'assorbire e adattare elementi esterni per creare uno stile unico, che rifletteva la loro posizione di intermediari culturali e commerciali. Le tombe e le case che costeggiano questa strada sono una testimonianza del prestigio e della sofisticazione della città, e continuano ad essere uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi di Petra.
L’Altura del Sacrificio (Al-Madbah), sulla cima del Jebel Madbah, Petra (foto dal Web)
8) L’Altura del Sacrificio (Al-Madbah
In realtà più che una tomba come suddetto, questo è un importante sito rituale situato sulla cima del Jebel Madbah, una collina che si erge sopra Petra. Questo complesso è di grande rilevanza per la comprensione delle pratiche religiose e funerarie dei Nabatei, e si distingue per la sua architettura e il suo simbolismo.
La sommità della montagna ospita un ampio spazio rettangolare, l'Altare, che secondo lo storico francese Maurice Sartre, era stato scavato nella roccia in modo da creare delle "panchine" naturali sui fianchi. Al centro di un lato lungo di questa spianata si trova un podio naturale, detto "motab", dove probabilmente venivano collocate le pietre sacre degli dei.
Al centro del sito, scolpito nella roccia, giganteggia l'Altare Circolare utilizzato per i sacrifici rituali, che facevano parte delle cerimonie religiose nabatee. Il sacrificio animale, in particolare di capre o altri animali, era spesso eseguito per onorare le divinità e accompagnare i defunti nel loro viaggio verso l'aldilà.
Questa pietra circolare è perfettamente progettata per il deflusso del sangue intorno all'altare stesso, con canali scolpiti nella roccia per deviare il sangue degli animali sacrificati in modo da mantenere il sito pulito e simboleggiare il flusso di energia vitale verso gli dei. Il sangue che fluiva attraverso i canali era visto come un'offerta agli dei, un atto di purificazione e connessione tra il mondo terreno e quello divino.
La forma simmetrica dell'altare circolare e il posizionamento lo rende un luogo di grande potere rituale.
Altare Circolare rituale situato al centro dell’Altura del Sacrificio (Al-Madbah), sulla cima del Jebel Madbah, Petra (foto dal Web)
Nel sito troviamo altre opere di ingegneria idraulica come Cisterne alimentate dalle acque piovane e utilizzate per le abluzioni rituali e per la purificazione durante le cerimonie.
L'ingresso rituale al sito è segnato da Due Obelischi scolpiti nella roccia, simili a quelli che si trovano in altre aree di Petra, simboli di potere e divinità. La loro funzione era probabilmente quella di segnare il confine sacro, rendendo il sito un luogo di particolare significato spirituale.
Gli obelischi erano anche oggetti decorativi, ma il loro scopo principale era religioso. Essi rappresentavano la connessione tra il mondo fisico e il mondo spirituale, e la loro posizione all'ingresso del sito enfatizzava l'importanza del rito che vi veniva celebrato.
L'Altura del Sacrificio si trova in una posizione panoramica, che domina gran parte di Petra e offre una vista straordinaria sulla città. Questa collocazione aveva una valenza simbolica: il sacrificio, essendo un atto di comunione con gli dei, veniva compiuto in un luogo elevato, lontano dalla quotidianità, per avvicinarsi alla sfera divina. Il luogo era anche un punto di riferimento per i pellegrini e i visitatori di Petra, che si recavano lì per compiere sacrifici in onore delle divinità nabatee o per partecipare a eventi religiosi.
La posizione sopraelevata permetteva inoltre di controllare i flussi di persone e di cerimonie, creando un ambiente adatto alla realizzazione di riti solennizzati, il sacrificio era infatti un mezzo per propiziarsi le divinità e assicurare protezione e prosperità, cruciale per mantenere l'armonia tra l'uomo e le forze divine.
La scala di roccia, per accedere alla cima di Jebel al-Madhbah, si snoda lungo la montagna, unendo simbolicamente il mondo terreno con quello celeste.
Una delle teorie affascinanti che circondano il Jebel al-Madhbah è che alcuni studiosi, a partire da Ditlef Nielsen nel 1927, lo abbiano identificato come il Monte Sinai biblico, il luogo in cui Mosè ricevette le Tavole della Legge.
Sebbene non ci siano prove dirette che confermino questa teoria, la vicinanza di Jebel al-Madhbah alla Valle di Mosè, conosciuta come Wadi Musa, e la presenza della Fonte di Mosè (Ain Musa), che secondo la tradizione musulmana potrebbe corrispondere a Meribah, un luogo biblico connesso a uno degli episodi più noti del Libro dell'Esodo della Bibbia, dove Mosè colpì una roccia con il suo bastone e fece uscire l'acqua per dissetare gli Israeliti nel deserto, potrebbe avvalorare questa ipotesi.
8) Il Tempio di Dushara
Noto anche come Qasr al-Bint, uno dei monumenti più imponenti e meglio conservati di Petra, è dedicato a Dushara, la divinità principale del pantheon nabateo, associata al culto delle montagne e alla protezione della città.
Si trova all'estremità occidentale della strada colonnata di Petra, in una posizione prominente rispetto al resto della città. Costruito in blocchi di arenaria rosa, il tempio riflette la maestria architettonica dei Nabatei, che combinavano influenze ellenistiche e locali.
Si tratta di un edificio rettangolare con una base monumentale, largo circa 23 metri e lungo 33 metri che presenta un portico con colonne corinzie e un ampio cortile antistante. La cella interna (o sancta sanctorum) ospitava probabilmente una statua o un simbolo di Dushara.
Il Tempio di Dushara è uno dei pochi edifici a Petra che ha resistito al tempo, anche grazie alle sue fondamenta solide e all'uso di materiali di alta qualità. Parte delle decorazioni originali e delle colonne sono andate perdute, ma la struttura principale è ancora in piedi. Rappresenta un esempio significativo della fusione tra l'architettura ellenistica e le tradizioni religiose nabatee. La monumentalità del tempio testimonia il potere economico e spirituale dei Nabatei durante il I secolo a.C. e il I secolo d.C.
9) Le Case del Djinn
Subito dopo l’ingresso, si incontrano tre imponenti e semplici strutture note come le Case del Djinn o Case dello Spirito, il cui nome deriva dalla radice del termine "genio". Questi edifici, costruiti dai Nabatei nel I secolo d.C., sorgono lungo il sentiero, ma la loro funzione rimane incerta.
Potrebbero essere state tombe, monumenti funerari o forse luoghi dedicati al culto dell’acqua e della fertilità. Tuttavia, l'assenza di manufatti al loro interno rende difficile determinarne con precisione l’uso originario.
10) La Chiesa di Petra
L’edificio, originariamente di epoca nabatea, era probabilmente un tempio pagano. Lo testimonia uno splendido mosaico policromo raffigurante la dea Atargatis, simbolo di fertilità e abbondanza. La dea è rappresentata con una palma e un’altra pianta, emblemi della fecondità, e con un seno nudo, evocando l’immagine della Madre Natura che nutre tutte le creature.
Intorno al 530 d.C., i bizantini rimaneggiarono e ampliarono l’edificio, trasformandolo in una chiesa, oggi nota anche come Chiesa Bizantina. Attualmente in fase di restauro, conserva pavimenti a mosaico bizantini in ottimo stato di conservazione, e si ipotizza che anche le pareti fossero un tempo ricoperte di mosaici.
Ciò che colpisce maggiormente, però, è la presenza di mosaici di epoca romana, con soggetti dichiaratamente pagani, che convivono accanto alle raffigurazioni cristiane, come la velata immagine della Madonna. L’accostamento tra la figura di Atargatis e quella della Vergine offre uno spaccato unico della transizione culturale e religiosa dell’epoca.
In Conclusione
L'architettura di Petra è un'armoniosa fusione di stili nabatei, ellenistici e romani. Gli edifici sono scolpiti direttamente nell'arenaria, un materiale facilmente lavorabile ma anche soggetto all'erosione. I Nabatei svilupparono tecniche innovative per sfruttare le risorse locali, combinando scultura e ingegneria e costruirono un sofisticato sistema idrico.
Oggi, Petra è uno dei siti turistici più visitati al mondo. Tuttavia, è minacciata dall'erosione naturale, dall'attività umana e dai cambiamenti climatici. Per preservare il sito, sono stati avviati progetti di conservazione e monitoraggio.
Per maggiori dettagli consultare il sito: romanoimpero
Altre Fonti: Luxor Travel Packages; Wikipedia, l'enciclopedia libera; Luxor Travel Packages:
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