top of page

Giordania - Mostra "Jordan: Dawn of Christianity" a Roma

Immagine del redattore: Patrizia BoiPatrizia Boi

Aggiornamento: 1 feb

La Ministra del turismo e delle antichità del Regno Hashemita di Giordania,  Sua Eccellenza Lina Annab
La Ministra del turismo e delle antichità del Regno Hashemita di Giordania, Sua Eccellenza Lina Annab

Patrizia Boi (Assadakah News) - Venerdì 31 gennaio 2025 è stata inaugurata al Palazzo della Cancelleria a Roma la mostra Giordania: alba del cristianesimo/Jordan: Dawn of Christianity che rimarrà in esposizione fino al 28 febbraio 2025 allo scopo di celebrare il Patrimonio Cristiano della Giordania a Roma. La mostra sarà aperta al pubblico con ingresso gratuito e prenotazione obbligatoria sul sito www.mostragiordania.com 


Al vernissage della Mostra, organizzata dal Ministero del Turismo e delle Antichità della Giordania in collaborazione con il Vaticano, sono intervenuti la Ministra del turismo e delle antichità del Regno Hashemita di Giordania, Sua Eccellenza Lina Annab, l’Ambasciatore del Regno Hashemita di Giordania in Italia, Sua Eccellenza Kais Abu Dayyeh, il segretario generale del Ministero del Turismo e delle Antichità della Giordania Dr. Fadi Balaawi, il direttore generale del Jordan Tourism Board Dr. Abed Alrazzq Arabiyat, e il direttore generale del Sito del Battesimo Dr. Rustom Mkhjian.



Riportiamo integralmente il Discorso di Sua Eccellenza Lina Annab all'inaugurazione della mostra perché vogliamo diffondere queste parole d'amore e di pace:

«Oggi è un giorno molto speciale. È il giorno che abbiamo atteso a lungo: l'inaugurazione della mostra Giordania, l'Alba del Cristianesimo.


Definisco questo progetto un "atto d’amore", perché tutto il team che ha lavorato a questa esposizione lo ha fatto con grande passione. Abbiamo lavorato duramente, ma ci siamo anche divertiti moltissimo nel realizzare questa mostra, ed è una gioia avervi qui con noi oggi per l’inaugurazione. Benvenuti!


Questa mostra è molto importante per noi per diversi motivi. Stiamo celebrando e mettendo in luce le origini e il patrimonio del Cristianesimo, nonché la duratura presenza cristiana in Giordania. Vogliamo mostrare la straordinaria ricchezza culturale del Cristianesimo.


Si tratta della prima mostra di questo genere, sia per le sue dimensioni che per i reperti esposti. Alcuni di questi oggetti vengono esposti per la prima volta al di fuori della Giordania. La definiamo "unica nel suo genere" proprio per l'eccezionalità del materiale presentato.


Abbiamo selezionato pezzi provenienti da 30 siti di straordinario valore storico in Giordania, alcuni dei quali sono Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, mentre altri sono siti di pellegrinaggio riconosciuti e approvati dal Vaticano. In Giordania ne abbiamo cinque, e in questa mostra ne presentiamo i reperti più significativi.


Il titolo della mostra, Giordania, l'Alba del Cristianesimo, riflette esattamente il messaggio che vogliamo trasmettere. Molte persone, quando pensano al Cristianesimo, non collegano immediatamente la sua storia al mondo arabo, alla Giordania o alla Palestina. Oppure lo fanno solo marginalmente. Con questa esposizione vogliamo invece ricordare al mondo che il Cristianesimo è nato proprio nella nostra regione. È in Giordania che Giovanni Battista battezzò Gesù Cristo, dando inizio alla diffusione del Cristianesimo nel mondo.

Immersione nel Cristianesimo primitivo attraverso immagini spettacolari
Immersione nel Cristianesimo primitivo attraverso immagini spettacolari

Il nostro messaggio è chiaro: la presenza cristiana in Giordania non è un fatto secondario, ma è parte integrante della nostra identità e della nostra società. Ci piace descrivere il nostro paese come un mosaico, un'opera d’arte meravigliosa, e possiamo essere completi solo se tutte le tessere di questo mosaico rimangono unite. Questo è il messaggio che abbiamo sempre voluto trasmettere al mondo.


Oggi in Giordania, cristiani e musulmani condividono la vita quotidiana, fianco a fianco. Questa è la nostra identità e ciò che vogliamo sempre mostrare al mondo. I cristiani giordani sono impegnati a preservare il loro patrimonio cristiano arabo, e vogliamo evidenziare anche questo attraverso la mostra. Musulmani e cristiani formano una società armoniosa che supera le differenze religiose e culturali. Questo è un aspetto fondamentale che vogliamo sottolineare e diffondere.


La Giordania è un paese di pace, un paese d’amore. Questo è il messaggio che Sua Maestà, il Re Abdullah, ha sempre condiviso. Sua Maestà ha sempre sottolineato che, anche se possiamo sembrare diversi, anche se possiamo appartenere a religioni diverse o parlare lingue diverse, ciò che ci unisce è molto più grande di ciò che ci divide. Vogliamo ricordare al mondo – e a noi stessi – che, soprattutto in questi tempi difficili, dobbiamo sempre preservare la nostra umanità, mantenere vivo l’amore e la pace, e diffonderli ovunque.


Questa mostra è importante anche per il luogo in cui ci troviamo: il Vaticano. Giordania e Vaticano hanno eccellenti relazioni diplomatiche. La Giordania è l'unico paese visitato da quattro Papi, a partire dal 1964 fino al 2014. Quest’anno celebriamo il 30° anniversario delle relazioni diplomatiche bilaterali e il 60° anniversario della prima visita di Sua Santità il Papa. Questa mostra è anche un modo per celebrare questi legami speciali.


Ancora una volta, vi invito a visitare la mostra, a godervi l’esperienza e a immaginare cosa significhi visitare realmente questi luoghi in Giordania. Come ho detto, questa esposizione è solo un piccolo assaggio di ciò che il nostro paese ha da offrire. Vi invitiamo a venire in Giordania, a scoprire la bellezza della nostra vita quotidiana, la sacralità e la spiritualità dei nostri luoghi, e la nostra ospitalità. Siamo un popolo accogliente, amiamo ricevere i nostri ospiti e non vediamo l’ora di darvi il benvenuto in Giordania.


Vi aspettiamo!


Grazie mille».



In coincidenza con l'Anno l’Anno Giubilare del Vaticano a tema Pellegrinaggio della Speranza, nonché il 60° anniversario della visita di Papa Paolo VI in Giordania nel 1964, dunque, l'esposizione intende celebrare i 30 anni di relazioni diplomatiche tra la Giordania e la Santa Sede.

La Conferenza Stampa di presentazione della Mostra ad Amman
La Conferenza Stampa di presentazione della Mostra ad Amman

Lo aveva spiegato anche il Nunzio Apostolico in Giordania, l'Arcivescovo Giovanni Pietro Dal Toso, intervenuto lo scorso 8 gennaio ad Amman in occasione della Conferenza stampa di presentazione della Mostra, sempre presieduta da S.E. Lina Annab, a cui ha partecipato anche il Direttore Generale del Jordan Tourism Board, Dr. Abed Al Razzaq Arabiyat.


Per un intero mese, l'Urbe avrà l'opportunità di ospitare un'esperienza immersiva che condurrà i visitatori in un viaggio attraverso 80 reperti di straordinario valore storico e culturale, in grado di tracciare l'evoluzione del Cristianesimo dalle sue origini fino all'epoca contemporanea.


Questi manufatti, accuratamente selezionati da 30 siti archeologici distribuiti in Giordania, sono presentati al pubblico internazionale per la prima volta. La collezione rappresenta un ponte significativo con le radici storiche del Cristianesimo in questa regione, offrendo un'opportunità unica per esplorare il ricco patrimonio spirituale e culturale che la Giordania custodisce.


La Giordania, terra di antichi miracoli e silenzi sacri, si stende come un ponte tra cielo e terra nel cuore della storia cristiana. Qui, tra le sue colline dorate e i deserti senza tempo, il vento porta ancora l’eco dei profeti e delle preghiere sussurrate sotto lo stesso cielo che un tempo testimoniò la nascita della fede.


È una culla di spiritualità, un santuario che abbraccia le orme di Elia, Mosè e Giovanni Battista, intrecciando storie di speranza e rivelazione. Sulle rive del fiume Giordano, le acque sacre riflettono la luce di un passato eterno, là dove Giovanni battezzò Gesù e il Cristianesimo mosse i suoi primi passi verso il mondo. La mostra offre un passaggio privilegiato verso il sacro passato di questa terra, includendo cinque siti di pellegrinaggio riconosciuti dal Vaticano:

Un messaggio di Pace
Un messaggio di Pace

Tel Mar Elias, luogo natale del Profeta Elia.


Nostra Signora della Montagna, santuario dedicato alla Vergine Maria.


Monte Nebo, dove si trova la tomba del Profeta Mosè.


Macheronte, teatro del martirio di Giovanni Battista.


Maghtas, sul fiume Giordano, sito del Battesimo di Gesù Cristo, dove Giovanni Battista battezzò Gesù, segnando l’inizio della Storia Cristiana.


Visitando la Mostra si entra in una dimensione di introspezione, accompagnati da un gioco di luci e musiche che conducono il visitatore attraverso un percorso ben definito e molto suggestivo, tra croci e monete, tra reliquie e collezioni di lapidi, tra gli spettacolari mosaici di Madaba e una miriade di luoghi straordinari: Ayala, Rehab, Petra, il Monte Nebo, Anjara, il Santuario del Profeta Elia, ecc.


Ogni oggetto è stato scelto ad arte, è stato collocato con coerenza, suscitando la curiosità del visitatore che può conoscere ogni dettaglio: cosa rappresenta l'oggetto, il suo codice di riferimento, la datazione, il materiale di cui è composto, le dimensioni esatte, il luogo in cui è stato scoperto, il museo di provenienza, una descrizione dettagliata dell'oggetto e del suo significato. Come dovrebbe essere una bella Mostra, e lo è, aggiungerei elegante, raffinata, spettacolare.


Si respira ordine e bellezza, niente è lasciato al caso, l'armonia regna sovrana, ogni particolare è permeato d'amore, come afferma Sua Eccellenza Lina Annab:


«Abbiamo lavorato con amore, uniti nell'amore, per questo lavoro, per la bellezza degli artefatti, per quello che stavamo realizzando, per la relazione che si è instaurata tra tutti noi, ognuno con suo ruolo, ognuno con la sua importanza, tutti ugualmente indispensabili».



Infatti, quando le abbiamo chiesto di indicarci qualche suo collaboratore fondamentale, ci ha risposto: «Tutti».


Questa Mostra è una sorta di missione per la Ministra e i suoi collaboratori, quella di far conoscere il Cristianesimo delle origini e attraverso di essa coronare un sogno di Pace:


«La presenza del cristianesimo in Giordania risale alle sue origini più antiche e profonde. Per questo motivo, il simbolo scelto per rappresentare l’esposizione non è la croce, bensì il pesce, segno distintivo dei primi cristiani.


Gli antichi cristiani trovarono rifugio in Giordania, una terra che, ancora oggi, è considerata un luogo di pace, armonia e accoglienza per coloro che sono in difficoltà. Così come allora, anche oggi la Giordania continua a essere un rifugio sicuro.


Nel VI secolo, il cristianesimo divenne particolarmente fiorente, ma sono presenti reperti risalenti anche a periodi precedenti. Tra questi, vi sono oggetti liturgici, croci e manufatti che raccontano la vita quotidiana di quei primi cristiani. Questa mostra rappresenta un'opportunità preziosa per comprendere come vivevano e quale fosse il loro mondo», spiega ancora la Ministra.



E prosegue esponendo lo scopo del progetto:


«Questa mostra è significativa perché evidenzia il ruolo della Giordania come luogo di pace nel Medio Oriente, dall'antichità fino ai giorni nostri. In un periodo in cui a Roma si celebra il Giubileo della Speranza, l’esposizione vuole trasmettere un messaggio di armonia e convivenza pacifica. È un’invito aperto a tutti a visitare la Giordania, a scoprire la ricchezza della sua storia e il mosaico sociale che caratterizza il paese, dove cristiani e musulmani convivono pacificamente».


Alla domanda su quale messaggio questa mostra voglia trasmettere agli altri paesi della Lega Araba, Sua Eccellenza risponde che il messaggio è universale: amicizia, amore e pace. È un messaggio rivolto all’Europa, all’Italia, al Vaticano e al mondo intero: la Giordania è la culla del Cristianesimo, un paese dove cristiani e musulmani vivono insieme in armonia.



E quando le abbiamo chiesto come e da chi fosse nato il progetto, ha risposto:


«L’idea della mostra è nata circa un anno fa, supportata dalle ottime relazioni tra il Vaticano e la Giordania, così come dai solidi legami tra il re Abdullah II e il Papa. Ma oltre alla visione iniziale, la realizzazione dell’esposizione è stata un vero e proprio lavoro d’amore, portato avanti con passione e dedizione da un team eccezionale».



La prima sensazione di armonia si prova quando si giunge all'artefatto che potete vedere qui sopra, denominato:


Colonne e Lastra del Cancello del Presbiterio Z02-072-UJ1431, Z02-074-UJ1432, scoperto a Rujm Al Kursi e preso in prestito dal Museo Archeologico dell'Università di Giordania


È come entrare in un tempio di bellezza, un luogo sacro carico di armonia, si ha la sensazione di essere permeati dall'essenza, dal nocciolo di uno spazio-tempo infinito-eterno, dove ognuno di sente in equilibrio e non ha bisogno di rubare lo spazio e il tempo all'altro, dove dentro e fuori regna la Pace.


Queste due colonne di sbarramento e la lastra sono realizzate in pietra di Mosè (bitume) e risalgono alla fine del VI secolo d.C. Le colonne presentano un corpo quasi cubico con una sommità conica che ricorda una pigna. Su due lati del corpo corre una lunga scanalatura destinata a fissare un pannello di sbarramento. Le lastre, invece, sono decorate con croci scolpite a bassorilievo all'interno di cerchi intrecciati.


Questa pietra, conosciuta localmente come Hajar Musa, è avvolta da una leggenda popolare secondo cui avrebbe acquisito la capacità di accendersi spontaneamente a causa del passaggio del Profeta Mosè attraverso la regione di Madaba. Il detto locale afferma infatti:


«L’acqua di Madaba viene dai suoi pozzi e il suo fuoco dalle sue pietre».

Immersione e stupore
Immersione e stupore

La pietra di Mosè è comunemente utilizzata per la realizzazione delle barriere delle chiese, grazie alla sua facilità di lavorazione, e viene solitamente estratta nelle vicinanze del Monte Nebo, nei pressi di Madaba.

Le colonne di sbarramento facevano parte del cancello del presbiterio, che separava il presbiterio—l'area sacra attorno all'altare—dal resto della chiesa. La croce scolpita e la sommità decorata a forma di pigna si allineano con i motivi simbolici e ornamentali tipici di queste strutture. La scanalatura sulla colonna serviva per fissare un pannello o una ringhiera, rafforzando la separazione tra i fedeli e il clero, pur mantenendo una connessione visiva. La scelta della pietra di Mosè per la costruzione rafforza il legame con l'identità religiosa e culturale della regione, conferendo ulteriore significato al suo ruolo nello spazio liturgico.

Capitello di Colonna Z01-06-4972 - VIII secolo d.C. - Calcare - 31x23,5x24 cm
Capitello di Colonna Z01-06-4972 - VIII secolo d.C. - Calcare - 31x23,5x24 cm

Tra i pezzi più significativi possiamo trovare questo Capitello di colonna decorato con rilievo inciso (cavo-relief), noto come "Capitello a Cestino", con una croce circondata da un cerchio. Scoperto a Umm Al Walid – Governatorato di Amman, è stato preso in prestito dal Museo Archeologico di Madaba. Questo pezzo rappresenta un importante sviluppo nella progettazione, incisione e produzione di capitelli con un'identità locale. Tale evoluzione ha avuto inizio nel periodo bizantino e si è sviluppata ulteriormente durante l’epoca omayyade. È uno dei tipi di capitelli più celebri, ampiamente utilizzato in palazzi, abitazioni e chiese sia nel periodo bizantino che in quello omayyade.

Base di ColonnaZ01-027-IR2739 -  VI/VII secolo d.C. - Marmo - 17x17 cm
Base di ColonnaZ01-027-IR2739 - VI/VII secolo d.C. - Marmo - 17x17 cm

Personalmente ho apprezzato particolarmente questa Base di colonna in calcare con un'incisione a forma di croce, scoperta a Tabaqat Fahl (Pella) e attualmente in prestito dal Museo Dar As Saraya, perché la croce era un simbolo fondamentale nella decorazione degli edifici bizantini, con utilizzi che variavano tra incisione, intaglio e pittura. Questo esemplare presenta una croce quadrata finemente scolpita, con lati tridimensionali che conferiscono un effetto di profondità e rilievo.

Colonna in MarmoZ01-010-JS1223 - VI secolo d.C. - Marmo - 100x23,5x23,5 cm
Colonna in MarmoZ01-010-JS1223 - VI secolo d.C. - Marmo - 100x23,5x23,5 cm

La mostra espone anche questa spettacolare Barriera marmorea di una chiesa risalente al periodo bizantino, datata al VI secolo d.C., rinvenuta a Yajuz, che è stata presa in prestito dal Magazzino Centrale del Dipartimento delle Antichità. Finemente scolpita, serviva sia come elemento funzionale che simbolico all'interno di uno spazio sacro, segnando la separazione tra la congregazione e l'altare. L'artefatto riflette l’elevata raffinatezza artistica e la profonda devozione religiosa delle comunità cristiane bizantine della regione, offrendo un'importante testimonianza delle pratiche architettoniche e liturgiche dell'epoca.

Lapide FunerariaZ04-069-J19680 - VI secolo d.C. - Pietra calcarea - 46x29x5,5 cm
Lapide FunerariaZ04-069-J19680 - VI secolo d.C. - Pietra calcarea - 46x29x5,5 cm

Un altro pezzo significativo tra le sculture in materiale lapideo è rappresentato da questa Lapide funeraria in pietra calcarea del VI secolo d.C., raffigurante una figura femminile centrale avvolta in abiti rituali, con grappoli d'uva scolpiti su entrambi i lati. L'artefatto presenta distintivi simboli cristiani e un'iscrizione in greco, testimoniando le pratiche spirituali e commemorative del periodo bizantino in Giordania. Scoperta ad Amman è pervenuta in prestito dal Museo Archeologico di Giordania.

Rilievo dell'AgnelloZ01-077-R222 - III-IV secolo d.C. - Pietra calcarea - 39x50x31 cm
Rilievo dell'AgnelloZ01-077-R222 - III-IV secolo d.C. - Pietra calcarea - 39x50x31 cm

Risalente al III-IV secolo d.C., questo rilievo in pietra arenaria raffigura un agnello circondato da volute di acanto che faceva parte del complesso di San Stefano a Umm al-Rasas, presenta caratteristiche artistiche regionali. Scoperto presso la Chiesa dell'Atrio, Complesso di San Stefano proviene in prestito dalla Stonehouse di Monte Nebo.


Faceva parte di una decorazione architettonica. Fu scolpito in un grande blocco di pietra arenaria e successivamente riadattato durante la costruzione della parete meridionale dell'abside della chiesa più piccola all'interno del Complesso di San Stefano a Umm al-Rasas, nell'atrio meridionale.


Il rilievo, caratterizzato da un forte rilievo sporgente, mostra chiare influenze artistiche regionali con una particolare attenzione ai dettagli naturalistici. Datato al III-IV secolo d.C., è considerato uno degli artefatti più rari della Giordania.


Durante l'inverno del 1986-1987, la facciata della chiesa crollò e il rilievo fu trasferito al Museo di Monte Nebo per la sua conservazione.

Bottiglia di vetro a forma di pesceZ03-071-UJ1161 - VI secolo d.C. - Vetro - 16x6,5x3,6 cm
Bottiglia di vetro a forma di pesceZ03-071-UJ1161 - VI secolo d.C. - Vetro - 16x6,5x3,6 cm

Non poteva mancare un riferimento all'icona cristiana del pesce presentata in due suggestivi esemplari di vetro. Il primo è rappresentato da una bottiglia di vetro a forma di pesce, risalente al VI secolo d.C., scoperta a Khirbat Yajuz, presa in prestito dal Museo Archeologico dell'Università di Giordania.


Questa particolare bottiglia in vetro, è realizzata in vetro di colore turchese e presenta una forma distintiva: la bocca del pesce funge da apertura, mentre il corpo scanalato richiama l'aspetto di un pesce.


Il simbolo del pesce era un'icona cristiana primitiva, utilizzata per identificare il Cristianesimo durante i periodi di persecuzione. Il termine greco Ichthys (pronunciato Ikhthis in arabo) deriva dall'acronimo greco Iesous Christos, Theou Yios, Soter ("Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore") ed è strettamente legato a questo simbolo.


Il design della bottiglia non solo riflette l'iconografia cristiana, ma evidenzia anche l'uso creativo della simbologia negli oggetti di uso quotidiano dell'epoca.

Pesce di VetroZC-J6455 - IV secolo d.C. - Vetro - 16,5x7,5x4 cm
Pesce di VetroZC-J6455 - IV secolo d.C. - Vetro - 16,5x7,5x4 cm

Il secondo esemplare è costituito da una Bottiglia di vetro a forma di pesce, risalente al IV secolo d.C., scoperta ad Amman e presa in prestito dal Museo Archeologico di Giordania. Questo design riflette l'uso di simboli per l'identità cristiana durante l'Impero Romano, il pesce, del resto è uno dei simboli più antichi e duraturi del Cristianesimo. Conosciuto come Ichthys (dal termine greco (ἰχθύς) "pesce"), il simbolo porta un profondo significato teologico e storico, rappresentando Cristo, la fede e la comunità cristiana primitiva.


Questo rende il pesce un simbolo sintetico per professare la fede in Gesù. Il pesce vive nell’acqua, richiamando il battesimo, elemento centrale dell'iniziazione cristiana e della rinascita spirituale. Inoltre, Gesù chiamò i suoi discepoli a diventare "pescatori di uomini" (Matteo 4:19), facendo del pesce un simbolo della diffusione del Vangelo.


Il pesce richiama anche i miracoli di Gesù, come:


  • La moltiplicazione dei pani e dei pesci per sfamare 5.000 persone (Matteo 14:13-21).

  • La pesca miracolosa (Luca 5:1-11).

  • L'apparizione post-resurrezione in cui Gesù cucinò pesce per i suoi discepoli (Giovanni 21:9-13).


Nella Chiesa primitiva, durante le persecuzioni, il simbolo del pesce era un segno segreto tra i cristiani: un credente poteva tracciare metà del simbolo sulla terra e un altro poteva completarlo per confermare la comune fede.

Croce del Patrimonio Z03-03-1199/112 - XIX secolo d.C. - Bronzo - 41,5x5,5 cm
Croce del Patrimonio Z03-03-1199/112 - XIX secolo d.C. - Bronzo - 41,5x5,5 cm

Tra gli artefatti metallici la mostra presenta questi due oggetti in bronzo. Il primo è costituito da questa Croce del Patrimonio, una Croce tradizionale, scoperta nella Giordania Centrale (Madaba) e presa in prestito dal Museo Archeologico di Madaba.


La croce era uno dei simboli decorativi più importanti, rappresentando l’identità religiosa e tribale delle popolazioni della Giordania nel XIX secolo. Indossata come gioiello, simboleggiava l’adesione alla fede cristiana ed era ritenuta un amuleto di protezione contro il male. La tradizione di portare tali collane risale ai primi tempi del Cristianesimo e si diffuse ampiamente nei secoli successivi.


Come simbolo spirituale, la croce riflette la profonda identità religiosa e dottrinale di chi la indossava.

Bruciatore di IncensoZ02-064-J19645 - VII secolo d.C. - Bronzo - 8x10,5 cm
Bruciatore di IncensoZ02-064-J19645 - VII secolo d.C. - Bronzo - 8x10,5 cm

Il secondo oggetto è rappresentato da questo Bruciatore di incenso in bronzo del VII secolo d.C., con catene, utilizzato dai sacerdoti durante la messa, scoperto a Umm Zwiteah, Amman e preso in prestito dal Museo Archeologico di Giordania


I turiboli sono recipienti usati nella liturgia cristiana per bruciare l'incenso, oggetti centrali nel culto. Il fumo dell’incenso è spesso associato al Salmo 141:2:"La mia preghiera stia davanti a te come incenso, le mie mani alzate come sacrificio della sera."


Il fumo simboleggia le preghiere dei fedeli che salgono al cielo. I turiboli sono generalmente realizzati in metallo (bronzo, ottone o argento), con decorazioni elaborate che riflettono il loro scopo sacro.


  • Coppa: Contiene il carbone e l'incenso ardente.

  • Catene: Utilizzate per oscillare il turibolo, permettendo al fumo di diffondersi.

  • Coperchio: Spesso traforato per lasciare uscire il fumo.

Moneta BizantinaZ03-015 - VI secolo d.C. - Oro
Moneta BizantinaZ03-015 - VI secolo d.C. - Oro

Non mancano nemmeno i metalli preziosi, come queste due monete d'oro, la prima è una

Moneta d'oro del VI secolo d.C., scoperta a Khirbat As Samra, presa in prestito dal Magazzino Centrale del Dipartimento delle Antichità.


Le monete bizantine sono tra i reperti archeologici più importanti per comprendere la storia, l’economia e la cultura dell’Impero Bizantino (che durò dal 330 d.C., con la fondazione di Costantinopoli, fino al 1453 d.C.). Esse forniscono preziose informazioni sulla vita politica, economica, religiosa e artistica dell'epoca.


Le monete bizantine, in particolare quelle del VI secolo rinvenute in Giordania, sono fondamentali per la storia del Cristianesimo primitivo. Offrono una ricca testimonianza del panorama politico, economico, religioso e culturale dell'impero, rivelando dettagli sulla diffusione del Cristianesimo, sul rapporto tra Chiesa e Stato, sull’influenza economica dell’impero e sullo sviluppo artistico dell’iconografia cristiana.


Le monete trovate in regioni come la Giordania sottolineano l’ampia influenza dell'Impero Bizantino, non solo come potenza politica, ma anche come forza centrale nella trasformazione religiosa e culturale del mondo mediterraneo. Attraverso il loro simbolismo religioso, il contesto storico e la funzione economica, le monete bizantine offrono una prospettiva unica sul mondo cristiano delle origini e sul suo legame con il più vasto Impero Bizantino.

Dinaro d'oroZ03-049-G1353 - VI secolo d.C. - Oro
Dinaro d'oroZ03-049-G1353 - VI secolo d.C. - Oro

La seconda moneta è rappresentata da un dinaro d'oro del VI secolo d.C. con l'immagine dell'imperatore Eraclio e di suo figlio, scoperto a Gerasa, all'interno delle case omayyadi e presa in prestito dal Museo Archeologico di Gerasa.


Questa moneta evidenzia la rilevanza di Eraclio durante il periodo bizantino e l'importanza economica della regione.

Pannello di mosaico: Volto umano, Leone, UccelloZ05-011 - VI/VII secolo d.C. - 145x126x4 cm
Pannello di mosaico: Volto umano, Leone, UccelloZ05-011 - VI/VII secolo d.C. - 145x126x4 cm

L'ultimo artefatto di cui vogliamo parlare, sempre tratto dal Catalogo della mostra è questo spettacolare Mosaico pavimentale: Volto umano, Cane da caccia, Coniglio, Persona che corre (parti mancanti) trovato nel centro commerciale dell'odierna Gerasa durante i lavori infrastrutturali e preso in prestito dal Magazzino principale del Dipartimento delle Antichità.


Questo mosaico è un esempio dello sviluppo dell'arte del mosaico locale in Giordania, che fiorì durante i secoli VI e VII d.C. Il mosaico presenta una serie di scene incorniciate da foglie di acanto, raffiguranti attività come la caccia di animali e uccelli, che erano comuni nell'epoca.


In particolare, include una rappresentazione del volto di un uomo barbuto, che rivela dettagli artistici distintivi specifici della regione giordana. I tratti del volto riflettono caratteristiche orientali locali, dimostrando che questo mosaico fu creato da un artista locale. La maestria dell'artista è evidente nella fusione dei colori, con transizioni morbide e sottili. I colori forti sono smorzati dal nero e dal grigio, e l'artista li ha equilibrati con il bianco, creando una composizione armoniosa che vivacizza l'intero pannello. Alcuni studiosi suggeriscono che i volti rappresentati nei pannelli possano simboleggiare le quattro stagioni.


La Mostra si pone lo scopo di:


Diffondere il messaggio di pace

Preservare e celebrare il Patrimonio

Rivolgere un invito al pubblico globale


Diffondere il messaggio di pace


«ll nostro Paese è la patria di una storica comunità cristiana. Tutti i nostri cittadini partecipano attivamente alla costruzione della nostra forte nazione. Infatti, i cristiani fanno parte delle società del Medio Oriente da migliaia di anni e sono vitali per il futuro della nostra regione».


Lo sottolinea Sua Maestà il Re Abdullah, che continua a promuovere il ritorno all’essenza e ai valori fondamentali condivisi da tutte le fedi.


Questa mostra riflette questo duraturo lascito, mettendo in rilievo il ruolo cruciale della Giordania nella storia del cristianesimo. Elia ascese al cielo, Giovanni Battista compì il suo sacrificio finale e Gesù Cristo diede avvio alla Parola di Dio, proprio da queste terre fertili di fede.


Preservare e celebrare il Patrimonio


Gli oltre 80 oggetti antichi in esposizione tracciano l’evoluzione del cristianesimo: dal battesimo di Gesù Cristo all’epoca bizantina, attraverso il sorgere delle ere islamiche, fino all’attuale era hashemita.


Mosaici intricati, simboli antichi come l’Ichthys, la storia della Chiralità in Giordania. Questi tesori riflettono non solo come il cristianesimo abbia avuto inizio, ma anche come abbia continuato a prosperare e fiorire in Giordania fino ai giorni nostri, contribuendo all’arte, all’architettura e alla conservazione culturale dal primo secolo a oggi.


Rivolgere un invito al pubblico globale


Giordania: alba del cristianesimo/ Jordan: Dawn of Christianity invita credenti e ricercatori a riscoprire le radici della fede e del patrimonio. Questa mostra non è solo una raccolta di reperti, ma rappresenta una celebrazione di unità, pace e del lascito duraturo del cristianesimo nella Terra Santa di Giordania. Mentre il “Pellegrinaggio della Speranza” del Vaticano ispira riflessione e viaggio spirituale, la storia della Giordania offre un legame profondo con il luogo di nascita del Cristianesimo. Visitare questa mostra significa celebrare il messaggio di pace, speranza e amore dalla terra dove tutto ebbe inizio. La Giordania, come fosse un messaggio dal cielo, accoglie il mondo per celebrare fede e unità.


L'ingresso è gratuito


Informazioni sul Jordan Tourism Board

 


Il Jordan Tourism Board (JTB) è stato ufficialmente lanciato nel marzo 1998 come partnership indipendente tra settore pubblico e privato, impegnato a utilizzare strategie di marketing per promuovere l’immagine della Giordania come destinazione turistica nei mercati internazionali.


Le strategie adottate riflettono l’autentica immagine del prodotto turistico giordano, includendo destinazioni culturali, naturali, religiose, avventurose, di svago e MICE. Per raggiungere i suoi obiettivi, il Jordan Tourism Board si avvale dei servizi di uffici in Europa e Nord America.


Informazioni sul Ministero del Turismo e delle Antichità: 


Informazioni sulla Terra Santa giordana:


Jordan Tourism Board

+39 349 2131565

italy@visitjordan.com

Comments


bottom of page