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Giordania - Il vergognoso ricatto americano

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Assadakah News - Oggi, 11 febbraio, il sovrano del Regno Hashemita di Giordania, Abdallah II, accompagnato dal figlio ed erede al trono, principe Hussein, è giunto a Washington per un incontro a porte chiuse con il presidente americano, con il segretario di Stato Mike Waltz, con consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Mike Waltz, l’inviato speciale USA per il Medio Oriente, Steve Witkoff e il segretario alla Difesa Pete Hegseth. Oggetto dei colloqui, il piano americano per il trasferimento forzato della popolazione palestinese dalla Striscia di Gaza. L’incontro si è quasi subito trasformato in una discussione molto tesa, alla luce del vero e proprio ricatto politico da parte americana di bloccare gli aiuti sia alla Giordania che all’Egitto se si rifiutassero di accogliere i palestinesi che, secondo Trump, dovrebbero essere allontanati dalla loro patria. L’incontro avviene anche mentre il cessate il fuoco a Gaza appare sempre più fragile, con Trump che avverte che “scoppierà un nuovo l’inferno” se Hamas rifiutasse di liberare tutti gli ostaggi entro sabato.

La Giordania è un alleato chiave degli Stati Uniti nell’area mediorientale, ma la scorsa settimana ha respinto “qualsiasi tentativo” di prendere il controllo dei territori palestinesi e di sfollarne la popolazione dopo che Trump ha sbalordito il mondo con la proposta per Gaza. Sulla questione ha anche avuto colloqui con il presidente palestinese Mahmud Abbas.

Trump ha presentato il proprio progetto dopo l’incontro con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, e ha detto che gli Stati Uniti “prenderanno il controllo” di Gaza, con l’intenzione di ricostruire il territorio devastato per trasformarlo nella “Riviera del Medio Oriente”, ma solo dopo aver reinsediato i palestinesi altrove, senza alcun piano per il loro ritorno, al quale, secondo Washington, non hanno alcun diritto.

Il presidente USA ha fatto pressioni soprattutto su Giordania ed Egitto affinché accolgano i palestinesi provenienti da Gaza, e ha raddoppiato la pressione proprio alla vigilia dell'incontro con re Abdallah.

Da considerare che circa la metà degli 11 milioni di abitanti della Giordania sono di origine palestinese e, dalla fondazione dello Stato di Israele nel 1948, molti palestinesi si sono stabiliti nel Regno Hashemita, ma la Giordania è anche profondamente consapevole della pressione economica, poiché i contributi annuali statunitensi per la Giordania si aggirano sui 750 milioni di dollari in assistenza economica, più altri 350 milioni di dollari in aiuti militari.

Il piano americano ha comunque scatenato una reazione globale e i Paesi arabi hanno condannato la proposta, insistendo sulla soluzione a due Stati.

Da parte sua, il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, che dovrebbe recarsi a Washington alla fine di questa settimana, ha sollecitato la ricostruzione di Gaza ma escludendo lo sfollamento forzato della popolazione.

Ieri, sempre a Washington, il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, ha incontrato l’omologo americano Marco Rubio e successivamente il ministero degli Esteri egiziano ha rilasciato una dichiarazione in cui respinge "qualsiasi compromesso" sui diritti dei palestinesi.

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