Roberto Roggero - Recentemente riaperto al pubblico, dopo un periodo di attenta bonifica e ristrutturazione, in arabo il suo nome significa semplicemente “immersione”, ma implica un fondamentale significato storico e culturale. Da qui ha avuto inizio una vera e propria rivoluzione delle anime, con la diffusione di una delle tre grandi religioni monoteiste. Al-Maghtas, patrimonio Unesco dal 2015, si trova sulla riva orientale del fiume Giordano, in Betania, ed è il luogo dove Giovanni il Battista ha battezzato Cristo. Un luogo scelto non a caso, da un uomo dotato di particolare intelligenza, istruzione, e circondato da persone di altrettante capacità: è in posizione strategica fra la Via Regia e Gerusalemme, all’epoca luogo di intenso passaggio di genti di molti Paesi, e già tradizionalmente luogo dove il profeta Elia (Jabal Mar-Elias) è asceso al cielo. Area strategica anche in tempi attuali, visto che venne abbandonata nel 1967, dopo la Guerra dei Sei Giorni, diventando teatro di accaniti scontri e una delle zone più minate dell’intero Medio Oriente.
Nel 1994, con la firma del Trattato di Pace fra Giordania e Israele, il territorio fu sottoposto a una radicale bonifica, fu impulso e iniziativa personale del principe giordano Ghazi Bin Muhammad, che fu anche promotore degli scavi archeologici che portarono alla luce testimonianze di un importante passato. Al-Maghtas ha ospitato quattro visite papali e di molte altre autorità mondiali, ed è sito di intenso pellegrinaggio. Condivide il nome Betania con un’altra cittadina sul Monte degli Ulivi, che in antica lingua locale si riferiva però alla “casa dei poveri”, oggi Al-Azariyeh, ma il sito dove avvenne il battesimo si trova a una decina di chilometri a nord del Mar Morto, e ad altrettanti a est di Gerico. Occupa circa 5 km quadrati di superficie e si divide in Tel Al-Kharrar (Jabal Mar Elias) e Al-Zor, dove si trova l'antica chiesa di San Giovanni Battista. E’ la via di Gerico, fra Gerusalemme, Qasr El-Yahud e la Transgiordnia, da dove si diramano altre vie, per Madaba e il Monte Nebo.
Il sito quindi, è sempre stato anche al centro di interessi geopolitici, oltre che storici, culturali e interreligiosi. Secondo la tradizione ebraica, Giosuè istruì gli israeliti su come attraversare il Giordano seguendo i sacerdoti che trasportavano l'Arca dell'Alleanza attraverso il fiume, bloccando il flusso delle acque.
Al-Maghtas, al tempo noto anche come Bet'abarah, "casa dell'attraversamento", è il luogo dove il profeta Elia, accompagnato da Eliseo, attraversarono il Giordano ed entrarono nella Terra Promessa. Un'antica tradizione ebraica ha identificato il luogo dell'attraversamento con quello usato da Giosuè, quindi con Al-Maghtas, e il sito dell'ascensione di Elia con Tell el-Kharrar, noto anche come Jabal Mar Elias, "Collina del profeta Elia". Molto vicino ad Al-Maghtas c'è il Wadi al-Kharrar, affluente del Giordano, dove il Battista predicava e operava le funzioni battesimali.
Gli scavi archeologici, fortemente voluti dal principe Ghazi Bin Muhammad, confermarono che Al-Maghtas era già abitato nel 3.500 a.C. da una comunità di agricoltori, ingrandita nell’età ellenistica, romana, bizantina, e alla successiva diffusione del cristianesimo, come fonte battesimale che ricorda il secondo tempio di Qumran. Molte le testimonianze dei periodi in cui i cristiani erano perseguitati, poi sempre più tollerati, fino alla definitiva accettazione del culto con l’impero romano d’oriente, e con la costruzione, a Tell al-Kharrar, di un monastero bizantino, nel 5° secolo. Luogo di culto anche per il Battista, con la costruzione della chiesa voluta dall’imperatore Anastasio I Dicoro, purtroppo distrutta da una inondazione.
Da Al-Maghtas passarono anche i Persiani, poi cominciò la grande espansione dell’Islam, quindi dell’impero ottomano. Le strutture vennero ricostruite molte volte, poi completamente abbandonate alla fine del 15° secolo.
A seguito della Guerra dei Sei Giorni del 1967, il fiume Giordano divenne la linea del cessate-il-fuoco, ed entrambe le rive militarizzate e inaccessibili.
L’antico sito fu riscoperto dallo staff del dottor Mohammad Waheeb, nel 1997. Gli anni 1990 segnarono il periodo di scavi archeologici seguiti da misure di conservazione e ripristino, poi le autorità della Giordania riaprirono il sito di Al-Maghtas nel 2002. Successivamente fu la volta della sponda israeliana, nota come Qasr el-Yahud, aperta nel 2011. Nel 2000, Giovanni Paolo II fu il primo papa a visitare il sito. Seguirono altre visite papali e di capi di stato. Da allora, migliaia di cristiani, provenienti da tutto il mondo, annualmente hanno passato l'Epifania a Betania oltre il Giordano.
Gli scavi archeologici hanno rivelato edifici religiosi di epoca romana e bizantina che comprendono chiese e cappelle, un monastero, grotte usate da eremiti e pozze d'acqua per il battesimo, tre piscine battesimali, un pozzo circolare e un complesso esterno che circonda la collina, dove l'acqua proviene da sorgenti attraverso tubi ceramici strutture ancora oggi funzionanti. Vi è poi una scalinata in marmo nero, pavimenti con disegni geometrici, una volta sostenuta da quattro colonne sopra la Cappella del Mantello, e nei dintorni una serie di grotte di monaci, conosciute anche come celle eremitiche.
Diverse anche le sepolture ritrovate, che si ritiene siano di monaci del periodo bizantino e dei primi tempi islamici. Oggi, Al-Maghtas è sotto la responsabilità della Baptism Site Commission, fondazione indipendente creata da re Abd Allah II di Giordania, e accoglie migliaia di visitatori.
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