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Giordania - Delegazione ministri alla Mostra sul Cristianesimo

Immagine del redattore: Patrizia BoiPatrizia Boi
Delegazione parlamentare composta da ministri giordani
Delegazione parlamentare composta da ministri giordani

Patrizia Boi (Assadakah News) - Ieri, lunedì 3 Febbraio 2025 alle 17:00, l’Ambasciatore del Regno Hashemita di Giordania in Italia, Sua Eccellenza Kais Abu Dayyeh ha organizzato una visita guidata della Mostra Giordania: alba del cristianesimo/Jordan: Dawn of Christianity, inaugurata lo scorso Venerdì 31 gennaio 2025 al Palazzo della Cancelleria a Roma, per mostrare l'esposizione a una delegazione parlamentare composta dai seguenti ministri giordani: On. Dr. Mustafa Khassawneh; ⁠On. Wasfi Haddad; ⁠On. Hayel Ayyash; ⁠On. Issa Nassar; ⁠On. Jihad Abwi; ⁠On. Ayyad Jibreen; ⁠Haitham Zayadin.

La Ministra del turismo e delle antichità del Regno Hashemita di Giordania, Sua Eccellenza Lina Annab (a sinistra), con altri parlamentari
La Ministra del turismo e delle antichità del Regno Hashemita di Giordania, Sua Eccellenza Lina Annab (a sinistra), con altri parlamentari

Accompagnato anche dalla Ministra del turismo e delle antichità del Regno Hashemita di Giordania, Sua Eccellenza Lina Annab, dal segretario generale del Ministero del Turismo e delle Antichità della Giordania Dr. Fadi Balaawi, dal direttore generale del Jordan Tourism Board Dr. Abed Alrazzq Arabiyat, e dal direttore generale del Sito del Battesimo Dr. Rustom Mkhjian, il gruppo è stato condotto attraverso le stanze allestite della Mostra dal Responsabile dell'esposizione museale, soffermandosi nei punti cruciali con interesse e passione.




Tra i presenti c'era anche padre Rif'at Bader, sacerdote del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Il Patriarcato Latino di Gerusalemme è una delle sedi patriarcali della Chiesa cattolica, con giurisdizione sui cattolici di rito latino in Israele, Palestina, Giordania e Cipro. Fondato nel 1099 durante la Prima Crociata, fu soppresso nel 1291 dopo la caduta di Acri e ristabilito nel 1847 da Papa Pio IX. Il Patriarca, che è un arcivescovo di rango, guida la comunità cattolica latina nella regione e ha un ruolo chiave nelle relazioni interreligiose e nella promozione della pace. Il Patriarcato gestisce chiese, scuole, ospedali e opere di carità.


L'attuale Patriarca Latino di Gerusalemme è il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, nominato da Papa Francesco il 24 ottobre 2020.


Abbiamo intervistato padre Rif'at Bader come rappresentante del Patriarcato Latino di Gerusalemme.

Padre padre Rif'at Bader, sacerdote del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Il Patriarcato Latino di Gerusalemme
Padre padre Rif'at Bader, sacerdote del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Il Patriarcato Latino di Gerusalemme

Con una Mostra come questa, organizzata proprio in occasione del Giubileo, che obiettivo si pone il Patriarcato Latino, insieme al Vaticano e al Ministero del Turismo e delle Antichità del Regno Hashemita di Giordania nei confronti dei visitatori, sia che si tratti di pellegrini che di semplici appassionati d'Arte e di Antichità?


«Siamo fieri di essere qui in Vaticano, a Roma, soprattutto in questo Anno Giubilare, sapendo che la città attende milioni di pellegrini. Chi visita la mostra non è solo un visitatore, ma anche un pellegrino che cammina nella storia, in particolare nella storia cristiana, come suggerisce il titolo della mostra: "La Giordania, l'alba del Cristianesimo".


Siamo orgogliosi di questo titolo perché rappresenta una realtà biblica: quando Gesù è uscito dalle acque del Giordano, ha iniziato a predicare il Vangelo, annunciare il Regno di Dio e chiamare alla conversione. Se la nascita di Gesù è avvenuta a Betlemme, il suo battesimo si è svolto in Giordania. Per questo motivo, vogliamo accogliere sempre più pellegrini nel nostro Paese. Questa mostra non è solo un'esposizione storica sulla Giordania, ma anche un invito a visitarla, perché la Giordania è una Terra Santa. Chi la visita, lo fa con lo spirito del pellegrinaggio e spesso con il desiderio di conversione e rinnovamento spirituale».


Viviamo in un contesto mondiale segnato da conflitti e guerre. Quale messaggio di pace si desidera trasmettere attraverso questa mostra?


«Ringraziamo Dio perché questa mostra si svolge in un momento in cui si spera nella fine dei conflitti. Tuttavia, sogniamo una pace completa e duratura, non solo una tregua temporanea di qualche mese. La politica ha i suoi tempi e le sue logiche, ma noi desideriamo un mondo di pace stabile.


Questa mostra è un appello alla convivenza, che in Giordania è una realtà concreta. I visitatori possono vedere che un paese di pace può esistere. Non vogliamo più guerre, non vogliamo più odio, ma solo il messaggio di Dio. Attraverso la Giordania si fa appello alla pace in tutto il Medio Oriente. La Giordania non è lontana dalla Terra Santa, da Gaza e dalle altre zone di conflitto, e desideriamo che questa pace possa finalmente realizzarsi.


La Giordania ha partecipato attivamente ai processi di pace nella regione, firmando accordi per il cessate il fuoco e lo scambio di ostaggi. Questa mostra è un ulteriore segno della nostra volontà di dialogo e di costruzione di un futuro migliore».

Il gruppo di parlamentari con relativi accompagnatori guarda lo spettacolare video immersivo
Il gruppo di parlamentari con relativi accompagnatori guarda lo spettacolare video immersivo

Colui che, invece, spinto dai contenuti e dalla bellezza di questa mostra, deciderà di realizzare un viaggio in Giordania, cosa troverà?


«Troverà due aspetti fondamentali: la storia e la modernità. Da un lato, ci sono le antiche chiese, i siti biblici, le testimonianze storiche che affondano le loro radici nei primi secoli del cristianesimo. Dall'altro, la Giordania è un paese moderno, il Regno Hashemita, dove convivono comunità musulmane e cristiane in un equilibrio che si basa sulla coesistenza pacifica.


I cristiani giordani non sono arrivati di recente: sono i discendenti diretti delle prime comunità cristiane. Non sono visitatori occasionali, ma abitanti originari di questa terra, una testimonianza vivente della continuità del Cristianesimo in Giordania. Così, chi viene da noi scoprirà sia le antiche radici della fede che la vita attuale di una comunità cristiana ancora molto presente».


Può la Giordania rappresentare un esempio di dialogo interreligioso?


«Assolutamente sì. In Giordania, i musulmani rappresentano il 97% della popolazione, ma la minoranza cristiana ha un ruolo significativo nella società. Le chiese non sono solo luoghi di culto, ma anche centri di educazione e cultura. Le scuole cristiane sono aperte a tutti e accolgono studenti musulmani e cristiani in egual misura.


L'educazione è la chiave per il futuro, e nelle nostre scuole i giovani crescono insieme, imparando il valore della coesistenza autentica. Non costruiamo un dialogo superficiale, ma un dialogo di vita quotidiana, che si manifesta nel vivere fianco a fianco, nel lavorare insieme, nel condividere esperienze. Questa è la vera testimonianza della pace».


Un bellissimo simbolo di questa convivenza mi sembra il mosaico, un'arte che unisce tanti tasselli diversi per creare un'opera armoniosa. I mosaici di Madaba, che avete presentato in mostra, quale significato hanno per voi?


«La mostra si svolge proprio durante la Settimana dell'Armonia Interreligiosa, un'iniziativa promossa dal re di Giordania, Abdullah II, e riconosciuta dalle Nazioni Unite. Questa settimana riflette la vita quotidiana del popolo giordano.


I mosaici di Madaba sono una perfetta metafora della nostra società: tanti elementi diversi che, uniti, creano un'immagine armoniosa e splendida. La Giordania è una terra di molte etnie e religioni, ma tutte insieme formano un'unica nazione, unita sotto la guida di una leadership aperta al dialogo con il mondo intero».


Grazie mille per questa splendida intervista e per il messaggio di speranza e pace che state diffondendo.


«Grazie a voi di Assadakah. Mi fa piacere sapere che portate avanti un'iniziativa così importante. E vedo che avete anche un nome arabo!»

Il monte Nebo al tramonto
Il monte Nebo al tramonto

Come afferma la Ministra Sua Eccellenza Lina Annab nell'introduzione al catalogo della Mostra:


«Nel corso della storia la Giordania è stata un santuario per i fedeli un crocevia di culture e civiltà. La Giordania ospita anche una notevole serie di luoghi sacri paleocristiani, molti dei quali citati nella Bibbia, tra cui le prime chiese, le basiliche decorate con intricati mosaici e venerati luoghi di pellegrinaggio. Tra questi ci sono il Sito del Battesimo e il Monte Nebo, dove Mosè visse i suoi ultimi giorni della vita, e Macheronte, dove fu decapitato San Giovanni Battista».


La Ministra non manca di citare anche:


«La città di Madaba, famosa in tutto il mondo per i suoi mosaici, ospita molti siti bizantini, tra cui l'inestimabile Mappa della Terra Santa, in cui sono raffigurati oltre 150 siti citati nella Bibbia e che ricopre il Pavimento della chiesa di San Giorgio».

La città di Madaba
La città di Madaba

E Madaba merita un approfondimento per i suoi celebri mosaici, in particolare la mappa.


Madaba, antica città di pietra e memoria, nacque nel grembo del tempo, nel XIII secolo avanti Cristo, sotto l'egida dei Moabiti. Si adagiava, silenziosa e fiera, a oriente del Giordano, tra le sabbie e il vento del deserto. I secoli la plasmarono, incastonandola come un gioiello nella trama di civiltà sovrapposte. Ma fu nel periodo bizantino che il suo spirito si accese di luce, divenendo cuore pulsante di fede, culla di chiese e custode di pellegrini. Il Monte Nebo e Machaerus, sentinelle di un sacro passato, vegliano ancora sulle sue pietre, rendendola meta di chi cerca il divino nel solco della storia.

Latin Patriarchate of Jerusalem - 1887 Giuseppe Manfredi (1865-1904)
Latin Patriarchate of Jerusalem - 1887 Giuseppe Manfredi (1865-1904)

E poi giunse un uomo dal cuore ardente, un italiano, Padre Giuseppe Manfredi, viandante del sacro e custode del sapere. Nel 1891 toccò la terra di Madaba con passi devoti, portando con sé il dono dell’istruzione e dell’arte. Costruì scuole, levò il sipario su palcoscenici d’emozione, e chiamò le Suore del Rosario a cullare la comunità. Fu lui a riportare alla luce il respiro della pietra, a rivelare al mondo il mosaico sepolto, come un antico segreto che attendeva di tornare a parlare.


Nel 1896, le sue mani ridiedero vita alla mappa di Madaba; nel 1902, fece risorgere la Chiesa degli Apostoli, facendo brillare il lascito bizantino sotto il sole di Giordania. E nella trama della sua opera, accolse tribù cristiane, tessendo per loro un’identità salda, come una preghiera incisa sulla pietra.

La Mappa di Madaba
La Mappa di Madaba

La Mappa di Madaba, tappeto di tessere immortali, è riflesso della Terra Santa, specchio di un mondo dipinto dai fedeli. Un tempo adornava il pavimento della chiesa greco-ortodossa di San Giorgio, e ancora oggi racconta la sacra geografia del Mediterraneo orientale. Al suo centro, Gerusalemme risplende, cuore pulsante di pietra e fede. Attorno a essa, i contorni della Palestina, della Giordania, dell’Egitto e del Libano meridionale emergono tra i frammenti, testimoni silenziosi di un sapere che sfida i secoli.


Era il 565 d.C. quando mani pazienti la componevano, e nella sua trama appare il segno della nuova Chiesa della Vergine, consacrata nel 543. Il suo stile, inciso nel tempo, richiama i mosaici di un’epoca d’oro. I suoi confini si spingevano dal delta del Nilo a sud fino a Sarafand a nord, dal Mediterraneo a occidente fino ad Al Karak a levante. Un tempo maestosa, distesa per 24 metri di splendore, oggi ne restano solo echi, lacerti preziosi di un passato che ancora sussurra.


Eppure, ciò che resta è sufficiente a evocare un mondo. Nelle sue pietre danzano città e strade, montagne e fiumi, mari solcati da navi antiche, animali erranti come spiriti del deserto. Gerusalemme, scolpita nella luce, si erge con la Chiesa del Santo Sepolcro, le sue strade principali incise nella memoria delle tessere. Al Karak e Lod emergono con le loro fattezze inconfondibili, raccontando di un tempo che non si arrende all'oblio.


E tra i colori della pietra, un’iscrizione sussurra ancora:


«Dal popolo di Madaba, questo è l’amore di Cristo».


Un canto inciso nel mosaico, un messaggio che attraversa le epoche, un filo d’oro che unisce fede e arte, storia e devozione. Oggi, pur nelle sue rovine, la mappa continua a parlare, a ricordare, a custodire lo spirito di Madaba. È il battito della sua gente, il respiro della sua terra, un'immagine eterna che vive oltre il tempo, sospesa tra cielo e memoria.



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