Assadakah News Agency - I Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, uniti insieme, rivolgono alla comunità internazionale il messaggio in occasione delle festività 2023: “Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese in Gerusalemme, porgiamo ai fedeli i nostri auguri di Natale in tutto il mondo nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, il Principe della Pace, nato qui a Betlemme di più rispetto a duemila anni fa.
Nel porgere questi saluti, siamo ben consapevoli che lo facciamo in un periodo di grande calamità nel Paese. Negli ultimi due mesi e mezzo la violenza della guerra ha portato a sofferenze inimmaginabili per letteralmente milioni di persone nella nostra amata Terra Santa. I suoi continui orrori hanno portato miseria e dolore inconsolabile a innumerevoli famiglie in tutta la nostra regione, evocando grida empatiche di angoscia da ogni parte della terra. Per coloro che si trovano nel mezzo di circostanze così terribili, speranza sembra distante e irraggiungibile. Eppure è in un mondo simile che nostro Signore stesso è nato per darci speranza. Ecco, dobbiamo ricordiamo che durante il primo Natale la situazione non era molto lontana da quella odierna. Così il La Beata Vergine Maria e San Giuseppe avevano difficoltà a trovare un luogo dove nascere il loro figlio. C'è stato l'omicidio di bambini. C'era un'occupazione militare, e c'era la Sacra Famiglia che era sfollata. Esteriormente, non c’era motivo di festeggiare se non la nascita di Gesù.
Tuttavia, in mezzo a tanto peccato e dolore, l'Angelo apparve ai pastori annunciando a
messaggio di speranza e di gioia per tutto il mondo: “Non temete, perché ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà per tutte le persone. Poiché oggi è nato per voi nella città di Davide un Salvatore, che è Cristo Signore” (Luca 2:10–11). Nell’Incarnazione di Cristo, l’Onnipotente è venuto a noi come Emmanuele, “Dio con noi” (Mt 1,23), per salvaci, riscattaci e trasformaci. Questo doveva adempiere le parole del profeta Isaia: “Il Signore ha mi ha unto. . . per portare la buona notizia agli oppressi, per fasciare coloro che hanno il cuore rotto, per proclamare la libertà i prigionieri e la liberazione dei prigionieri; per proclamare l’anno di grazia del Signore” (Isaia 61:1 2a; Luca 4:18-19).
Questo è il messaggio divino di speranza e di pace che il Natale di Cristo ispira in noi, anche nella sofferenza. Perché Cristo stesso è nato e vissuto in mezzo a grandi sofferenze. Infatti ha sofferto per noi, fino alla morte di croce, perché la luce della speranza risplendesse nel mondo, superando le tenebre (Giovanni 1:5).
È in questo spirito del Natale che noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, denunciamo tutte le azioni violente e ne chiedono la fine. Allo stesso modo facciamo appello alla gente di questa terra e di tutto il mondo cercare le grazie di Dio affinché possiamo imparare a camminare insieme sui sentieri della giustizia, della misericordia e pace. Infine, invitiamo i fedeli e tutti coloro di buona volontà a lavorare instancabilmente per il sollievo degli afflitti e verso una pace giusta e duratura in questa terra ugualmente sacra alle tre fedi monoteiste. In questo modo, infatti, rinascerà la speranza del Natale, a partire da Betlemme e estendendosi da Gerusalemme fino ai confini della terra, realizzando così le parole confortanti di Zaccaria, quello “L'aurora dall'alto irromperà su di noi per illuminare coloro che giacciono nelle tenebre e nell'ombra morte, guidando i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78-79)”. - I Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme
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