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Gerusalemme - Gli israeliani vogliono demolire Al-Aqsa?

Assadakah Beirut - Condanne e sdegno si sono riversati da tutto il mondo arabo e islamico, e non solo, in seguito all'appello del ministro israeliano per la sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir (esponente dell’estrema destra) di costruire una sinagoga all'interno del complesso della moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme occupata.

Ben-Gvir ha affermato che gli ebrei hanno il diritto di pregare nella moschea di Al-Aqsa, dicendo che costruirà una sinagoga al posto della Sacra Moschea.

E’ la prima volta che il ministro israeliano parla apertamente della costruzione di una sinagoga all'interno del complesso della moschea, e negli ultimi mesi ha ripetutamente invitato alla preghiera ebraica sul terzo luogo più sacro di tutto l’Islam.

Il ministero degli Esteri saudita ha dichiarato di respingere categoricamente l’appello di Ben-Gvir e le continue provocazioni dei sentimenti dei musulmani in tutto il mondo, e ha sottolineato la necessità di rispettare lo status storico e giuridico della Moschea di Al-Aqsa, rinnovando l’appello alla comunità internazionale affinché si assuma le proprie responsabilità e metta fine alla catastrofe umanitaria palestinese. Ha inoltre chiesto l’attivazione di seri meccanismi per ritenere i funzionari israeliani responsabili delle ripetute violazioni del diritto e delle norme internazionali.

Dalla Palestina si leva unanime la denuncia contro l’appello di Ben-Gvir come palese tentativo di trascinare l’intera regione in una guerra religiosa.

"Il popolo palestinese non accetterà alcun danno alla moschea di Al-Aqsa, che è una linea rossa che non può essere oltrepassata in nessuna circostanza", ha detto in una nota il portavoce dell'Autorità Palestinese Nabil Abu Rudeineh. 

Anche dalla Turchia il partito Giustizia e Sviluppo (AK) ha condannato le osservazioni del ministro israeliano di estrema destra definendole assolutamente vili: “Le osservazioni del ministro israeliano Ben-Gvir sulla costruzione di una sinagoga sul sito dove si trova la moschea di al-Aqsa sono un'affermazione vile e maledetta che attacca tutti i musulmani e l'umanità", ha detto il portavoce Omer Celik.

Il ministero degli Esteri egiziano ha affermato che Israele è legalmente responsabile del rispetto dello status quo nella moschea di Al-Aqsa e della preservazione dei luoghi santi islamici e cristiani, e ha invitato i responsabili dello Stato ebraico a fermare tali dichiarazioni provocatorie, che hanno il solo scopo di aumentare ai limiti la tensione nella regione.

Lo status quo, in vigore da prima dell’occupazione israeliana del 1967, designa il Waqf islamico a Gerusalemme, sotto il ministro giordano dell’Awqaf e degli Affari Islamici, responsabile della gestione della moschea di Al-Aqsa. Tuttavia, dal 2003, la polizia israeliana ha consentito unilateralmente ai coloni illegali di entrare nella moschea di Al-Aqsa nei giorni feriali, esclusi il venerdì e il sabato, senza l’approvazione del Waqf islamico.

La Giordania, custode della Sacra Moschea, ha definito l’appello di Ben-Gvir “violazione del diritto internazionale e provocazione inaccettabile che richiede assoluta condanna, perché alimenta l'estremismo e tenta di cambiare lo status quo storico e giuridico di Gerusalemme e dei suoi luoghi santi, imponendo nuovi fatti e pratiche guidati da una narrativa bigotta di esclusione", ha aggiunto il Ministero degli Esteri giordano.

Il Qatar ha a sua volta denunciato l’appello del ministro israeliano come “un’estensione dei tentativi di cambiare lo status storico e giuridico della moschea di Al-Aqsa”. Il Ministero degli Esteri del Qatar ha sottolineato la necessità di un'azione urgente da parte della comunità internazionale "per scoraggiare l'occupazione israeliana e assumersi le proprie responsabilità morali e legali nei confronti di Gerusalemme e dei suoi luoghi santi". 

Allo stesso modo, l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica ha denunciato l’appello di Ben-Gvir come una “flagrante violazione delle Convenzioni di Ginevra e del diritto internazionale”. In una dichiarazione, l’OIC ha affermato che Gerusalemme “è parte integrante dei territori palestinesi occupati nel 1967 e capitale dello Stato di Palestina”.

Il blocco panislamico ritiene Israele pienamente responsabile delle conseguenze delle sue “violazioni continue e attacchi sistematici che provocano i sentimenti dei musulmani in tutto il mondo”. Dando voce alle crescenti critiche, l’Indonesia ha condannato “fortemente” la dichiarazione del ministro israeliano, affermando: “La santità e lo status quo della moschea di Al-Aqsa devono essere preservati, in conformità con gli accordi internazionali concordati”.

L’Afghanistan, da parte sua, ha affermato che tali dichiarazioni dimostrano che il “regime sionista” non rispetta i principi e le leggi internazionali sui luoghi sacri.

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