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GERD - Ripresa la trattativa

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Assadakah Cairo - Ha avuto inizio sabato 23 settembre, ad Addis Abeba, la ripresa delle trattative trilaterali Etiopia-Egitto-Sudan, alla presenza dei rispettivi ministri dell’irrigazione, in merito alla questione della GRED la grande diga etiope sul Nilo Azzurro.

Lo scorso luglio, il premier etiopico, Abiy Ahmed, e il presidente egiziano, Al-Sisi, hanno concordato la ripresa delle trattative per raggiungere un accordo sulla spartizione delle acque del Nilo, in seguito alla costruzione della diga Rinascita. Con il quarto e ultimo riempimento della diga, Egitto e Sudan hanno perso il 50% del fabbisogno idrico, con risultati disastrosi sull’agricoltura e sulla sicurezza idrica per la popolazione.

In sostanza, i punti in discussione rimangono gli stessi che hanno visto Egitto ed Etiopia in trattativa sulle operazioni della Grand Ethiopian Renaissance Dam, che sottrarrebbe la quasi totalità delle risorse idriche egiziane. I precedenti negoziati, avvenuti con la mediazione di Unione africana e Stati Uniti, hanno evitato che il problema si risolvesse con le armi, ma sulla carta i termini devono essere più chiari: il presidente egiziano al-Sisi e il premier etiope Abiy Ahmed hanno concordato di raggiungere un’intesa e coinvolgere il Sudan, allineato all’Egitto nell’ostilità al progetto etiope ma oggi assorbito dal conflitto interno.

Le trattative aprono l’ennesimo capitolo di una saga iniziata con l’annuncio della “Diga della Grande Rinascita”, come il governo etiope ha ribattezzato l’opera realizzata dall'impresa italiana Webuild e destinata a soppiantare la povertà energetica del secondo Paese più popoloso del continente.

“L’Egitto affronta questi negoziati con la stessa serietà e buona volontà di sempre”, ha affermato oggi il ministro egiziano delle Risorse Idriche e Irrigazione, Hani Sweilem, secondo cui “l’obiettivo è quello di raggiungere un accordo equilibrato e reciprocamente vantaggioso che tenga conto degli interessi nazionali e garantisca la sicurezza idrica, oltre a salvaguardare i diritti del popolo egiziano e a promuovere gli interessi di Etiopia e Sudan”. Questo accordo dovrebbe inoltre aprire la strada allo sviluppo e alla prosperità per i popoli di queste tre nazioni, si legge nella nota.

Il ministro delle Risorse idriche ha sottolineato che “la ripresa unilaterale del riempimento della Gerd da parte dell’Etiopia” rappresenta una violazione della Dichiarazione di principi firmata nel 2015, “una violazione del diritto internazionale” e “una minaccia per il successo” dei negoziati. Firmata nel 2015, la dichiarazione stabilisce infatti la necessità per Egitto, Sudan ed Etiopia di raggiungere un accordo sulle regole di riempimento e funzionamento della Gerd prima dell’avvio del processo di riempimento. Sweilem ha inoltre evidenziato la necessità di “mobilitare gli sforzi per raggiungere un accordo entro i tempi previsti”, affermando che “esistono diverse soluzioni tecniche e legali per facilitare la conclusione di un accordo giuridicamente vincolante sulle regole di riempimento e funzionamento della Gerd” che “soddisfi gli interessi di tutte e tre le nazioni”.

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