Assadakah News - E’ cominciata lo scorso 20 giugno la manifestazione con diversi presidi ai varchi portuali, per arrivare al blocco dello scalo marittimo di Genova, dove transitano e scalano le navi che riforniscono l’esercito israeliano di armi e attrezzature utilizzate contro la popolazione palestinese a Gaza. Un appello giunto dal mondo della sinistra extraparlamentare genovese che in questi mesi più volte ha riempito le strade della città con manifestazioni contro la guerra in Medio Oriente. Una chiamata cittadina, con numerose sigle di organizzazioni come Calp, gli studenti di Osa, Cambiare Rotta, i sindacati di base USB, i giovani palestinesi e diversi altri movimenti genovesi, che ha trovato adesioni anche a livello nazionale con manifestanti che giungono anche da altre città, per sostenere una battaglia che a Genova, con il blocco del porto, tocca nel vivo la logistica bellica.
I presidi cominciano alle 6 del mattino, come spiegano gli stessi operatori portuali del Calp, che da anni i battono contro la movimentazione bellica nel porto di Genova, con l’intenzione di giungere al blocco dei carichi diretti in Israele, di armi che contribuiscono al massacro del popolo palestinese. Una iniziativa importante, poiché simbolicamente si blocca la guerra nella sua configurazione logistica.
Da nove mesi è in atto il genocidio del popolo palestinese per mano di Israele e del colonialismo occidentale. Dai nostri porti partono le armi usate per bombardare i palestinesi a Gaza. Il governo italiano non è solo complice, ma direttamente responsabile del massacro che si sta compiendo, come si legge in un comunicato gli attivisti del collettivo Giovani Palestinesi.
L’Italia continua a vendere a Israele armi italiane, e a garantire l’utilizzo delle proprie infrastrutture per il loro trasporto. Per questo è fondamentale colpire il simbolo della complicità italiana nel genocidio, che riguarda direttamente il capoluogo ligure, cioè il porto, che è una delle basi logistiche più importanti e influenti da cui da cui si gestiscono, riforniscono e partono gli armamenti. Nel porto di Genova infatti operano compagnie come Zim, armatore ufficiale d’Israele che garantisce la logistica di guerra tra l’entità sionista, oltre a Stati Uniti e la stessa Italia con Eni, Leonardo, Maersk, Bahri e altri.
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