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Immagine del redattoreLetizia Leonardi

Genocidio degli Armeni - In piazza Lorenzini a Roma il ricordo del 24 APRILE 1915


Assadakah news - Marwa Al Khayal (tradotto dall'arabo) - Oggi Piazza Lorenzini è stata il luogo per ricordare il 24 aprile 1915 e per commemorare le vittime del genocidio armeno.

Molte le autorità presenti, tra i quali il Vice Presidente del Consiglio e Ministro dei Trasporti Matteo Salvini, l'Ambasciatrice della Lega Araba Inas Mekkawi, Bruno Scapini ex diplomatico italiano e scrittore di romanzi del genere fantapolitico. e, ovviamente, l'Ambasciatrice della Repubblica d'Armena in Italia Tsovinar Hambardzumyan.

Ha rappresentato l'Associazione Italo Araba Assadakh il vice Presidente Mohammad Youssef e il responsabile del cerimoniale Marwa al Khayal che hanno portato i saluti del Presidente Abdulkader Omeich e della Segreteria.


Il genocidio armeno è stato il primo del ’900. Un sistematico sterminio del popolo armeno nei territori dell’Impero ottomano che iniziò nella notte tra il 23 e il 24 aprile del 1915.

L’obiettivo dei Giovani Turchi, organizzazione nazionalista nata all’inizio del XX secolo e salita al potere nel 1909, era quello di creare uno stato nazionale turco, sul modello dei nuovi Paesi europei nati nell’Ottocento.


Gli armeni, cristiani ed indoeuropei, erano l’ostacolo più evidente da eliminare per portare a termine il sogno nazionalista. La definizione “Stato nazionale” infatti prevedeva un Paese linguisticamente e culturalmente omogeneo, con una popolazione composta in larga misura da un unico gruppo etnico e dove le minoranze, rappresentate da armeni, greci e assiri, le tre più importanti comunità cristiane, erano i primi obiettivi da eliminare.

Il genocidio del 1915 iniziò a Costantinopoli nella notte tra il 23 e il 24 aprile, nelle case degli intellettuali, degli studiosi, dei poeti. In un solo mese, più di mille intellettuali armeni furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada.

Arresti e deportazioni furono compiute in massima parte dai Giovani Turchi. Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento.

Ancora oggi la posizione ufficiale del governo turco è che le morti degli armeni durante i “trasferimenti” o “deportazioni” non possono essere considerate “genocidio”, non solo: parlare di “genocidio” è un reato punibile con la reclusione da sei mesi a due anni, in base all’art. 301 del codice penale (“vilipendio dell’identità nazionale”).


Assadakah sin dalla sua fondazione ha lottato in tutti modi per denunciare questo genocidio e per il riconoscimento da parte degli Stati Europei di questo orribile genocidio.

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