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Gaza - Vicini alla tregua?

Roberto Roggero* - Si riaccendono le speranze di un cessate il fuoco a Gaza, probabilmente perché Hamas è orientato verso l’accettazione della presenza israeliana nella Striscia di Gaza e al rilascio degli ultimi ostaggi, a causa della enorme pressione del presidente americano uscente Joe Biden, e di quella ancora più forte di Donald Trump, che vuole entrare alla Casa Bianca considerando chiusa la questione, facendo seguito alla dichiarazione: “Netanyahu si fida di me, e sa che voglio la fine di questa guerra, ma io non mi fido di nessuno”. Parole di una sconcertante e banalissima retorica, perché la fine della guerra la vogliono soprattutto i palestinesi che da un anno e più sopravvivono sotto le bombe. Una fine si, ma giusta e che accolga le richieste di entrambe le parti.

E’ lo scopo del viaggio del segretario di Stato, Anthony Blinken, al Cairo, Doha, Amman e Gerusalemme, con Turchia e Russia che stanno osservando da molto vicino, che però di certo non andrà incontro alle necessità della popolazione palestinese, tanto meno verso la soluzione a Due Stati e il riconoscimento dello Stato di Palestina. La fine di questa guerra decreterà vincitori Biden e Netanyahu, ma certamente non arriverà a una soluzione che potrà garantire il non riaccendersi di un conflitto che dura da oltre 70 anni.

Indiscrezioni dell’ultima ora rivelano che Hamas avrebbe accettato la presenza della Israel Defence Force nel corridoio Philadelphia e nel Corridoio Netzarim che divide in due la Striscia, dove sono già presenti torrette di guardia, reparti armati di sorveglianza e diverse strutture che fanno presumere l'intenzione di una permanenza non breve, sotto forma di controllo e minaccia militare.

Hamas ha anche concordato che resterà a distanza dal lato palestinese del valico di Rafah fra Gara e il confine con Egitto, e qui si apre una ulteriore questione insoluta, dal momento che l’Egitto rimane uno dei Paesi mediatori per la liberazione degli ostaggi: 30 persone durante un periodo di cessate il fuoco di 60 giorni, in cambio della liberazione da parte di Israele di detenuti palestinesi e dell'ingresso di maggiori aiuti umanitari a Gaza.

Secondo alcune fonti, Israele starebbe puntando a un accordo umanitario limitato, ossia il rilascio di donne, anziani, malati e feriti, proposta osteggiata con fermezza dalle famiglie degli ostaggi, che Eventualità a cui si oppongono con forza le famiglie degli ostaggi e dei soldati israeliani nelle mani di Hamas e della Jihad palestinese.

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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