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Gaza - Una vergogna targata ONU

Roberto Roggero - Ormai non sorprende più nessuno se al Consiglio di Sicurezza dell’ONU non viene approvata una risoluzione. Il Palazzo di Vetro appare sempre più come un grande e inutile baraccone da circo, sempre più una Società per Azioni dove i maggiori contribuenti impongono i propri interessi, e le “azioni” valgono sempre meno. Una voluta e ben calcolata impotenza, che legittima governi come quello israeliano a infischiarsene di qualunque decisione e a continuare il genocidio in atto nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, dove le vittime sono ad oggi oltre 17mila e i feriti più di 45mila, per la maggior parte donne e bambini. Ma all’ONU si discute, si propone, si suggerisce, si consiglia e a livello pratico non si fa niente.

Tutto questo non deve stupire, specialmente se si considera che il Consiglio di Sicurezza è formato da cinque rappresentanti permanenti dei cinque Paesi che sono i primi produttori ed esportatori di armamenti del mondo, ovvero Stati Uniti, Russia, Francia, Cina e Gran Bretagna. Allo stesso modo, non sorprenda il fatto che la Risoluzione proposta ieri dagli Emirati Arabi, in discussione ieri 8 dicembre, sul cessate-il-fuoco fra Israele e Hamas sia stata bocciata, soprattutto per l’opposizione degli Stati Uniti. Il responso della convocazione è terminato, nonostante i 13 voti a favore, con l’astensione della Gran Bretagna e il veto americano.

A parte il fatto che non dovrebbe essere consentita l’astensione, che appare un atteggiamento marcatamente vigliacco, la convocazione del Consiglio era stata voluta dallo stesso segretario generale Antonio Guterres, che per la prima volta da quando è in carica, ha fatto valere l’Articolo 99 dello statuto che permette di portare all’attenzione del Consiglio di Sicurezza qualsiasi questione che, a suo avviso, possa minacciare il mantenimento della pace e sicurezza internazionale. Altro elemento che dimostra quanto sia inutile tutto questo. Perché il segretario generale ONU si appella all’Articolo 99 dopo oltre due mesi dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza? Forse il requisito è il superamento di una determinata soglia nel numero delle vittime? Forse non sono morti abbastanza bambini? A parte il non avere approvato la Risoluzione, già solo questo fatto dovrebbe essere motivo di vergogna. Ma la vergogna è una caratteristica che a certi livelli non costituisce più un problema, specialmente quando il problema non viene più considerato umanitario, ma politico. A nulla è valso quindi che il testo della Risoluzione avesse anche il sostegno della UNRWA, l’agenzia della stessa ONU per i rifugiati palestinesi.

Nessun azzardo può giustificare la brutale operazione di punizione collettiva che Israele sta mettendo in atto contro il popolo palestinese.

Gli Emirati Arabi hanno proposto una bozza di Risoluzione in cui la situazione umanitaria a Gaza è definita senza mezzi termini come catastrofica, e si richiedeva un cessate-il-fuoco con effetto immediato, oltre alla protezione dei civili e il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi ancora detenuti da Hamas.

La Cina, rappresentata dall’ambasciatore Zhang Jun, ha considerato come adeguata tale misura, ma gli Stati Uniti hanno puntato i piedi. Il rappresentante statunitense, ambasciatore Robert Wood, ha avuto il coraggio di dichiarare: “Mentre sosteniamo fermamente una pace duratura, in cui sia israeliani che palestinesi possano vivere in pace e sicurezza, non sosteniamo le richieste per un cessate il fuoco immediato. Una tregua umanitaria in questo momento non farebbe altro che gettare i semi per la prossima guerra, perché Hamas non ha alcun desiderio di vedere una pace duratura e una soluzione a due Stati”. Certo, i cattivi sono solo i palestinesi, perché è noto che il governo sionista israeliano si sia sempre prodigato per la cultura della pace, della fratellanza e della convivenza…probabilmente convinto che la pace si possa ottenere solo con una potenza di fuoco superiore… Tutto questo è definibile solo con una parola: ipocrisia.

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