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Gaza - Salgono a 170 i giornalisti uccisi

Assadakah News - Lo scorso 19 agosto, il giornalista Ibrahim Muharab, 26 anni, era diretto ad Hamad City con un gruppo di colleghi, quando è stato inquadrato dai carri armati israeliani. Secondo i dati della Ifj (Federazione Internazionale degli operatori media), al 19 agosto erano almeno 125 i reporter e operatori dei media che hanno perso la vita a Gaza dal 7 ottobre 2023, ma purtroppo ad oggi, 22 agosto, il drammatico conteggio è aggiornato a 170, con la morte del collega Abdul Rahman Murtaja.

ActionAid ha intervistato numerosi giornalisti a Gaza come Majdy Fathi, 43 anni, fotoreporter, che dichiara: "La sfida più grande è il fatto che l'esercito israeliano non fa distinzione...Non c'è protezione, né rispetto delle convenzioni che stabiliscono di evitare o di colpire i giornalisti in tempo di guerra".

Anche l’Onu conferma che, negli ultimi mesi, a Gaza sono stati uccisi almeno 170 giornalisti e operatori media. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) riferisce che più di tre quarti dei giornalisti uccisi nel 2023 in tutto il mondo sono morti a Gaza. Dato che ai media stranieri è stato quasi del tutto impedito di entrare a Gaza, se non come inviati delle forze israeliane, i giornalisti palestinesi sono gli occhi e orecchie del mondo, per testimoniare l'impatto della crisi sulla vita della gente comune e rivelando prove di potenziali crimini di guerra. Tuttavia, oltre a subire il pericolo quotidiano degli attacchi aerei, i giornalisti sono stati deliberatamente presi di mira, in quello che sembra essere un tentativo di metterli a tacere. 

In un video messaggio, la giornalista Madlin Shaqaleh, 39 anni, ha dichiarato: "Abbiamo perso le nostre case e i nostri cari. Ho perso mia sorella e mia nipote e non ho potuto vederla né dirle addio. Questa è stata una grande sfida che mi ha fatto decidere di continuare la mia carriera giornalistica e di parlare della sofferenza dei giornalisti e della nostra sofferenza come cittadini e delle circostanze in cui viviamo, che sono davvero eccezionali. Le persone mi chiedono: perché continui ancora a lavorare? Ma io sento che, anche se un giorno mi aspetterà la morte, devo dar seguito al mio percorso, al messaggio, alla mia profonda fede e alla mia causa”.  Anche in Cisgiordania, dal 7 ottobre, secondo le Nazioni Unite, i giornalisti hanno subito sempre più molestie e intimidazioni. Oltre 65 sono stati arrestati, ha dichiarato la Palestinian Prisoner's Society.

Riham Jafari, coordinatrice delle attività di advocacy e comunicazione di ActionAid Palestina, ha dichiarato: "Se non fosse per l'eroismo e il coraggio dei giornalisti palestinesi che lavorano in condizioni incredibilmente pericolose e difficili, il mondo sarebbe quasi del tutto all'oscuro della terribile situazione a Gaza. Le autorità israeliane devono consentire ai reporter internazionali un accesso libero e senza restrizioni a Gaza e garantire la sicurezza a tutti i giornalisti. L'entità della crisi è schiacciante: è necessario un cessate il fuoco immediato e permanente, per porre fine alle uccisioni e consentire l'ingresso di aiuti nel territorio".

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