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Gaza - Ritorno a casa, senza casa ma con speranza di pace

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Assadakah News - Un fiume di persone, uomini, anziani, donne, bambini, centinaia di migliaia lungo Rashed Street, in immagini che hanno fatto il giro del mondo e che alcuni osano considerare un segnale di guerra conclusa, mentre altri rimangono estremamente scettici a riguardo, dal momento che circa il 90% delle persone che si vedono nell’immagine, stanno tornando verso la propria casa, come prevede la tregua entrata in vigore il 19 gennaio, dove però non esiste più alcuna casa, ridotta a cumuli di macerie dalle bombe israeliane.

Su oltre mezzo milione, in 300mila hanno varcato gli attraversamenti. Ora per loro serviranno almeno 135mila tende e sistemazioni di vario genere, come nuovo tetto, il tutto fra infiniti posti di blocco, mentre lungo le strade ai lati del check point, nel corridoio di Netzarim che taglia in due la Striscia, la polizia di Hamas ha il compito di mantenere l'ordine.

Il ritorno dei palestinesi alle proprie abitazioni è un passaggio cruciale, le tensioni sono rientrate, almeno per il momento, perché Hamas ha consegnato una lista da cui risulta che 25 dei 33 ostaggi da liberare nella prima fase dell'accordo sono ancora in vita. Il problema rimane l'estrema destra israeliana, rappresentata dall'ex ministro Ben Gvir, che si è dimesso proprio perché contrario all'intesa, e denuncia ciò che definisce “umiliante resa totale” al nemico.

Il ministro degli Esteri, Israel Katz, ha avvertito che farà rispettare con fermezza l'intesa, sia a Gaza che in Libano (dove l'esercito israeliano ha ucciso altri due civili che tentavano di rientrare nelle proprie case nel sud, e con Hezbollah che denuncia 1350 violazioni dell'accordo). Nessuna menzione, però, per quanto riguarda la Cisgiordania.

Eppure, a conferma che qualcosa sta davvero cambiando, una delegazione di Hamas si è recata al Cairo per discutere l'applicazione dell'accordo e una tanto desiderata fine della guerra. Il gruppo palestinese si dice disposto ad abbandonare il governo di Gaza e aggiunge di essere consapevole che sarà necessario anche il sostegno dell'Autorità Nazionale Palestinese, ovvero di Fatah.

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