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Gaza - Nuovo massacro targato USA-Israele

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Abdel Nasser Abu Aoun (Assadakah News Gaza) - Prosegue il massacro indiscriminato nella Striscia di Gaza. Dall’alba di questa mattina, 18 marzo, l’aviazione israeliana, con la complicità e il sostegno americano, ha ripreso i bombardamenti sulla popolazione palestinese in varie zone della Striscia, con l'operazione offensiva denominata "Forza e Spada", causando un numero di vittime ancora imprecisato, che sono già oltre 450, con oltre 600 feriti, molti dei quali in condizioni disperate. Numerose le donne e i bambini. Difficile credere che fossero tutti spietati guerriglieri e combattenti di Hamas...

Un più che evidente segno del rifiuto di pervenire a una tregua e alla pacificazione del territorio, da parte di Israele e dell’amministrazione Trump.

I pochissimi centri di soccorso ancora funzionanti sono intasati di feriti e gli operatori sanitari sono ancora al lavoro per cercare altre vittime e sopravvissuti sotto le macerie. Con questo nuovo atto di brutalità, si allontana la speranza che il governo sionista occupante e Hamas possano trovare un accordo.

È il più grande attacco su Gaza da quando, lo scorso il 19 gennaio, era iniziato il cessate-il-fuoco. I bombardamenti sono concentrati sulle città di Gaza, Rafah e Khan Yunis, dove sono statae prese di mira le tende di fortuna che ospitavano profughi e sfollati. Fra le vittime, anche il premier e il ministro dell'interno di Hamas. La IDF chiude Rafah e blocca il trasferimento malati e feriti in Egitto e ha ordinato l'evacuazione delle zone confinanti con Israele.

L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che l’attacco è stato ordinato a causa del ripetuto rifiuto di Hamas di liberare gli ostaggi e accettare la proposta mediata dagli Stati Uniti per estendere la prima fase della tregua. Da Tel Aviv, una nota diffusa dal governo afferma che “da ora in avanti Israele agirà contro Hamas con una forza militare sempre crescente”.

Israele sta spingendo per non procedere con la seconda fase perché non vuole rinunciare alla presenza militare nella Striscia. In risposta al rifiuto di Hamas di prolungare la fase uno, il 2 marzo Israele aveva bloccato l’accesso di tutte le merci e degli aiuti umanitari. Pochi giorni dopo aveva anche ordinato alla Israel Electric Corporation (IEC), la principale compagnia che fornisce energia elettrica a Israele e ai territori palestinesi, di interrompere completamente la fornitura di energia nella Striscia di Gaza.

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