Roberto Roggero* - Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, conferma il procedimento di revoca della cittadinanza italiana a cinque membri di Hezbollah, che pare l’avessero ottenuta con attestazioni false. E sia, ma non basta. E' un altro esempio di “due pesi e due misure” e ulteriore prova di doppiogiochismo e ipocrisia del governo italiano.
Se si revoca “l’essere italiani” a cinque combattenti di Hezbollah, definiti terroristi, e quindi “gente che uccide”, dovrebbe essere eseguita la stessa procedura legale nei confronti dei circa mille italiani che militano nella Israel Defence Force. Tanto più che è stato lo stesso Tajani a confermare la notizia, evitando accuratamente di ricordare che tali soldati ormai da troppo tempo uccidono deliberatamente i civili palestinesi, compresi donne e bambini.
L’esercito israeliano non è nuovo all’utilizzo di personale straniero: 23mila soldati hanno passaporto americano, 4.000 doppia cittadinanza francese, un migliaio sono australiani, circa 400 indiani, e altri ancora hanno passaporto inglese, tedesco, canadese, russo, finlandese, ucraino, sudafricano. La categoria più controversa di reclute straniere sono i contractors assunti tramite appaltatori, ormai presenti su molti fronti di guerra.
Proprio come i soldati israeliani, i combattenti stranieri godono di piena impunità, il che forse spiega perché alcuni si sono comportati in modo crudele e sconsiderato, vantandosi dei loro crimini online e pubblicando prove delle loro violazioni.
Al di là dell’ovvio doppio standard applicato anche in questo caso, l’impunità concessa ai combattenti stranieri che si arruolano nell’esercito israeliano comporta comunque gravi conseguenze per i civili palestinesi.
(*Direttore responsabile Assadakah News)
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