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Gaza - La "risposta proporzionata" di Israele

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Aggiornamento: 4 giorni fa

Roberto Roggero* - La nuova menzogna israeliana arriva, questa volta, dall’ambasciata dello Stato ebraico presso la Santa Sede: “L’operazione israeliana è condotta in piena conformità con il diritto internazionale e mira a ridurre al minimo i danni ai civili”.

Nei fatti, oltre 730 persone sono state uccise e altre 1.367 sono rimaste ferite da quando, martedì scorso, Israele ha violato il cessate il fuoco a Gaza e ha ripreso gli attacchi. Lo afferma il ministero della Salute di Gaza. Il bilancio delle vittime a Gaza dall’inizio della guerra israeliana supera i 50mila morti e 115mila feriti, per lo più donne e bambini.

Nelle ultime 24 ore sono morte oltre 65 persone e quattro corpi sono stati recuperati tra le macerie. Negli ultimi giorni sono stati ricoverati negli ospedali di Gaza 134 feriti e certamente molti corpi sono ancora sotto le macerie, irraggiungibili dalle ambulanze e dalle squadre della protezione civile, nella guerra più lunga e sanguinosa della recente storia del Medio Oriente, purtroppo destinata a intensificarsi, visto il modus operando dell’esercito israeliano, che ha ripreso i movimenti di terra anche a Rafah e migliaia di palestinesi sono fuggiti dopo i nuovi ordini di evacuazione, e l’adozione di tattiche offensive sempre più aggressive, fra cui anche il controllo militare degli aiuti umanitari, l’evacuazione di donne, bambini e civili non combattenti e l’assedio per chi resta. Un’invasione e un’occupazione su vasta scala che richiederebbero fino a cinque divisioni dell’esercito e che metterebbero le forze israeliane a dura prova, dato che i riservisti sembrano sempre meno convinti di voler combattere.

La soluzione, secondo Israele, è un’invasione su vasta scala, seguita da operazioni di deradicalizzazione, fino al profondo sud della Striscia, dove i volantini caduti dal cielo sul quartiere di Tel al-Sultan di Rafah per invitare la popolazione a evacuare la zona hanno trascinato la popolazione nel panico e nel terrore. “Ci hanno sparato tutta la notte e ci hanno ordinato di partire la mattina. Poi ci hanno sparato per strada”, ha riferito una testimone oculare, mentre fuggiva insieme ad altre famiglie, e dopo l’ordine di evacuazione, l’IDF ha completato l’accerchiamento di Tel al-Sultan.

Non c’è distinzione tra obiettivi civili e militari, campi profughi, scuole, ospedali. Israele continua a nascondersi dietro il diritto di difendersi, ma le azioni militari dovrebbero essere proporzionate, mentre gli attacchi israeliani in Siria e Libano rischiano di provocare un’ulteriore escalation. Oltre 50mila morti, in maggioranza donne e bambini. Sarebbe questa la risposta proporzionata?

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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