Assadakah News Agency - L’Ente dell’Onu per l’uguaglianza di genere (UN-Women) definisce il conflitto nella Striscia di Gaza anche una guerra contro le donne, stimando che circa 9.000 siano state uccise nell’enclave palestinese dal 7 ottobre, perché sono loro che portano avanti la popolazione palestinese.
Con la guerra nella Striscia che entra nel quinto mese, le donne di Gaza continuano a subire un impatto devastante, anche se questo conflitto non risparmia nessuno.
I dati di UN-Women evidenziano le gli israeliani uccidono e feriscono le donne in modi che non hanno precedenti.
Si stima che fino a oggi siano state uccise dalle forze israeliane a Gaza circa 9.000 donne: una cifra probabilmente sottostimata, poiché si pensa che molte più siano morte sotto le macerie. Ogni giorno che la guerra continua, al ritmo attuale una media di 63 donne continueranno a essere uccise. Si stima che ogni giorno vengano uccise 37 madri, lasciando le loro famiglie devastate e i loro figli con una protezione ridotta. Più di quattro donne su cinque (l’84%) riferiscono che la loro famiglia mangia metà o meno del cibo che consumavano prima dell’inizio della guerra, con madri e donne adulte che hanno il compito di procurarsi il cibo ma mangiano per ultime e meno di tutti gli altri. Quattro donne su cinque a Gaza indicano che almeno nel 95% dei casi sono le madri a restare senza cibo, per nutrire i propri figli. L’intera popolazione di Gaza si troverà ad affrontare entro poche settimane livelli acuti di insicurezza alimentare: quasi nove donne su dieci (l’87%) riferiscono di avere più difficoltà ad accedere al cibo rispetto agli uomini.
Nonostante i loro sforzi straordinari, meno dell’1% dei finanziamenti raccolti attraverso gli appelli della comunità internazionale nel 2023 pare sia andato a organizzazioni nazionali o locali per i diritti delle donne.
A ottobre 2023 le donne incinte presenti a Gaza erano circa 50mila. Secondo una stima dell’Unfpa, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, 180 donne partoriscono ogni giorno a Gaza e lo fanno senza un’assistenza medica o di parto sicura. Sono costrette a partorire da sole senza assistenza medica o con qualcuno dei loro parenti accanto. Se riescono a raggiungere l’ospedale, non ricevono cure mediche adeguate o saranno sottoposte a un taglio cesareo senza anestesia. La maggior parte partorisce nei rifugi delle Nazioni Unite.
ActionAid ha appreso che alcune donne sfollate che vivono a Rafah tagliano piccoli pezzi dalle tende su cui fanno affidamento per ripararsi dal freddo e dalla pioggia per usarli come sostituti degli assorbenti, rischiando però di contrarre infezioni.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, oggi ci sono 700mila donne e ragazze a Gaza che hanno le mestruazioni ma che, a causa della guerra, non hanno accesso adeguato a prodotti igienici di base, acqua corrente e servizi igienici.
Le donne di Gaza sono spaventate, esauste e in attesa del peggio e, insieme ai bambini, sono le principali vittime di questa assurda guerra.
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