Roberto Roggero* - La pace rimane ancora lontana, per la martoriata popolazione palestinese della Striscia di Gaza e Cisgiordania. Il primo ministro dello stato ebraico continua impunemente a intestardirsi nel rifiutare qualunque proposta di accordo per il cessate-il-fuoco e a non mollare sulla questione del Corridoio Philadelphia. Il tutto mentre la guerra giunge al giorno 335.
Di fronte ai mediatori americani, egiziani e del Qatar, e anche di fronte agli stessi responsabili del Mossad, alla popolazione israeliana stanca di odio e guerra, alle rimostranze all’interno del suo stesso partito politico, il Likud, e al Consiglio di Sicurezza Onu, il premier Netanyahu rimane sulle proprie deliranti posizioni. E non è tutto: è in programma una conferenza stampa in lingua inglese, riservata ai reporter esteri, nella quale Netanyahu ha annunciato di voler esporre le proprie motivazioni e il suo progetto, per la comunità internazionale.
La strategia di comunicazione di Netanyahu è cambiata rispetto ad alcuni mesi fa. Se prima restava in silenzio di fronte al pressing esercitato da Washington, in quasi un anno di guerra non ha mai indetto conferenze stampa, ora ha indetto ben due conferenze stampa in due giorni. La prima, in ebraico, in cui ha spiegato ai giornalisti che Israele “è costretto” a mantenere il controllo del corridoio, per evitare che Hamas possa riarmarsi.
Gli Usa e i negoziatori israeliani, come anticipato prima, stanno lavorando ininterrottamente e in stretta collaborazione per tentare di mettere alle strette il premier israeliano. I media americani e israeliani parlano di un lavorio continuativo, notte e giorno, compiuto apertamente alle spalle del premier.
Sul tavolo c’è una nuova proposta di accordo, con maggiori dettagli sugli scambi tra ostaggi e prigionieri palestinesi e su modalità e tempi di ripresa delle ostilità, ma soprattutto specifica le tempistiche entro le quali le forze israeliane potranno rimanere nel corridoio Philadelphia, per impedire ad Hamas di contrabbandare armi.
Secondo alcune fonti, il capo del Mossad David Barnea era volato urgentemente a Doha, per informare il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, sul fatto che gli Usa si appoggiano all’apparato di sicurezza israeliano, unico organismo, insieme al ministro della Difesa Yoav Gallant, a contrastare Netanyahu dall’interno, nel tentativo di riaprire i negoziati e arrivare ad un accordo. Il rischio, infatti, è che Netanyahu, con il sostegno della coalizione di destra estrema, faccia tramontare ogni possibilità di intesa. Il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha annunciato che sta lavorando per mettere una definitiva fine ai negoziati con Hamas.
(*Direttore responsabile Assadakah News)
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