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Gaza - I numeri del genocidio

Assadakah News - Ecco i numeri del genocidio israeliano nella Striscia di Gaza, forniti da Umem (Unione Medica Euromediterranea), che presenta un'indagine aggiornata su quello che sta accadendo da mesi in Medio Oriente. Una vera catastrofe umanitaria a tutti gli effetti, quello perpetrato contro la popolazione palestinese.

Sulla base di un totale di oltre 40mila vittime, 10mila persone scomparse di cui non si sa più nulla e il cui corpo non è mai stato ritrovato; 40mila decessi avvenuti negli ospedali; 18mila bambini deceduti uccisi dalla guerra; 36 bambini morti in ospedale per denutrizione dovuta alla mancanza di cibo; 11.088 donne decedute; 885 vittime tra il personale sanitario; 79 vittime tra gli uomini della Protezione Civile; 168 giornalisti rimasti uccisi; 7 grande aree di fosse comuni; 92.152 feriti; 70% delle vittime sono bambini e donne; 17mila bambini rimasti orfani, di entrambi o almeno uno dei due genitori; 3.500 bambini rischiano di morire a causa della malnutrizione e della mancanza di cibo; 25 mila feriti devono oggi recarsi all'estero per cure; 10mila malati di cancro rischiano la morte e necessitano di cure; 11mila pazienti affetti da varie patologie necessitano di cure all'estero; 1.737.524 contagiati da malattie infettive a seguito degli sfollamenti; 71.338 casi di infezioni da epatite epidemica dovuta agli sfollamenti; circa 60mila sono le donne incinte a rischio, a causa della mancanza di assistenza sanitaria; 350.000 pazienti malati cronici sono a rischio a causa della mancata introduzione di farmaci; 310 casi di arresto di personale sanitario; 36 casi di arresto di giornalisti di cui si conoscono i nomi; 2 milioni di sfollati nella Striscia di Gaza; 121 tra scuole e università totalmente rase al suolo; 110 scienziati, professori universitari e ricercatori uccisi; 610 moschee completamente distrutte; 214 moschee parzialmente distrutte; 3 chiese prese di mira e distrutte dall'occupazione; 150mila unità abitative completamente distrutte; 80mila unità abitative rese inagibili; 200mila unità abitative parzialmente distrutte dall'occupazione; 34 gli ospedali chiusi; 80 centri sanitari chiusi; 131 ambulanze distrutte; 206 siti archeologici distrutti; 3.030 chilometri di reti elettriche distrutte; 34 strutture, tra campi da gioco e palestre distrutti; 700 pozzi d'acqua distrutti e messi fuori servizio; 33 i miliardi di dollari che si contano oggi tra le perdite totali causate dal genocidio palestinese.

Una tragedia, e non certo l’unica, avvenuta qualche giorno fa, di cui hanno dato notizia tutti i media internazionali, di quel padre palestinese che era appena andato a registrare all’anagrafe i suoi gemellini appena nati, e tornato a casa non ha trovato altro che macerie e morte: una bomba israeliana ha distrutto la sua casa e gli ha portato via moglie e figli. Continua, allora, incessante, l’appello al cessate il fuoco, ma naturalmente anche al rafforzamento dei corridoi umanitari. Per salvare la popolazione palestinese da una strage ancora più grave di quella che abbiamo sotto gli occhi, c’è bisogno di due interventi fondamentali: prima di tutto accogliere in tempi brevi i feriti, senza indugiare, all’interno degli ospedali occidentali, specialmente i feriti gravi a causa del conflitto, le donne e i bambini oncologici. I bambini, le donne, tutti i civili deceduti dall’inizio del conflitto: qualsiasi sia la loro nazionalità e religione, nessuno merita di vivere questo incubo: siamo profondamente addolorati per la loro fine e siamo vicini con il cuore alle loro famiglie. Per questa ragione è necessario rafforzare l’organizzazione umanitaria, con ospedali mobili sul posto e delegazioni di medici pronti a fare la loro parte nei territori dove oggi non c’è pace.

Vista la grave situazione dei feriti, c'è soprattutto bisogno di professionisti sanitari specializzati, in rami come traumatologia, chirurgia generale, chirurgia plastica, ortopedia, chirurgia pediatrica, ginecologia, cardiologia e cardiochirurgia. Urgono sangue e farmaci mirati per combattere le patologie croniche, in particolar modo per curare i dializzati, per le malattie cardiache e per i malati di tumori vari in stadi avanzati, così come mancano strumenti chirurgici adeguati. È una missione che ci coinvolge tutti noi, nessuno escluso, anche se la politica internazionale ha in mano le redini di questa situazione e possiede, con la diplomazia, lo strumento in grado di mettere fine a questo bagno di sangue.

Oltre all’immediato cessate il fuoco e al progetto "Due Popoli, due Stati", chiediamo l’istituzione di una conferenza internazionale, con un faccia a faccia tra gli esponenti politici dei paesi coinvolti nel conflitto, allo scopo di salvare la popolazione palestinese. E’ anche necessaria una tregua umanitaria al fine di completare le vaccinazioni dei bambini contro la poliomielite, dopo l’esplosione di alcuni pericolosi sporadici casi.

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