Roberto Roggero* - L'uccisione di Ahmed Wadiyya, capo delle forze d'élite Nukhba che guidò l'assalto del 7 ottobre - non serve a placare la rabbia dei parenti degli ostaggi e di migliaia di israeliani in patria.
La guerra a Gaza da una parte allunga la vita politica del primo ministro, dall'altra ne logora l'immagine. Netanyahu tornerà negli Usa a fine mese per prendere parte alla 79esima Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York dove dovrebbe tenere un discorso il 26 settembre. E in Cisgiordana sono proseguite ieri per il sesto giorno le operazioni militari israeliane in un clima di altissima tensione. Il ministero della Salute dell'Anp ha riferito che una sedicenne è stata uccisa dall'esercito a Jenin e altre due persone a Tulkarem.
I familiari degli ostaggi israeliani e i loro sostenitori si sono radunati oggi davanti alla sede del partito Likud a Tel Aviv, rinnovando la richiesta al governo di raggiungere un accordo con Hamas per riportare a casa i propri cari.
Secondo quanto riferito dal Times of Israel, i dimostranti hanno mostrato un grande striscione con la scritta: "Il gabinetto della morte sta uccidendo gli ostaggi. La gente chiede che tornino vivi". I manifestanti hanno anche grandi poster con i volti dei sei ostaggi uccisi da Hamas la scorsa settimana e ritrovati dalle forze israeliane in un tunnel a Rafah, nella Striscia di Gaza.
Il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, ha dichiarato di "lavorare per mettere fine ai negoziati con Hamas". Lo riporta il Times of Israel.
"Un paese a cui uccidono sei ostaggi a sangue freddo non conduce negoziati con gli assassini, ma mette fine ai colloqui, interrompe il trasferimento di carburante ed elettricità e li schiaccia fino a farli crollare", ha scritto su X l'esponente dell'estrema destra israeliana. "Proseguire con i colloqui non fa che spingerli a creare sempre più terrore, anche in Giudea e Samaria", ha aggiunto il ministro, indicando la Cisgiordania con i suoi nomi biblici. Il ministro israeliano insiste nel proporre la versione secondo cui gli ostaggi sono stati uccisi a sangue freddo, ma dimentica volutamente che gli ostaggi vivi sono preziosi per Hamas, in quanto merce di scambio per la liberazione dei palestinesi ancora prigionieri o detenuti in Israele.
Il vero colpevole del genocidio di Gaza, e ora anche della Cisgiordania, ha stancato anche gli stessi israeliani. E' il 6° governo Netanyahu, il 37° dello stato ebraico e il più longevo leader nella storia del Paese. Nato come regolare governo civile di coalizione dopo le elezioni del novembre 2022, proprio grazie allo scoppio della guerra contro Hamas, secondo le previsioni è mutato in governo di guerra, per oi tornare al carattere di esecutivo civile, con deroghe e prerogative esecutive di emergenza. Il governo Netanyahu, nella formazione iniziale, era composto da 32 ministri, sostenuto dalla coalizione Likud-Ebraismo della Torah Unito-Shas-Partito Sionista Religioso-Otzma Yehudit-Noam, cui si è aggiunto, fino al 2024 e nel contesto bellico, il Partito di Unità Nazionale, portando il governo ad un totale massimo di 38 ministri, di cui 6 nominati in stato d'assedio.
La guerra a Gaza ha fornito al premier l’opportunità di formare il proprio Gabinetto di Guerra, lo zoccolo duro della prepotenza israeliana, che oltre al primo ministro Netanyahu, comprende il ministro della Difesa, Yoav Gallant (Likud); i ministri senza portafoglio, e Gadi Eizenkot Benny Gantz (Unità Nazionale) e Aryeh Deri (Shas); il ministro per gli Affari Strategici Ron Dermer (Indipendente).
(*Direttore responsabile Assadakah News)
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