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Gaza - Fallimento meticolosamente calcolato

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Roberto Roggero* - Che cosa si può ancora distruggere nella Striscia di Gaza? Ormai rimangono solo cumuli di macerie (sotto le quali certo rimango ancora i corpi di numerose vittime) e, nonostante la tanto conclamata indignazione per la rottura della tregua e la ripresa dei bombardamenti israeliani, la comunità internazionale non riesce a frenare la follia scatenata dal governo Netanyahu, che si può oggi annoverare fra i più letali criminali di guerra della storia, considerando le vittime civili in proporzione alla popolazione palestinese.

Nessuna giustificazione che possa rientrare, anche a forza di spintoni, in un quadro strategico o di tutela della sicurezza. Nessuna. Solo scuse di comodo e pretesti che si imputano al fallimento dei negoziati fra Hamas e Israele, che avrebbero dovuto portare alla seconda fase. Rimane solo la deliberata volontà del primo ministro israeliano di non procedere sulla strada diplomatica per arrivare alla pace, e per allontanare definitivamente l’ipotesi dei Due Stati.

Continuare sulla via diplomatica avrebbe comportato la pur lontana possibilità di una soluzione politica, che avrebbe portato a una tregua di medio-lungo termine, e che avrebbe impedito a Netanyahu di portare a compimento lo sterminio della popolazione palestinese, obiettivo che per altro non ha mai nascosto. E avrebbe rimesso in discussione il riconoscimento dello Stato di Palestina e rimesso in discussione la giurisdizione dei Territori Palestinesi Occupati. Al momento, inoltre, gli Stati Uniti sono concentrati prevalentemente e con priorità sui negoziati per la questione ucraina, posto che il presidente Trump ha già espresso il proprio parere a proposito del “Gaza Riviera Luxury Resort”.

Con ciò non si vuole certo fare apparire Hamas come una organizzazione dedita alla pace, dal momento che anche da parte della Jihad palestinese non sono poche le provocazioni, fra cui gli spettacoli mediatici organizzati per la liberazione degli ostaggi israeliani, per fingere che Hamas non abbia che l’ombra della forza che mostrava in passato, ma controproducente, dato che non hanno fatto che portare gli israeliani alla esasperazione.

Non è stato questo, però, che ha portato Netanyahu a ordinare la ripresa dei bombardamenti indiscriminati, ma lo spregiudicato e cinico atteggiamento per premier israeliano che mostra un vergognoso populismo, e nella pericolosa ideologia dell’ultra-destra sionista nazionalista. Il tutto per controbilanciare la decisa opposizione politica che Netanyahu trova all’interno del suo stesso Paese, e le accuse di corruzione e malversazione, osteggiato per i suoi impulsi autoritari e per voler smantellare l’indipendenza della magistratura e dei servizi di sicurezza. Infatti, si è assistito, negli ultimi giorni, al licenziamento del direttore dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, e l’auto-allontanamento del rappresentante più impresentabile della destra più estrema, Itamar Ben Gvir, che ricopriva la carica di ministro della Sicurezza Nazionale, che non a caso rientrato nella maggioranza proprio all’indomani della ripresa dei bombardamenti. E come è ben noto, non conviene licenziare, causa sfiducia, chi guida il paese durante un conflitto.

Il governo di ultra-destra israeliano accarezza l’idea di profittare dei quattro anni di presidenza Trump, che lo sostiene incondizionatamente, per sradicare ulteriormente i Territori Palestinesi, e non solo la Striscia di Gaza, perché il vero interesse è la Cisgiordania, dove proseguono l’espansione delle colonie illegali e le violenze contro la popolazione. Non si tratta solo di impedire la nascita di uno Stato di Palestina, ma di ottenere l’annessione dei territori fino al Giordano. Obiettivo purtroppo non più tanto irraggiungibile, visto che l’Autorità Nazionale Palestinese controlla ormai solo alcune zone della Cisgiordania, frammentate e mal collegate fra loro, rendendo poco verosimile l’idea di uno stato vero e proprio.

A fronte di tutto questo, non sorprende quindi la disattenzione internazionale, e soprattutto europea, con la UE concentrata sulla ridicola immagine di un’Europa dorata di un apparato di deterrenza contro nemici immaginari, ovvero l’esatto contrario dei motivi ispiratori dell’Unione Europea, indifferente verso la sofferenza degli altri popoli, e che accarezza l’idea, altrettanto ridicola, della cultura della forza data dal principio che la pace si raggiunge con una potenza di fuoco superiore.

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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