Talal Khrais - Mentre sono salite a cinque le vittime dell’attacco israeliano in Siria, nella città di Homs, giunge un ulteriore riconoscimento del fondamentale ruolo di mediazione svolto dal premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, che ha annunciato di aver ricevuto risposta positiva da parte di Hamas sull'intesa per gli ostaggi israeliani a Gaza, e sul quadro generale dell'accordo riguardo agli ostaggi. La risposta include alcuni commenti, ma in generale è positiva", ha detto Al-Thani nel corso della conferenza stampa a Doha, con il segretario di Stato USA Antony Blinken. Ma se il Qatar ha trovato una via per un negoziato, è difficile credere agli altisonanti annunci delle autorità israeliane che a Gerusalemme, in pubblica conferenza, hanno invocato la vittoria militare sul campo, e la ricolonizzazione della Striscia di Gaza.
Inoltre, da Israele stesso arrivano due verità diverse, quella del Consiglio di Guerra di Netanyahu, e quella della stampa e dei media israeliani, che in tutta onestà devo dire aver fatto un gran lavoro nello sfidare la rigida censura governativa nel raccontare almeno una parte di come sia realmente la situazione sul campo. Netanyahu aveva dichiarato che in un massimo di dieci giorni avrebbe invaso Gaza, distrutto la rete di tunnel e sbaragliato Hamas. Dopo più tre mesi sono oltre 360mila i soldati israeliani impegnati in questa battaglia e solo il 20 % della intricata rete du tunnel sono stati localizzati e distrutti, il resto sta ancora funzionando, specialmente nel nord di Gaza, dove i combattimenti stanno continuando, malgrado le notizie diffuse dallo stato maggiore israeliano. La stessa stampa israeliana riferisce che i tre ostaggi che sarebbero stati liberati, sono invece riusciti a fuggire, e sarebbero morti per fuoco amico, nel caos degli scontri.
Hamas non è debole come proclama Netanyahu, e per questo le truppe di occupazione si accaniscono sulla popolazione. Ci sono circa 30mila morti fra i civili e di questi almeno 11mila sono bambini, le vittime sono praticamente tutte civili e altrettanto ingiustificato è l’accanimento contro i centri di soccorso e gli ospedali, perché ci sono già numerose testimonianze dirette che sotto di essi non passano tunnel e non ci sono centro di comando. Dopo 121 giorni, è evidente che Israele si trova di fronte a un fallimento, almeno fino ad oggi. Il governo israeliano è diviso al proprio interno, non ci sono obiettivi chiari, la popolazione contesta Netanyahu sempre di più, e anche da Washington arrivano critiche sui metodi usati dagli israeliani contro la popolazione di Gaza. E’ sorprendente come Netanyahu non si allinei nemmeno ai consigli del più forte alleato…Forse perché ha informazioni provenienti non solo da Mossad e Shin Bet, ma anche da cinque Paesi occidentali, che non voglio citare, oltre gli Stati Uniti. Forse Netanyahu sa qualcosa che altri non sanno? Il problema è che l’accanimento israeliano si spiega principalmente con la caparbietà di Netanyahu, e della sua cerchia, di conservare il potere, mentre è evidente che ormai è politicamente defunto.
Le forze di occupazione israeliane hanno subito la perdita di circa 1260 mezzi meccanizzati fino ad oggi, fra cui avvenieristici carri armati e bulldozers. Le cifre non corrispondono a ciò che affermano le autorità israeliane, in merito a poco più di 1400 morti, poiché basta calcolare che per ogni mezzo vi sono almeno due soldati. Senza contare le migliaia di feriti. Questo fa capire che Israele non vuole ammettere una ormai evidente sconfitta, e per mantenere questa facciata si accanisce ogni giorno contro la popolazione di Gaza. Non riesce ad accettare una disfatta, come è stato per gli Stati Uniti in Vietnam o Somalia, o per russi e americani in Afghanistan, o per gli stessi israeliani, che già ne hanno avuta dimostrazione in Libano nel 2006, quando sono partiti con l’intenzione di annientare Hezbollah, che invece oggi è molto più potente e con un arsenale di oltre 200mila razzi.
Come Hezbollah, Hamas è tutt’altro che sconfitta, possiede a sua volta più di 150mila razzi, Israele non riesce a distruggere i tunnel, la cui topografia non è nota.
A monte di tutto questo c’è la questione Unrwa, per cui alcuni governi hanno sospeso i finanziamenti. Una mossa estremamente grave, della quale risentirà immediatamente la popolazione, tanto che un portavoce del governo israeliano da dichiarato che non bisogna sospendere l’attività dell’organizzazione, ma riformarla, allontanarla da ogni eventuale contatto con Hamas. Purtroppo l’Italia è fra i Paesi che hanno deciso il blocco dei finanziamenti all’Unrwa.
Comunque vediamo che la storia si ripete, perché purtroppo non si vuole imparare dagli errori, con la differenza che oggi sarebbe molto più pericoloso sfidare Hezbollah e l’asse della resistenza formato da Iran-Iraq-Siria-Libano, per non parlare del fronte ora aperto fra Golfo di Aden, Bab el-Mandeb e Mar Rosso, con il movimento Hansar Allah.
In ogni caso, non si può rischiare una escalation, come vorrebbe Israele, coinvolgendo in pieno Iran e Stati Uniti. Sarebbe lo sfacelo totale...
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