Assadakah News Agency - Una crisi umanitaria senza precedenti, circa 30mila vittime civili fra cui 11mila bambini, oltre 60mila feriti, e i dispersi e gli sfollati sono altre centinaia di migliaia, mentre Israele continua a bombardare e uccidere infischiandosene della comunità internazionale, e anzi, nella tacita complicità di certi Paesi della comunità stessa. Di contro, gli attacchi condotti dai gruppi armati palestinesi hanno causato l’uccisione di circa 1200 civili e la cattura di ostaggi, israeliani e non, bambini compresi, oltre 130 dei quali tuttora trattenuti all’interno della Striscia di Gaza. Il problema, e ciò non è una novità, è che questa assurda guerra è alimentata da interessi terzi, sia economici che politici, in cui anche l’Italia ha pesanti responsabilità, come testimoniano Amnesty International Italia, AOI, Oxfam, Rete Pace e Disarmo e Save the Children, con un appello per fermare le spedizioni di armi italiane a Israele e ai gruppi palestinesi, sottolineando ancora una volta le violazioni del diritto internazionale umanitario.
Sono proprio i continui scontri armati a impedire una risposta umanitaria internazionale, con la minaccia della sospensione dei finanziamenti da parte di alcuni dei principali donatori all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione (UNRWA), la cui operatività, qualora non vengano riattivati i fondi, potrebbe terminare a fine mese, privando di aiuti più di 2 milioni di persone, di cui più della metà bambini.
Israele continua a usare armi e munizioni ad alto potenziale in zone densamente popolate, con conseguenze disastrose dal punto di vista umanitario per la popolazione. Dallo scoppio della guerra sono state distrutte più di 360mila abitazioni, scuole, ospedali, infrastrutture idriche, rifugi e campi profughi presenti nella Striscia. I bombardamenti indiscriminati in corso e i danni sproporzionati che questi causano regolarmente ai civili sono inaccettabili.
In particolare, l’Italia è firmataria della dichiarazione contro l'uso di armi esplosive in contesti dove siano presenti civili, e nel contempo le armi italiane vanno apertamente contro le prescrizioni della stessa dichiarazione che si è impegnata a rispettare. Inoltre, a seguito del pronunciamento della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio scorso, si è fatto urgente il dovere degli stati contraenti, compresa l’Italia, di vigilare affinché vengano adottate le adeguate misure volte a prevenire e, in caso, a punire il crimine di genocidio, nonché di evitare il rischio di compiere atti che possano essere ricondotti ad una complicità in tale crimine. Il rischio di un pregiudizio irreparabile per i diritti dei palestinesi di Gaza, ai sensi della Convenzione sul genocidio, è stato considerato plausibile dalla Corte internazionale di giustizia nella sentenza del gennaio 2024 sul caso portato dal Sudafrica contro Israele.
Gaza oggi è il luogo più pericoloso al mondo per i bambini, i giornalisti e gli operatori umanitari. Ciò ha prodotto una situazione di profonda disperazione all’interno della Striscia, spingendo i principali attori dell’aiuto umanitario a dire che non ci sono più le condizioni per una risposta efficace. Questa situazione non cambierà fino a quando l’assedio, i bombardamenti e i combattimenti non cesseranno.
Le organizzazioni della società civile firmatarie dell’appello hanno accolto con favore il voto dei giorni scorsi alla Camera, nel quale finalmente l’Italia si unisce alle organizzazioni umanitarie, a quelle per i diritti umani, alle Nazioni Unite e ad oltre 153 stati membri, chiedendo un immediato cessate il fuoco.
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