Assadakah News - Una notizia da prendere con il beneficio del dubbio, visto che troppe volte tutto si è bloccato a un passo dalla conclusione. A questo punto il “se” e il condizionale sono d’obbligo. Se l’accordo per il cessate-il-fuoco a Gaza e conseguente rilascio di ostaggi andasse a buon fine, è lecito domandarsi che cosa succederà nella Striscia, ma una cosa è sicura: una intesa fra Hamas (che ha il nuovo capo in Mohamed Sinwar, fratello di Yahya ucciso a Teheran dagli israeliani) non significherà la fine della guerra.
Hamas ha fatto sapere che, dopo i 33 ostaggi la cui liberazione è prevista dal patto, rilascerà i rimanenti solo se in conflitto avrà termine. Da parte sua, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha già ribadito che l’obiettivo di distruggere totalmente Hamas rimane la priorità.
Non è una buona partenza, in quanto un cessate-il-fuoco permanente non è mai stato in discussione, ma solo una tregua temporanea per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari, la liberazione degli ostaggi e il ritorno dei residenti che lo vorranno nella parte Nord di Gaza, devastata da oltre un anno di bombardamenti quotidiani. Né si è mai affrontato l’argomento del ritiro definitivo delle truppe israeliane che, secondo la richiesta di Hamas, dovrebbero andarsene dal cosiddetto corridoio Filadelfia, al confine con l’Egitto, oltre al corridoio Netzarim, che separa il Nord dal Sud di Gaza, e dove gli accordi prevederebbero un graduale ritiro, a parte un presidio a garanzia della sicurezza.
L’eventuale accordo si riferisce quindi solo a 42 giorni di tregua, durante i quali saranno liberati ostaggi israeliani e detenuti palestinesi.
Il 16° di questi 42 giorni, però, è previsto l’inizio della seconda fase, cioè la trattativa vera e propria sul futuro di Gaza, a proposito del quale Israele ha già detto di volere una presenza permanente. Nulla si sa sulla cosiddetta “area cuscinetto”, né sul domani di Gaza, tanto meno sulla accettazione o meno della gestione affidata alla Autorità Nazionale Palestinese, che non sembra ancora in grado di controllare Hamas e la situazione esplosiva in città come Nablus o Jenin. A quanto pare, la gestione della ANP a Gaza è per il momento argomento fuori discussione, ovvero: troppo presto pensare a “un dopo così lontano”, perché il “dopo” è ancora un sogno che nessuno osa sognare...
Comments