Assadakah Beirut - Nel 38° giorno di guerra nei circa 350 km quadrati della Striscia di Gaza, le vittime hanno superato le 11mila, mentre quelle israeliane sono circa 1.500. Gli ostaggi nelle mani di Hamas sono attualmente 241, mentre si combatte accanitamente intorno all’ospedale Al Shifa, perché secondo gli israeliani nei sotterranei si troverebbe il comando logistico di Hamas, mentre le attrezzature ospedaliere non sono più in grado di funzionare per mancanza di energia elettrica. e diversi ricoverati sono già deceduti per assenza di cure.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu respinge nuovamente le richieste internazionali per un cessate-il-fuoco, che potrebbe essere considerato solo se gli ostaggi fossero tutti liberati immediatamente.
Che in conflitto si stia allargando, è ormai un pericolo tangibile, e infatti si moltiplicano gli attacchi anche da Libano, dove Hezbollah ha lanciato ordigni sule località israeliane di Dovev, Zarit, Aramsche e Yitfatch.ì, mentre il capo di stato maggiore israeliano, generale Herzi Halevi, dirige personalmente le operazioni intorno al campo profughi di Shati, dove viveva Ismail Haniyeh, uno dei capi supremi di Hamas ora rifugiato all’estero. Preoccupazione anche per i circa 700 combattenti siriani, iracheni, libanesi e palestinesi filo-iraniani, segnalati nella Siria sud-occidentale a ridosso delle Alture del Golan contese con Israele, nelle regioni di Qunaytra e Daraa, colpite regolarmente nell'ultimo mese da raid aerei e di artiglieria israeliani. Finora l'esercito regolare siriano non è intervenuto direttamente nel conflitto in corso tra Israele e le forze filo-iraniane della regione.
I carri armati con la stella di David sono schierato sul lungomare Al Rashid, a protezione degli accessi per Gaza City e direttamente per la zona dei combattimenti più accaniti, l’ospedale Al Shifa, dove i servizi segreti israeliani hanno identificato il covo del comandante in capo di Hamas, Yahia Sinwar.
Le trattative sugli ostaggi sarebbero nuovamente bloccate, perché Hamas accusa gli israeliani di bombardare centri di ricovero e soccorso, ormai al collasso per mancanza di tutto.
Sul piano diplomatico, il consigliere per la Sicurezza Nazionale americano, Jake Sullivan, sta cercando di contenere il conflitto, ma al momento non va oltre discorso del tipo: “Non vogliano bombardamento sugli ospedali”, quando avvenimenti del genere si sono già verificati e continuano a succedere ogni giorno. Il responsabile della diplomazia europea, Josep Borrell, suggerisce di affrontare da subito il dopo guerra a Gaza, non solo per la ricostruzione, ma per offrire ai palestinesi una soluzione inclusiva, con una serie di opzioni, e intanto chiede pause umanitarie immediate, ma da Israele solo risposte negative dirette: nessuna tregua e nessuna restituzione di Gaza all’Autorità Palestinese, per altro come gli Usa hanno proposto.
La mediazione del Qatar è molto difficile, soprattutto per le continue dichiarazioni del governo sionista e dei ministri più estremisti nella coalizione, che chiedono la pena di morte per i circa 200 combattenti di Hamas catturati nelle prime ore della battaglia, pena che in Israele non è prevista.
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