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Gaza - 25 anni fa l’inaugurazione dell’aeroporto

Assadakah News Agency - Il 24 novembre del 1998 fu una delle poche giornate felici da ricordare per gli abitanti della Striscia di Gaza, perché fu inaugurato l'aeroporto internazionale Dahaniya, poi intitolato a Yasser Arafat, all'estremità sudorientale della Striscia, vicino al confine egiziano e di fronte al valico di Kerem Shalom, una delle aree oggi ritenute sicure, dove vivono ammassati i palestinesi fuggiti alla guerra israeliana, senza servizi essenziali e fra pericolosi rischi igienico-sanitari.

Migliaia di palestinesi si radunarono per osservare l’atterraggio del primo aereo dall'Egitto e in totale otto aerei atterrarono a 30 minuti di distanza l'uno dall'altro, provenienti anche da Marocco e Giordania. Alla cerimonia del 14 dicembre seguente presenziò il presidente americano Bill Clinton, insieme ad Arafat. La prima volta che un presidente americano visitava la Striscia di Gaza.

L'aeroporto, che aveva una pista sola, fu uno dei risultati degli Accordi di Oslo firmati nel settembre 1995, quando Israele era guidato da Yitzhak Rabin. Tre anni dopo, il primo ministro Benjamin Netanyahu e Arafat firmarono il memorandum di Wye River, ratificando, tra le altre cose, proprio l'apertura dell'aeroporto. Lo scalo commerciale fu costruito con i finanziamenti di Giappone, Egitto, Arabia Saudita, Spagna e Germania e progettato da architetti marocchini, sul modello dell'aeroporto di Casablanca. Costò in totale 86 milioni di dollari.

I palestinesi, in ogni caso, non avevano comunque il pieno controllo dell'aeroporto, dal momento che le forze israeliane erano responsabili di sicurezza, controllo passaporti e bagagli, e le autorità israeliane dovevano approvare in anticipo gli elenchi dei passeggeri ed erano vietati i voli dai Paesi considerati ostili. Nonostante questo, l’evento rappresentò per i palestinesi una speranza di pace e un tassello importante verso la nascita di uno Stato indipendente. Oggi quello che rimane dell'aeroporto internazionale Yasser Arafat è uno schletro pericolante in mezzo a un territorio devastato.

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