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Gaza – 11 anni fa la morte di Vittorio Arrigoni

Assadakah Roma News - Il 15 aprile di 11 anni fa, le forze di occupazione israeliane assassinarono Vittorio Arrigoni, 36 anni. Vik, com’era soprannominato, amava il popolo palestinese e si batteva per sottrarre persone martoriate da un assedio che dura ormai da decenni allo strazio di non poter vivere. Si batteva non contro il popolo israeliano, come è stato detto da chi spesso parla per far prendere aria ai denti, ma dalla parte dei due popoli, israeliano e palestinese, in nome della pace, dell’uguaglianza e di una splendida idea di giustizia sociale che ormai, purtroppo, è venuta meno. Sono ragazzi come Arrigoni, infatti, a salvare il mondo e a mantenere viva una speranza, a differenza dei guerrafondai con l’elmetto in testa che giocano al conflitto con le vite degli altri, ben sapendo che, se la situazione dovesse precipitare, non sarebbero loro, e probabilmente neanche i loro figli, a subire il martirio del fronte.

Vittorio Arrigoni aveva visto con i suoi occhi la brutalità di una terra in cui non c’è pietà, eppure invitava tutte e tutti a “restare umani”, perché con la barbarie non si risolve nulla, perché la bellezza nasce dentro di noi e non può esistere se non fiorisce innanzitutto nei nostri cuori e perché difendere la causa palestinese non significa odiare qualcuno ma, al contrario, chiedere due popoli e due stati, cosa che in Occidente non fa quasi più nessuno.

Vik era partito da Besana Brianza per portare solidarietà al popolo palestinese, si è sviluppata in parallelo con l’impegno di diffondere quanto avveniva nella striscia di Gaza, contro quella che definiva “pulizia etnica” dello Stato di Israele nei confronti della popolazione della Palestina. Un’aggressione inaccettabile che oggi viviamo, subiamo, a due passi dall’Europa. Nel 2008, era rimasto per settimane sotto le bombe a Gaza, testimone quasi unico dell’operazione “Piombo Fuso”, campagna militare lanciata dall’esercito israeliano sulla Striscia iniziata durata ben 21 giorni, che causò 1417 morti di cui 313 bambini, e circa 5000 i feriti. Raccontava l’assedio di un popolo che chiede di vivere nella propria terra con dignità.

Oggi più che mai andrebbe letto il suo libro, “Restiamo umani”, che descrive l’occupazione israeliana che quotidianamente ancora oggi, soffoca speranze e uccide i diritti a Gaza e in tutta la Cisgiordania. Per restare umani, non perdere il contatto con la propria umanità e con il senso di giustizia che la battaglia per i diritti umani e per la libertà del popolo palestinese porta con sé, per restare in contatto con sé stessi, e non lasciarsi tramutare in apatici e indifferenti testimoni di fatti e portare avanti quella coerente battaglia di testimonianza e informazione che chi lo ha ucciso ha voluto colpire, per altro senza riuscirci.

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