Tutto finito in Gabon. Almeno così sembra, visto che a meno di una settimana dal golpe il Paese ha riaperto i confini con effetto immediato, come ha spiegato Ulrich Manfoumbi Manfoumbi, portavoce del Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni (Citr). I soldati golpisti che mercoledì scorso hanno posto fine al dominio della famiglia Bongo, hanno annunciato la riapertura delle frontiere terrestri, aeree e marittime, per preservare il rispetto dello stato di diritto, delle buone relazioni con i nostri vicini e con tutti gli Stati del mondo, e al fine di promuovere la continuità dello Stato dimostrando al tempo stesso la nostra ferma volontà di rispettare i nostri impegni internazionali. Tradotto per noi profani in: ormai abbiamo il completo controllo della situazione, in fondo i Paesi vicini non si sono affannati più di tanto a contestare il colpo di mano e quindi si può andare avanti. Insomma: si torni alla normalità.
Come avvenuto un mese prima in Niger, dove il battibecco tra l’Eliseo (la Francia di Macron è l’ex potenza coloniale) e i golpisti ha ravvivato una settimana in cui si attendeva il dispiegamento del contingente africano dell’Ecowas contro Niamey, cosa che puntualmente non si è però avverata. Perché il silenzio e l’attesa sono gli ingredienti fondamentale del dopo-golpe dal Centrafrica, al Mali, al Burkina Faso, al Sudan (dove lo scontro di potere non è però giunto a compimento), al Niger e ora al Gabon. Silenzio accompagnato dalle azioni sottotraccia di Cina e Russia che di fatto controllano gli uomini che si sono insediati al potere. Così nella realtà capovolta africana può succedere che la figlia del presidente gabonese deposto Ali Bongo Ondimba, la deputata Malika Bongo Pereira, si congratuli su Facebook con i golpisti che hanno rovesciato il padre nel giorno stesso del colpo di Stato, il 30 agosto.
Appoggio all’ultimo golpista africano che promette democrazia, ma “senza fretta”. In riunioni tenute a ritmo serrato con "le forze vive della nazione", i partiti politici, il corpo diplomatico, le organizzazioni internazionali e i donatori, Brice Oligui Nguema ha insistito sulla volontà di rassicurare la popolazione. Promettendo una nuova Costituzione e un nuovo codice elettorale, il nuovo uomo forte del Gabon, che dovrebbe prestare giuramento come "presidente della transizione" domani', ha però chiuso la porta ai principali partiti dell'ex opposizione che lo esortavano a restituire il potere ai civili.
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