Assadakah News - I Ministri degli Esteri del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d'America, assieme anche all'Alto Rappresentante dell'UE), si sono uniti alle Nazioni Unite e all'Unione Europea nel condannare l'annuncio del Ministro delle Finanze israeliano Smotrich riguardo a cinque avamposti di coloni che "devono essere legalizzati in Cisgiordania". Tra loro, anche il Ministro Antonio Tajani che a Washington (USA), ha presieduto la riunione.
I Ministri hanno dunque respinto la decisione del governo israeliano di dichiarare “terre statali” oltre 1.270 ettari di terra in Cisgiordania, la più grande dichiarazione di questo tipo di terra statale dai tempi degli Accordi di Oslo. Così come hanno respinto "la decisione di espandere gli insediamenti esistenti in Cisgiordania con 5.295 nuove unità abitative e di creare tre nuovi insediamenti". "Il programma di insediamenti del governo israeliano - hanno scritto in un documento pubblicato dalla Farnesina - è incompatibile con il diritto internazionale e controproducente per la causa della pace. Riaffermiamo il nostro impegno per una pace duratura e sostenibile in conformità con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sulla base di una soluzione a due Stati - ha proseguito -. Abbiamo quindi costantemente espresso la nostra opposizione all'espansione degli insediamenti e, come nei casi precedenti, invitiamo il governo israeliano a revocare questa decisione". Inoltre, i Ministri del G7 hanno comunicato che "il mantenimento della stabilità economica in Cisgiordania è fondamentale per la sicurezza regionale". E in questo contesto, prendono atto degli ultimi "trasferimenti di parte dei proventi dello sdoganamento all’Autorità Palestinese", ma hanno anche esorato Israele a: "sbloccare tutti i proventi dello sdoganamento trattenuti in conformità con i Protocolli di Parigi; a rimuovere o allentare le misure che aggravano la situazione economica in Cisgiordania; e ad adottare le misure necessarie per garantire che i servizi bancari corrispondenti tra le banche israeliane e palestinesi rimangano operativi con controlli adeguati".
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