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Francia – Un pericoloso pezzo di Afghanistan vicino a Parigi?

Assadakah News (Roma) – Un caso che sta causando aspre polemiche ed è giunto fino alle stanze dell’Eliseo. Riguarda la cittadina di Roubaix, oggi sulle prime pagine non solo per la ben nota competizione ciclistica, ma per un caso politico, evidenziato dalla trasmissione televisiva “Zone Interdite”, andata in onda il 23 gennaio cu Canal M6, ripresa da “Le Figaro”, e oggi al centro delle critiche di Eric Zemmur, candidato della lista “Reconquete” alle prossime elezioni presidenziali.

A quanto pare, Roubaix sarebbe passata dall’essere un centro industriale della provincia settentrionale delle Fiandre, a un avamposto del Califfato Islamico dell’Afghanistan, per la presenza di una alta percentuale di immigrati afghani sui circa 90mila abitanti.

Per le strade di Roubaix, secondo quanto diffuso da Canal M6, si incontrano quasi solo donne con il velo, e la maggior parte dei negozi tradizionali sono stati trasformati in botteghe di artigianato, alimentari e macellerie che vendono carne halal.

I giornalisti di Canal M6 si sono mischiati alla gente, muniti di telecamere accuratamente nascoste, con la cooperazione di Amine Elbai, giovane attivista, e hanno mostrato immagini che confermano quanto asserito, concentrandosi in particolare sulle vetrine di certi negozi che espongono pupazzi e bambole alle quali è stato cancellato il viso, come per le strade di Kabul, in quanto

La legge talebana vieta le rappresentazioni umane, ma autorizza libri che promuovono la lapidazione delle donne o la jihad.

Nelle moschee della città, almeno sette, si predica l’odio contro gli infedeli e, come si legge sui media francesi, a fare proselitismo sarebbe anche un’associazione che fino a febbraio del 2021 era finanziata anche con fondi pubblici dal sindaco, Guillaume Delbar, del partito di Emmanuel Macron.

Nei giorni scorsi è stato proprio Delbar a parlare in una nota diffusa alla stampa, di attacco alla città e di "caricatura" fatta da chi vede "separatisti ovunque". Eppure, nel giro di qualche ora dalla messa in onda del documentario, il giovane "roubaisien" che ha denunciato a viso aperto davanti alle telecamere la deriva islamista della città è stato sommerso da insulti e minacce di morte e viene definito "kouffar", e cioè miscredente, oltre ad essere avvertito del fatto che presto sarà "sgozzato e decapitato". A finire nel mirino è stata anche la conduttrice della trasmissione, la giornalista Ophélie Meunier. Entrambi oggi sono sotto scorta, come ha spiegato il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin.

Intanto, l’attivista Elbahi, che ha una sorella partita per combattere il jihad in Siria ed è rinchiusa attualmente in un carcere curdo, si sfoga apertamente: "Roubaix, come numerosi territori in Francia, è diventata il simbolo del fallimento dello Stato, incapace di affermare la propria autorità". I blitz ordinati dal prefetto per chiudere negozi e ristoranti dove la sharia era applicata invece della legge nazionale, sono scattati soltanto dopo la pubblicazione del documentario, nonostante le prime denunce risalgano al 2016. La sfida per la Repubblica sarà quella di affermare ciò che tollera e ciò che vuole sul suo territorio, per questo serve una convenzione nazionale contro l'estremismo, per liberare i musulmani di Francia dal fondamentalismo e dal terrorismo.

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