“Si è chiuso venerdi scorso a Ginevra il Global Forum Rifugiati dell’UNHCR. Un avvenimento che la stampa non ha evidenziato con la dovuta attenzione, per i dati pubblicati sul rapporto ufficiale, che mostra una situazione internazionale preoccupante. Sul concreto è stato fatto non poco, ma la strada è ancora lunga, come evidenzia il Patto Globale. Il peso del fenomeno sui Paesi ospitanti è stato alleggerito, ed è stata migliorata la capacità di mantenimento dei rifugiati, con soluzioni per i Paesi terzi e il sostegno alle condizioni nei Paesi d’origine. Il documento valuta i progressi compiuti rispetto agli impegni assunti dal 2019 e offre indicazioni per colmare le lacune in materia di integrazione.
Nel mondo, a metà del 2023 erano 110 milioni le persone costrette alla fuga, con un aumento di 1,6 milioni rispetto alla fine del 2022. L’UNHCR stima che, nel trimestre da giugno a settembre, il numero di persone costrette a fuggire sia cresciuto di 4 milioni, portando il totale a 114 milioni.
A metà del 2023, erano 36,4 milioni i rifugiati, per l’87% da Siria, Afghanistan, Ucraina, Venezuela, Sud Sudan, Myanmar, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Somalia e Repubblica Centrafricana. Il numero dei rifugiati nel mondo è più che raddoppiato dal 2016. In soli due anni, la proporzione sulla popolazione mondiale è cresciuta da 1 rifugiato ogni 400 persone a 1 ogni 200. Oltre la metà del numero globale di rifugiato è ospitato da Iran, Turchia, Germania, Colombia, Pakistan, Uganda, Federazione Russa, Polonia, Perù e Bangladesh.
I bisogni delle persone costrette alla fuga continuano a superare le soluzioni, anche per quanto riguarda i finanziamenti disponibili. Dal 2016 al 2022 per ogni rifugiato che ha trovato una soluzione duratura alla propria situazione, altre cinque in media sono state costrette a fuggire. Oggi i bisogni dei rifugiati nel mondo superano ampiamente le risorse finanziarie a disposizione. Le conseguenze di questo gap sono gravi e riguardano non solo le persone in fuga ma anche le comunità e i paesi che li ospitano. Oggi molte più persone sono costrette alla fuga a causa di conflitti e di violenze in Sudan, Sahel, Sud America e Asia, e sono spinte ad affrontare viaggi pericolosi in cerca di salvezza attraverso il Mediterraneo, o la regione di Darien a Panama, dove nel 2023, 250mila persone hanno attraversato la giungla. Nel Golfo del Bengala, nel 2022, abbiamo registrato un incremento del 260% di Rohingya che rischiano la vita in fuga in mare per fuggire dal Myanmar, e il nuovo conflitto in Sudan ha peggiorato la situazione con 2 milioni di rifugiati.
Non mancano tuttavia alcuni segnali positivi. Nel primo semestre del 2023, sono poco più di 404.000 i rifugiati che hanno fatto ritorno nel paese d’origine, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2022. Quasi 2,7 milioni di sfollati interni hanno fatto ritorno alle proprie case nello stesso periodo, più del doppio di quanto registrato nella prima metà del 2022. Il numero di rifugiati reinsediati è aumentato.
Negli ultimi quattro anni il mondo ha comunque compiuto progressi nel fornire risposte condivise e allineate per gettare le basi per migliorare la vita dei rifugiati, che però ora devono far fronte al continuo aumento degli sfollamenti forzati a livello globale.
Il contesto politico per l’accesso dei rifugiati all’istruzione è stato giudicato generalmente positivo: la maggior parte dei paesi dispone di leggi per garantire ai bambini rifugiati l’accesso all’istruzione formale (il 73% dei Paesi garantisce esplicitamente ai bambini rifugiati l’accesso all’istruzione primaria, il 67% dei Paesi a quella secondaria). E’ necessario un impegno ancora maggiore, però, per risolvere i problemi a monte, cioè fare in modo che la comunità internazionale riesca a porre un freno alle cause, principalmente le guerre, come sta avvenendo nella Striscia di Gaza, in Sudan e nella maggior parte del Sahel, nel Corno d’Africa, e in molte altre zone di crisi”.
(Hussein Ghamlouche - Ambasciatore internazionale di Pace)
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