Fouad Nasr - “La storia dimostra che le crisi internazionali tipicamente impongono un peso maggiore sulle spalle delle donne. Secondo il Global Gender Gap 2021, un indice del World Economic Forum, la pandemia ha ritardato drammaticamente la riduzione del divario di genere e allungato ulteriormente il tempo necessario per raggiungere la completa parità di genere nel mondo“. Nella giornata internazionale sulle donne, esordisce così la ministra della giustizia Marta Cartabia, durante il suo intervento all’evento ”Women’s Status in Institutions and Culture: Consolidation and Enhancement” all’Expo di Dubai.
“Si stima che ci vorranno 135,6 anni – 36 anni in più di quanto stimato di recente. E infatti le notizie e le immagini drammatiche che arrivano dall’Ucraina provocano ulteriori preoccupazioni per questo tipo di ricaduta a lungo termine” – ha specificato la Guardasigilli.
“E se da un lato, negli anni molto è cambiato nella condizione femminile nella sfera pubblica, in considerazione che tre donne siedono ai vertici delle istituzioni europee; una donna è vicepresidente degli Stati Uniti d’America; un’altra è stata qualificata come il politico europeo più influente dell’ultimo decennio e due ministri intervengono in questo panel – ha sottolineato ancora la Ministra – tuttavia, sentiamo ancora la necessità di concentrarci sulla condizione femminile nelle istituzioni – proprio nel giorno universalmente dedicato alle donne, in memoria delle operaie morte nel 1908 nell’incendio di una fabbrica americana – di fatto, l’elezione o la nomina di una donna a capo di un’istituzione fanno ancora notizia. Questo significa che c’è ancora molta strada da fare“.
La Guardasigilli, sottolineando poi come sia presente un ampio divario di genere nelle istituzioni pubbliche, ha evidenziato come “l’uguaglianza sulla carta sia necessaria, ma non sufficiente. L’uguaglianza è una conquista giorno per giorno, è sempre una questione in sospeso che richiede la presenza delle donne nelle istituzioni, sempre vigili“.
Ma quali sono gli ostacoli che persistono ad una effettiva parità?
Per la ministra Cartabia “sono gli ostacoli culturali, sono i pregiudizi quelli che si fa più fatica a rimuovere. Sono quelle discriminazioni indirette che sopravvivono, a fronte di trattamenti giuridici uniformi. E questo vale in gran parte del mondo, con toni e sfumature diverse, poiché è evidente nella semantica del dibattito pubblico, dove ancora troppo spesso c’è chi crede che le donne dovrebbero essere la Tacita Muta del mito classico, punita per il suo troppo ciarlare”.
Sul fronte giustizia, ha poi ricordato i dati dell’ultimo rapporto della Commissione europea per l’efficienza della giustizia, dove le donne costituiscono il 61% della magistratura nei paesi dell’Ocse-Ue, dall’81% in Lettonia al 33% nel Regno Unito. Eppure, ai massimi livelli giudiziari e della Corte Suprema, le cifre sono invertite. Le donne sono ancora sottorappresentate come capi di tribunali e procuratori capo (solo 8 Stati hanno riferito di avere donne ai massimi livelli), confermando che più alto è il livello gerarchico, più basso è il numero di donne. “E l’Italia non fa eccezione, visto che le donne sono preponderanti nella magistratura (55%), ma nessuna di loro ha ancora raggiunto i livelli più alti” – ha voluto ribadire. Prima del suo intervento all’evento, la Ministra ha visitato il padiglione dell’Ucraina dove ha lasciato un biglietto di solidarietà: “A heartful thought to all the Ukraine people. Peace” (Un pensiero affettuoso a tutto il popolo ucraino.
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