Assadakah News - "Datemi l'agricoltura e vi darò civiltà", è tra le più celebri dichiarazioni dello sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan, padre fondatore degli Emirati Arabi Uniti.
Se già è una sfida trasformare il deserto in un terreno fertile, lo è anche di più realizzare coltivazioni e allevamenti biologici e a ridotto impatto ambientale. Ma quella della sostenibilità e dell'indipendenza alimentare è un obiettivo che gli Emirati Arabi Uniti vogliono raggiungere, anche attraverso l'impegno dei produttori privati come Emirates Bio Farm, che punta su riciclo degli scarti, produzione locale, educazione e agriturismo per promuovere lo sviluppo agricolo del Paese. A raccontarlo all'ANSA a Expo Dubai è Yazen Al Kodmani, il direttore delle operazioni dell'azienda agricola bio emiratina, che guarda anche all'esperienza italiana per poter migliorare la propria produzione in termini di innovazione tecnologica.
Emirates Bio Farm la più grande fattoria biologica privata degli Emirati, distribuita su 25 ettari all'interno di 100 ettari di terreno aperto ad Al Shuwaib, tra Dubai e Al Ain.
"Produciamo oltre 60 varietà di frutta e verdura e abbiamo anche il pollame, produciamo uova tutte certificate bio", ha spiegato Al Kodmani, che è figlio d'arte nell'agricoltura negli Emirati: suo padre è infatti Yahya Al Kodmani, considerato tra i principali responsabili dello sviluppo agricolo del Paese. Secondo il responsabile dell'azienda, le sfide dell'agricoltura nel deserto non sono molto diverse da quelle di tante altre realtà del mondo. "Abbiamo solo climi diversi", ha dichiarato. Ad esempio, "la scarsità d'acqua non è una sfida solo per noi, ma per la regione e per molti paesi in tutto il mondo oggi". Come Emirates Bio Farm, "quello che stiamo cercando di fare per vincere questa sfida è utilizzare un'economia circolare" nell'azienda.
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