Assadakah News - "La popolazione di Gaza non può continuare a vivere in queste condizioni disumane". Queste le parole che il capomissione di Emergency a Gaza, Stefano Sozza, ha detto dopo essere riusciti finalmente ad entrare nella Striscia dopo mesi di attesa per ottenere il permesso umanitario da Israele. Obiettivo dell'Ong italiana fondata da Gino Strada è offrire assistenza sanitaria di base alla popolazione martoriata dalla guerra.
Negli scorsi mesi, in attesa dell’autorizzazione definitiva, Emergency ha lavorato per definire il progetto e attivare un coordinamento con le agenzie delle Nazioni Unite e altri partner presenti sul territorio.
“La possibilità di portare aiuti nella Striscia deve fare i conti con grandi limitazioni nell’accesso delle organizzazioni umanitarie, con le difficili condizioni di sicurezza – spiega Stefano Sozza, capomissione Emergency a Gaza – e con uno spazio umanitario garantito che è andato restringendosi sempre di più da novembre ad oggi. Oggi circa 305 chilometri quadrati, ovvero quasi l’84% della Striscia di Gaza, sono stati posti sotto ordine di evacuazione.”
A partire dal 12 agosto, l’area umanitaria dichiarata da Israele ad al-Mawasi si è ridotta dai 58,9 chilometri quadrati di inizio 2024 ai circa 46 chilometri quadrati attuali. Secondo l’aggiornamento di OCHA della scorsa settimana, nella prima metà di agosto sono state negate dalle autorità israeliane sessantotto missioni umanitarie, circa un terzo delle missioni programmate a inizio mese.
“Ora che siamo riusciti a entrare a Gaza, stiamo cercando un’area dove costruire e aprire una clinica per fornire assistenza di base alla popolazione – prosegue Sozza –. I bisogni sanitari sono enormi e gli ospedali locali che ancora sono operativi non riescono a gestirli tutti: oltre a non avere lo staff e i farmaci necessari, spesso sono sovraffollati perché (in mancanza di altre strutture) i malati si rivolgono agli ospedali anche per necessità che potrebbero essere trattate ambulatorialmente. La situazione nella Striscia è critica e la popolazione è allo stremo: oltre alla mancanza di servizi sanitari, pesano la scarsità di acqua, di cibo e di abitazioni”.
La clinica offrirà primo soccorso, stabilizzazione di emergenze medico-chirurgiche e trasferimento presso strutture ospedaliere, assistenza medico-chirurgica di base per adulti e bambini, attività ambulatoriali di salute riproduttiva e follow up infermieristico post-operatorio. Al contempo Emergency avrà una base logistica in Giordania a supporto del team operativo sul territorio palestinese.
“Le condizioni della popolazione sono insostenibili – ha concluso Sozza – serve un cessate il fuoco immediato, anche per permettere l’ingresso di aiuti umanitari. La popolazione di Gaza non può continuare a vivere in queste condizioni disumane. Sono anni che faccio questo lavoro, sono stato in Sudan, in Afghanistan, in Ucraina, in Siria, però non ho mai visto nulla di simile a quello che sto vedendo a Gaza. È difficile per noi operatori umanitari, immaginiamo quanto sia difficile per la popolazione palestinesi".
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