![Ecclisse solare sul Nilo](https://static.wixstatic.com/media/5f02f0_554605ab26c9427091cbb8ae6199dae9~mv2.jpg/v1/fill/w_980,h_653,al_c,q_85,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/5f02f0_554605ab26c9427091cbb8ae6199dae9~mv2.jpg)
Nel vasto arazzo della storia egizia, un evento celeste potrebbe aver tessuto un filo di cambiamento profondo. Il 1° aprile del 2471 a.C., un'eclissi solare totale oscurò il cielo sopra il delta del Nilo, centrando la sua ombra sulla sacra città di Buto. Anche le maestose aree di Giza e la capitale Memphis furono avvolte da questo manto d'ombra, con una copertura solare superiore al 95%.
Buto, antica città sacra dell'Egitto, sorgeva nel cuore del Delta del Nilo, immersa tra le acque e i giunchi che ondeggiavano come segreti sussurrati dal vento. Conosciuta nell'antichità come Per-Wadjet, era il santuario della dea cobra Wadjet, protettrice del Basso Egitto, il cui sguardo fiammeggiante vegliava sui faraoni e sulle sorti del regno.
![Sala colonnata al Tempio di Buto](https://static.wixstatic.com/media/5f02f0_9d8b9f242c5e4bd3a5b4396b65152ee7~mv2.jpg/v1/fill/w_980,h_653,al_c,q_85,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/5f02f0_9d8b9f242c5e4bd3a5b4396b65152ee7~mv2.jpg)
Si racconta che Buto fosse un luogo avvolto da un’aura mistica, un crocevia tra cielo e terra dove i sacerdoti, vestiti di lino candido, innalzavano preghiere al Sole nascente. Nelle sue acque, si dice che la dea Iside abbia nascosto il piccolo Horus per sottrarlo all’ira di Seth, e proprio qui il destino della regalità egizia avrebbe trovato la sua legittimazione divina.
Le paludi attorno alla città erano specchi d’acqua che riflettevano il passaggio degli astri, e forse fu proprio sotto questo cielo sacro che i sacerdoti lessero nei segni celesti un messaggio divino: l’eclissi, il giorno in cui il sole si oscurò, divenne un presagio di mutamenti. Chissà se, tra i templi di Buto, qualcuno sollevò lo sguardo e sussurrò ai venti del nord la profezia di un cambiamento.
Oggi Buto giace silenziosa, le sue vestigia sommerse dal tempo, ma il suo nome ancora risuona nei canti degli storici e nei racconti di un Egitto che non ha mai smesso di dialogare con gli dèi.
In quel periodo, la Quarta Dinastia (circa 2600-2450 a.C.) aveva raggiunto l'apice dell'architettura monumentale, erigendo le imponenti piramidi di Dahshur e Giza, tra cui la celebre Grande Piramide di Cheope.
![Mastaba a Saqqara del faraone Shepseskaf a Saqqara](https://static.wixstatic.com/media/5f02f0_7c2245cb0fdc42a08980cb6282c25709~mv2.jpg/v1/fill/w_980,h_734,al_c,q_85,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/5f02f0_7c2245cb0fdc42a08980cb6282c25709~mv2.jpg)
Tuttavia, durante il breve regno del faraone Shepseskaf, si verificò una svolta radicale: la sua tomba non era una piramide, ma una massiccia struttura rettangolare con estremità rialzate, ispirata ai santuari arcaici di Buto. Inoltre, questa tomba non era visibile da Heliopolis, centro del culto del Sole.
Shepseskaf, ultimo sovrano della gloriosa IV Dinastia, fu come l’ultimo raggio di sole prima del tramonto, un faraone sospeso tra la grandezza del passato e il presagio del cambiamento. Figlio di re e costruttore di sogni, ereditò un regno scolpito nella pietra delle piramidi, ma il suo cuore scelse un sentiero diverso, un cammino che si allontanava dalle vette solenni per avvicinarsi alle ombre dei templi arcaici.
Non eresse una piramide per la sua dimora eterna, ma una mastaba, come quelle degli antichi governanti, un segno di rottura o forse di umiltà davanti agli dèi. Il suo riposo fu cullato dalle sabbie di Saqqara, lontano dalla gloria luminosa di Giza, mentre i sacerdoti del Sole si chiedevano se il faraone avesse voltato le spalle a Ra.
Forse fu un uomo di visioni, un re che guardò il cielo e lesse negli astri il presagio di un regno che cambiava volto. O forse fu l’ultimo custode di un’epoca che si spegneva, mentre le stelle, indifferenti al destino degli uomini, continuavano a brillare sopra la terra nera d’Egitto.
![](https://static.wixstatic.com/media/5f02f0_06d3b14bd627449ab19c8e6d65160edf~mv2.jpg/v1/fill/w_980,h_1013,al_c,q_85,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/5f02f0_06d3b14bd627449ab19c8e6d65160edf~mv2.jpg)
Le ragioni di questo distacco dalla tradizione sono rimaste avvolte nel mistero per secoli. Ora, uno studio condotto dal professor Giulio Magli, esperto di archeoastronomia del Politecnico di Milano, propone una spiegazione affascinante. Secondo Magli, l'eclissi totale del 2471 a.C. potrebbe essere stata interpretata come un presagio divino, spingendo Shepseskaf a rompere con la tradizione e riflettere un cambiamento simbolico e politico cruciale. L'eclissi sembra quindi aver innescato una crisi che portò alla fine del predominio del culto solare nelle scelte architettoniche regali.
Metodologia e tecniche utilizzate
Il professor Magli ha utilizzato dati archeoastronomici e calcoli astronomici per determinare la data e la traiettoria dell'eclissi. Attraverso simulazioni al computer, è stato possibile ricostruire l'evento celeste, mostrando che il percorso della totalità dell'eclissi era quasi centrato sulla città sacra di Buto.
Queste simulazioni hanno permesso di visualizzare come l'eclissi sarebbe apparsa nel cielo dell'epoca, fornendo una comprensione più profonda dell'impatto che un tale evento avrebbe potuto avere sulla popolazione e sulla leadership egizia.
Lo studio si basa su una combinazione di fonti archeologiche, storiche e astronomiche. Sono stati esaminati i resti architettonici delle tombe reali, in particolare la tomba di Shepseskaf, confrontandoli con le strutture precedenti per identificare differenze significative.
![Particolare della Mastaba del faraone Shepseskaf a Saqqara](https://static.wixstatic.com/media/5f02f0_d8f85ffc5cc64eabb54afbf85b3bb687~mv2.jpg/v1/fill/w_980,h_551,al_c,q_85,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/5f02f0_d8f85ffc5cc64eabb54afbf85b3bb687~mv2.jpg)
Inoltre, sono stati analizzati testi antichi e iscrizioni per comprendere le pratiche religiose e le possibili interpretazioni degli eventi celesti da parte degli antichi egizi. I dati astronomici sono stati utilizzati per ricostruire con precisione l'eclissi del 2471 a.C. e valutare la sua visibilità nelle principali città egizie dell'epoca.
Il professor Magli ha spiegato:
«L'eclissi totale del 2471 a.C. potrebbe essere stata interpretata come un presagio divino. Questo avrebbe spinto Shepseskaf a rompere con la tradizione, riflettendo un cambiamento simbolico e politico cruciale. L'eclissi sembra quindi aver innescato una crisi che portò alla fine del predominio del culto solare nelle scelte architettoniche regali».
Lo studio include simulazioni al computer dell'eclissi del 1° aprile 2471 a.C. vista dal Delta del Nilo. Durante i sette minuti dell'eclissi, il cielo oscurato avrebbe permesso la visione di stelle e pianeti come Venere e Mercurio, creando un evento astronomico impressionante e facilmente interpretabile come un presagio divino.
In conclusione, lo studio del professor Magli offre una prospettiva innovativa sull'interazione tra eventi astronomici e cambiamenti culturali nell'Antico Egitto, suggerendo che un'eclissi solare totale possa aver avuto un impatto significativo sulle decisioni architettoniche e religiose dell'epoca.
L'eclissi del 2471 a.C. potrebbe aver segnato non solo il cielo dell'Egitto antico, ma anche il destino delle sue monumentali piramidi, riflettendo la profonda connessione tra cielo e terra nella cultura egizia.
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