top of page
Immagine del redattorePatrizia Boi

Egitto - Rinvenuto Osservatorio Astronomico del VI sec. a.C.

Osservatorio Astronomico Tempio di Buto


Patrizia Boi - Ancora una grandiosa scoperta nell’antica città di Buto (o Bhutto), consacrata alla dea serpente Uadjet protettrice del Basso Egitto e per questo chiamata in origine Per-Uadje.t. L’area archeologica che si espande tra tre colline, si trova nella zona del Delta del Nilo, nel capoluogo Tell el-Farain del governatorato di Kafr el-Sheikh.


Nel 2021, erano state individuate testimonianze del culto di un’altra divinità, diversi strumenti usati durante i riti religiosi celebrati in onore di Hathor durante la XXVI dinastia (faraoni come Psammetico I (664-610 a.C.), Apries (589-570) e Amasis (570-526)).


Nel 2022 un’altra campagna di scavo aveva portato alla luce i resti di una sala colonnata del tempio di Buto dedicato alla dea Wadjet e risalente sempre alla XXVI dinastia.


Lo scorso agosto 2024 una nuova missione archeologica ha rinvenuto, nella zona sud-ovest di un tempio, le rovine del primo e più grande Osservatorio Astronomico del VI secolo a.C..


La notizia è stata resa pubblica dal Ministero del Turismo e delle Antichità egiziane.


Questo osservatorio aveva la funzione di monitorare i movimenti del sole e delle stelle e l’alternarsi delle stagioni, aspetti indispensabili che scandivano la vita di tutti i giorni.


Il suo ritrovamento consente di comprendere la profonda conoscenza conoscenza degli antichi egizi in materia di astronomia.


Mohamed Ismail Khaled, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità dell’Egitto mette in risalto «le avanzate conoscenze astronomiche degli antichi egizi, compresa la loro capacità di determinare il calendario solare e le date religiose e agricole più importanti», infatti, «la struttura offre anche una visione delle sofisticate tecniche utilizzate dagli antichi egizi con strumenti semplici».


Come ha dichiarato Ayman Ashmawy, Responsabile del settore antichità egiziane presso il Consiglio Supremo delle Antichità, l'edificio dell'osservatorio astronomico occupa una superficie di circa 850 metri quadrati.


Si tratta di una struttura costituita da un ingresso rivolto verso la direzione est, dove sorge il sole (sacro agli antichi egizi e nel quale si identificava anche il faraone), costituita complessivamente da una decina di ambienti.


Vi è una sala centrale a colonne aperta a forma di lettera ''L'', prima della quale si erge un enorme e alto muro di mattoni di fango che presenta una pendenza verso l'interno, una sorta di corridoio con pareti dipinte di giallo e i resti di una decorazione blu, che ricorda gli iconici ingressi a pilone degli antichi templi egizi. La sala grande presenta tre pareti decorate con varie scene, sul retro una scena raffigura una barca rituale blu con otto scomparti e sul davanti è rappresentata l'immagine di Horus e dell'Occhio di Ujat, che incarna i sistemi dell'universo ed è legato al sole, alla luna, al dio Horus e alla dea Wajit, la più importante delle divinità di Buto.


Ashmawy afferma che la missione archeologica ha rinvenuto anche cinque stanze realizzate in mattoni di fango probabilmente utilizzate per conservare gli attrezzi, altre quattro piccole stanze sempre in mattoni di fango e un’ultima piccola stanza realizzata invece in pietra che dovrebbe rappresentare la torre dell'osservatorio.


In Figura - Tipico muro in mattoni di fango

Sappiamo che i mattoni di fango, o adobe, venivano usati con una certa frequenza nell'Antico Egitto. Gli antichi egizi costruivano in pietra templi e dimore che dovevano durare per l'eternità, ma palazzi, città e spesso cinte murarie venivano edificati con mattoni di fango estremamente deperibili nel tempo.


L'adobe però presenta una caratteristica di permeabilità che gli consente di mantenere il calore durante l'inverno e rilasciarlo durante l'estate, mantenendo una temperatura fresca in tutte le stagioni. La parola adobe esiste da circa quattromila anni e deriva all'egiziano medio (ca. 2000 a.C.) ɟbt, "mattone di fango".


All’interno di questo enorme osservatorio è stata rinvenuta una rara meridiana in pietra inclinata, conosciuta come ''orologio a ombra inclinata”, uno strumento importante per la misurazione del tempo nell'antichità. Questa meridiana è realizzata da una fila di lastre in calcare diritte, lunga complessivamente 4,80 metri. In cima ad essa sono posizionati cinque blocchi piatti di calcare, due orizzontali e tre verticali. Su queste lastre erano presumibilmente incise delle tacche per lo spostamento del sole in base alla proiezione del sole, rendendo più agevole seguire i movimenti del sole durante il giorno.


Ritrovamenti Osservatorio Astronomico Tempio di Buto


È stato rinvenuto, altresì, un blocco di pietra fissata al pavimento della camera circolare all'interno dell'osservatorio sul quale sono incise iscrizioni che rappresentano vedute astronomiche dell'alba e del tramonto. Tali iscrizioni riportano anche alcune misurazioni delle porte orientale e occidentale del tempio, nonché simboli di “Shin, Sint e Banu” e altri segni che indicavano il tempo e l'astronomia.


Sono stati portate alla luce anche due pietre circolari utilizzate per misurare gli angoli solari e numerosi manufatti, tra cui una statua in granito grigio dell'era di "Wah-ib-Ra" della ventiseiesima dinastia dei faraoni, rappresentante il sacerdote Psamtik-Semn, con un'immagine del dio Osiride e il titolo Portatore del Sigillo Reale (grazie a questo oggetto gli esperti hanno potuto datare con certezza l’osservatorio).


Ritrovamenti Osservatorio Astronomico Tempio di Buto


Sono stati trovati anche strumenti di misurazione Merket (uno strumento di misurazione dell’antico Egitto, costituito da due parti: una squadretta dotata di filo a piombo, il merkhet vero e proprio, e una foglia di palma scanalata, il mirino, chiamata bay) e oggetti religiosi in faïence (terracotta) come una statua del dio Ptah (il cui nome significa "colui che forgia", "il modellatore" oppure "lo scultore", nell'immaginario egizio è l’artigiano che diede origine all'universo attraverso la parola) e altri simboli come quello del  Djed (un amuleto molto popolare che rappresenta la spina dorsale del dio Osiride, re dell'Oltretomba, sede del fluido vitale. Simboleggiava la stabilità e la vita eterna: il geroglifico che lo rappresenta somiglia a un pilastro), oltre a tavole per offerte, coperchi di anfore con tracce di sigilli saitici e una varietà di oggetti religiosi e vasellame di varie forme legati alla vita quotidiana e ai rituali.


L'Egitto possiede un patrimonio archeologico che rappresenta una ricchezza inestimabile non solo per le sue genti, ma anche per tutti i Paesi del Medio Oriente.


Il Consiglio Supremo delle Antichità, con il suo incessante lavoro di ricerca, sta donando al mondo intero una conoscenza dell'altissimo livello di sviluppo delle antiche civiltà, tra le quali, quella egiziana, occupa un posto di assoluta preminenza.



 

Comments


bottom of page