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Egitto - Il caso Passeri

Chiara Cavalieri* - Continua il tam-tam mediatico da parte di alcuni esponenti del PD e Verdi, circa il caso Giacomo Passeri, cittadino italiano detenuto in Egitto con l'accusa di detenzione e traffico di stupefacenti.

Quando un cittadino viene arrestato, e condannato per un reato commesso all'estero, si trova ad affrontare un sistema legale spesso diverso da quello a cui è abituato nel proprio Paese. Le condizioni detentive, le garanzie processuali e le pene previste possono variare notevolmente da una nazione all'altra.

È importante sottolineare che le ambasciate e i consolati del Paese di cittadinanza possono offrire assistenza e supporto legale ai propri cittadini detenuti all'estero. Tuttavia, è fondamentale che i cittadini rispettino le leggi locali e agiscano in modo responsabile durante il loro soggiorno all'estero per evitare di trovarsi in situazioni legali complesse e potenzialmente pericolose. Nel caso specifico di Giacomo Passeri, detenuto da 11 mesi in Egitto, le motivazioni della campagna di alcuni esponenti politici italiani si basano su fantomatiche accuse di tortura da parte del personale di sicurezza del carcere, e diritti umani oltraggiati.

Tralasciando il particolare che solo nel 2024 nelle carceri italiane 64 detenuti si sono tolti la vita, le strutture sono iper affollate, si registrano episodi di coordinamento dei pregiudicati mafiosi per condurre operazioni all'infuori del carcere, evasioni, casi di tortura come nel carcere Beccaria di Milano, Reggio Emilia (vedi caso Cucchi), errori giudiziari come il famoso caso Tortora, ma occorre fare alcune precisazioni.

La struttura di Badr dove è detenuto Giacomo Passeri, è stata inaugurata il 30 dicembre 2021, secondo di ben 15 strutture chiamate "Centri di Riforma e Riabilitazione" per fornire la migliore assistenza ai detenuti a tutti i livelli

Il centro comprende tre sotto-centri ed è stato costruito secondo i migliori sistemi architettonici, le più moderne tecnologie, e con dispositivi medici all'avanguardia. Comprende quattro aule per le udienze amministrativamente separate in modo che vengano svolte pubbliche udienze per i detenuti.

Lo Stato, rappresentato dal ministero dell'Interno, ha creato un registro per ogni detenuto, che include una ricerca completa sulla sua condizione sociale e psicologica, con assistenza di psicologi e sociologi.

Non viene perpetrata alcuna tortura, esattamente come nessuna tortura è stata perpetrata nei confronti di Patrick Zaky, incarcerato per motivi ben più gravi di quelli millantati dal mainstream italiano.

Il ministero dell'Interno egiziano ha deciso inoltre che domenica 21 luglio fosse consentita una visita extra a ciascun detenuto, in occasione dell'anniversario della Rivoluzione del 23 luglio.

In una dichiarazione, il ministero dell'Interno ha affermato che le visite aggiuntive saranno concesse a partire da martedì fino a giovedì 22 agosto.

Ciò rientra negli sforzi del Ministero dell'Interno volti a promuovere i valori dei diritti umani e ad applicare una moderna politica riabilitativa.

Fatte le dovute precisazioni, il consiglio per tutti è che quando si va in un paese straniero, non si devono infrangere le leggi, specie con illeciti penali come il traffico di droga. (*associazione.eridanus@gmail.com)

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