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Egitto - Antichi faraoni e sacrifici umani

Assadakah Cairo - Non è un segreto che nell’antichità il sacrificio umano sia stata pratica diffusa. Una delle prove più evidenti è il lavoro dell’archeologo Leonard Wolley in Mesopotamia, nella prima metà del secolo scorso, che riportò alla luce l vestigia di Ur, risalenti al 3° millennio a.C. dove le tracce di rituali di questo tipo erano ampiamente documentate: fra le tombe più ricche si trovavano numerose sepolture secondarie, le vittime offerte in adorazione ai re della comunità. In tutto questo, l’antico Egitto non fece eccezione.

Potere e paura

La paura fu protagonista indiscussa della storia più antica dell’Egitto. Nel periodo precedente l’unificazione, il Paese era suddiviso in piccoli stati regionali, ognuno retto da un proprio re e spesso in guerra fra loro. Alla fine del 3° millennio a.C. l’Egitto fu unificato e iniziò la I dinastia. I primi faraoni erano fautori della forza, conseguenza delle guerre sanguinose che portarono all’unificazione, che continuarono ad esercitare per soffocare diverse sommosse. L’aspetto cruento della regalità si ritrova nell’iconografia del faraone: nella tavolozza di Narmer, primo re della I dinastia, da un lato il sovrano è rappresentato mentre uccide i nemici con una mazza, e dall’altro mentre passa in rassegna i cadaveri dei nemici decapitati che, come ulteriore oltraggio, hanno subito anche la mutilazione dei genitali. La propaganda visiva era alla base del potere, non solo nella rappresentazione del faraone, ma anche nelle costruzioni architettoniche grandiose come templi, palazzi, tombe regali e nello svolgimento di riti religiosi di forte impatto visivo ed emotivo. Il faraone era un dio e doveva dimostrarlo. Scrive l’egittologo Toby Wilkinson: “Narmer e i suoi predecessori avevano conquistato il potere con metodi violenti e non avrebbero esitato a far uso della violenza per conservarlo. La propaganda veniva usata per promuovere la monarchia - il faraone era spudoratamente brutale”.

Sacrifici rituali

L'esempio più brutale di questa tendenza alla brutalità e alla coercizione si può ritrovare nelle tombe dei faraoni della I dinastia, erette nella necropoli di Abido, nel sud dell’Egitto. Qui i successori di Narmer si fecero edificare delle tombe costituite da una camera sotterranea sovrastata da un imponente tumulo di sabbia e, a circa due chilometri di distanza, dei palazzi funerari per il culto del sovrano.

Le tombe e i palazzi funerari erano attorniati da piccole sepolture chiamate sepolture sussidiarie in cui furono inumati uomini, donne, bambini, animali da compagnia: tutti sacrificati per accompagnare il sovrano nell’oltretomba. Per il faraone Aha furono sacrificate 47 persone; per Djer 587; per Djet 328; per la regina madre Merneith, 120; per Den,135; per Anedjib, 63 e altri ancora.

Due rilievi, eseguiti durante i regni di Aha e di Djer, rappresentano un sacrificio umano. In entrambi si trova l’immagine di un uomo seduto davanti a un altro uomo, che è inginocchiato e con le braccia legate dietro alla schiena. L’uomo seduto punta contro il petto del prigioniero un lungo e affilato coltello. A terra, davanti al prigioniero, si trova un recipiente che sarebbe servito a raccogliere il suo sangue.

Le vittime

Qual era l’identità delle persone sacrificate i cui corpi attorniano le tombe dei re della I dinastia? Semplici servi o personaggi di un certo rilievo nella società? Le indagini condotte sui resti degli scheletri suggeriscono che la maggior parte di loro al momento della morte fosse nel fiore dell’età, in salute e ben nutrito: tutti indizi che portano a pensare che appartenessero all’élite di corte. L’ipotesi è suffragata anche dai ricchi corredi e dai segni del potere, tra cui piccole stele con il nome del defunto o della defunta, che accompagnano molti di questi corpi.

Questi prescelti avrebbero accompagnato il faraone nell’aldilà e lo avrebbero servito e riverito come avevano fatto in vita. Dato l’altissimo numero di sacrificati giovani e di sesso maschile, l’egittologa Kara Cooney ipotizza che questa ecatombe potesse servire anche per evitare problemi di successione al trono: uccidendo tutti i possibili rivali del nuovo sovrano, come i figli di mogli secondarie o i fratelli del re che potevano essere pericolosi per la successione, si sarebbe eliminata definitivamente qualsiasi forma di dissenso. Come scrive l’egittologa, nella I dinastia il nascente potere del re doveva essere nutrito con il sangue. Uccidere tutti i potenziali rivali era un bene per i vivi e per i morti: per i vivi ci sarebbe stato ordine e armonia nella successione e per i sacrificati la vita eterna nell’aldilà. Insomma, coloro che venivano ritualmente uccisi per accompagnare il sovrano avevano come contropartita la vita dopo la morte.Nei primi tempi della storia egizia infatti l’aldilà era solo per il faraone e per la sua famiglia: tutti gli altri erano destinati a morire senza una speranza di rinascita. L’aldilà per tutti sarà una conquista che avverrà molto più avanti nel tempo.

Come furono uccisi?

I primi studiosi che analizzarono i resti scheletrici non trovarono indizi di morte violenta e ipotizzarono che queste persone fossero state uccise con un potente veleno. Gli ultimi esami, eseguiti con le più moderne tecnologie, hanno invece riscontrato sui resti la presenza di numerose fratture craniche causate da un corpo contundente. Queste fratture portarono alla morte o causarono la perdita di conoscenza della vittima. L’antropologa Nancy Lovell, inoltre, notò su alcuni dei campioni dentari analizzati delle strane macchie rosate. Queste macchie possono formarsi in seguito a strangolamento, poiché l’aumento della pressione sanguigna può causare la rottura di cellule ematiche all'interno dei denti. Ciò starebbe a significare che molte di queste persone morirono strangolate.

Con la II dinastia la necropoli reale si spostò a Saqqara e finalmente la carneficina cessò, non certo per ragioni etiche, ma concrete: ora l’autorità del faraone era stabilita e queste dimostrazioni di potere estreme non erano più necessarie. Inoltre uccidere gran parte della corte alla morte di ciascun sovrano era un enorme spreco di talento e di preziose risorse umane.  Come afferma Toby Wilkinson, la creazione e la realizzazione dell’ideologia autocratica contribuì senza dubbio a forgiare la civiltà dei faraoni. Con la nascita dell’antico Egitto era davvero iniziata la marcia inarrestabile verso il totale controllo dello Stato.

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