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Egitto – 70° Anniversario della Rivoluzione di luglio

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Assadakah Cairo – L’Egitto festeggia oggi, 23 luglio, l’anniversario della cosiddetta Rivoluzione dei Liberi ufficiali, iniziata con un colpo di Stato messo in atto in quella notte da un gruppo di militari dell'esercito egiziano detti "Liberi Ufficiali".

La rivoluzione fu inizialmente volta a deporre il sovrano, Re Fārūq I, ma il movimento rivoluzionario militare decise l'anno seguente di abolire la monarchia costituzionale e di trasformare l'Egitto in una repubblica. L'evento ispirò numerosi in altri paesi arabi e africani colpi di stato che posero fine a molte delle monarchie in favore di regimi repubblicani, ispirati da ideali repubblicani, anti-imperialisti, terzomondisti e progressisti.

Il 25 gennaio 1952, le truppe britanniche attaccarono la polizia egiziana nella caserma de Il Cairo, dopo che gli ufficiali egiziani si rifiutarono di dare la resa. Cinquanta agenti del corpo militare egiziano furono uccisi e circa un centinaio gravemente feriti, fu la prima goccia che cominciò a far traboccare il vaso.


I disordini che ne conseguirono, tra i quali gli incendi che venivano appiccati nei quartieri residenziali del Cairo, vennero visti come l'inizio della fine per la monarchia. Il giorno successivo, 26 gennaio, detto anche il "Sabato Nero", cominciò quella che gli egiziani chiamarono la seconda rivoluzione egiziana (la prima è considerata quella del 1919). Durante le sommosse che scoppiarono nella capitale del Regno, i rivoltosi attaccarono soprattutto siti di interesse per gli stranieri e imprese, soprattutto se gestite da britannici: uffici delle compagnie aeree, hotel, cinema e grandi magazzini, erano gli obbiettivi più frequenti. Testimonianze di stranieri in visita al Cairo durante gli incendi dicevano che le folle erano bene organizzate e sapevano esattamente dove e come colpire; in questo frangente le truppe britanniche intervennero per sedare le rivolte in sostituzione della polizia che qua e là cominciava a dare i primi segnali di ammutinamento.

Re Fārūq depose il governo di Mustafa al-Nahhas, e il parlamento egiziano vide nei mesi seguenti numerosi Primi ministri susseguirsi uno dopo l'altro, ognuno di breve durata in carica: ʿAli Māher Pascià (27 gennaio - 2 marzo 1952); Ahmad Najib al-Hilali Pascià (2 marzo - 29 giugno 1952, e 22-23 luglio 1952) e Husayn Sirri Pascià (2-20 luglio 1952). Questi "ministeri salvezza", come vennero chiamati, non riuscirono ad arrestare la sempre più violenta spirale verso il basso che trascinava l'Egitto. La corruzione rimaneva onnipresente nonostante i tentativi di numerosi ministri miranti a porre rimedio alla situazione di degrado morale e finanziario. Nella notte tra il 22 e il 23 luglio, avvenne il colpo di Stato in Egitto, messo in opera dal movimento dei Liberi Ufficiali, e guidato da Naguib e Nasser. Le forze armate occuparono i ministeri, le stazioni radio e tutti gli obbiettivi militari ed in brevissimo tempo la capitale, Il Cairo, cadde in mano loro.

Alle 7.30 del mattino del 23 luglio, il golpe venne annunciato a tutto l'Egitto via radio. Dalla stazione radiofonica venne rilasciato il primo comunicato della rivoluzione a nome di Naguib, rivolto al popolo egiziano, in cui si fornivano le spiegazioni per la quale quell'atto era stato necessario, al fine di salvare la Patria. La voce che tutti ascoltarono alla radio era quella di un membro dei Liberi Ufficiali, e futuro presidente dell'Egitto, Anwar al-Sadat.

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