Roberto Roggero* - Avvalendosi del diritto alla difesa, che avrebbe dovuto essere commisurato alla violazione, la rappresaglia scatenata dallo stato sionista contro la Striscia di Gaza, proseguita poi in Cisgiordania, Siria e Libano, ha causato oltre 43mila morti accertati, più un numero purtroppo destinato a restare imprecisato. Di questi oltre i 70% sono donne e bambini. I feriti superano i 102mila.
Nella guerra che doveva essere esclusivamente contro Hamas e Hezbollah, intere città sono state rase al suolo e i bombardamenti continuano giornalmente. Prosegue intanto anche l’occupazione per unilaterale decisione, del nord della Striscia, dove gli israeliani hanno deciso di prendere il totale controllo, impedendo ai civili palestinesi di fare ritorno alle proprie case, se ancora esistono.
Per l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani quello che sta succedendo a Gaza è una violazione sistematica dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario.
Siano quindi di fronte alle più evidenti intenzioni di sterminio, di palese volontà di cancellare una popolazione, ed è a questo punto che la comunità internazionale deve agire: fronte unico con denuncia di gravi crimini contro l’umanità, in base a prove oltremodo evidenti, che vengano valutate da organi giudiziari credibili e imparziali e che, nel frattempo, vengano raccolte e conservate tutte le informazioni e le prove pertinenti.
Il governo sionista non ha commentato subito la notizia, ma ha cercato di guadagnare tempo, annunciando la riapertura del varco di Kessufim, al confine della Striscia di Gaza, per permettere l’ingresso di più aiuti umanitari, ma solo quando la pavimentazione della strada e la costruzione delle strutture per ispezionare le merci di passaggio saranno complete. La scadenza dei termini è il 13 novembre.
Nel frattempo, nel campo profughi di Jabalia, e nelle località di Beit Hanoun e Beit Lahia, gli attacchi di questa fase sono stati i peggiori dall’inizio della guerra. La maggior parte delle infrastrutture è stata deliberatamente distrutta, per impedire ai civili di tornare nell’area.
Per la cronaca, è stato ufficializzato il contratto fra lo stato israeliano e l’americana Boeing, con un calore di oltre 5,6 miliardi di dollari, per la fornitura di 25 caccia avanzati F-15IA, con opzione d’acquisto di ulteriori 25 velivoli.
E’ solo una parte di un pacchetto di aiuti militari americani a Israele, approvato dal governo e Congresso, con negoziati condotti direttamente dai vertici dell’aeronautica militare israeliana, nella persona del generale Eyal Zamir.
Ci si chiede a che cosa serviranno i nuovi caccia dotati di sistemi d’arma avanzati e tecnologie all’avanguardia (brevetto israeliano), capacità e prestazioni migliorate in diversi scenari operativi. Le consegne dovrebbero iniziare nel 2031, con una fornitura annuale di quattro-sei velivoli. Vantaggio strategico avanzato in Medio Oriente, forse…ma contro chi?
Per la cronaca, dall’inizio della guerra, Israele e Stati Uniti hanno concluso accordi di acquisizione per un valore di circa 40 miliardi di dollari.
Alla Corte Penale Internazionale, il governo israeliano resta sotto indagine per genocidio. Ci si chiede solo quali altre indagini siano necessarie, a questo punto, dopo oltre 70 anni di occupazione militare, sfollamenti, rappresaglie, resistenza, vittime civili…
(*Direttore responsabile Assadakah News)
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