Roberto Roggero* - Continua senza sosta il dramma della popolazione palestinese e libanese, a causa della guerra scatenata dal premier israeliano Netanyahu nella Striscia di Gaza e in Libano. L’esercito israeliano ha iniziato a demolire con la dinamite e i bulldozer le case di Jabalia, nel nord della Striscia. Altre case sono state incendiate. Migliaia di persone sono state costrette ad evacuare verso sud, con la minaccia delle armi. I centri di sfollati sono stati svuotati forzatamente, separati gli uomini e i ragazzi da 16 anni in su dalle donne, anziani e bambini, con gruppi di persone in manette, e destinate alla prigionia nel deserto del Negev.
Donne e bambini sono stati condotti, sotto la minaccia delle armi, su un percorso lungo la spiaggia verso i campi di sfollati del sud.
Sterminio e deportazione.
Nella giornata tra sabato e domenica sono stati uccisi 84 persone e ferite 158, in particolare nella strage di Beit Lahia, e sono stati registrati dai soccorritori 87 uccisi e dispersi e 40 feriti, alcuni di loro gravi e senza la possibilità di cure a causa degli attacchi deliberati contro gli ospedali da parte delle truppe di occupazione.
Secondo le statistiche del ministero palestinese, fino a mezzogiorno di domenica 20 ottobre, il numero totale degli uccisi è stato 42.603 e quello dei feriti 99.795.
I giorni di assedio totale della popolazione civile nel nord di Gaza hanno creato una condizione insopportabile per le famiglie. Miglia di persone sono asserragliate a casa senza cibo e senza acqua e se escono sul balcone o da casa sono uccise dai cecchini e dai droni.
Una donna ha raccontato alla tv Al-Jazeera di una vicina disabile su carrozzella, che è uscita a chiedere aiuto, per ottenere dell’acqua, e che i soldati israeliano hanno ucciso senza pietà, poi un bulldozer l’ha seppellita in mezzo alle macerie.
“L’esercito israeliano ha impedito i soccorsi dopo i bombardamenti su Jebalia e Beit Lahia, nel nord di Gaza. Decine di persone intrappolate sotto le macerie sono state lasciate morire per ritardo o mancanza di soccorsi”, lo ha dichiarato la portavoce dell’UNRWA.
“Le nostre pressanti richieste sono state fatte cadere nel vuoto, provocando morti e sofferenze. La gente è allo stremo e per volontà dell’esercito privata di ottenere cibo e acqua”, ha affermato la portavoce dell’ente ONU. L’esercito continua a lanciare ordini di evacuazione verso sud. Dopo il genocidio la deportazione.
Libano
Bombardata di nuovo la capitale libanese. Nella zona sud sono state colpite le sedi delle associazioni di carità libanesi. Anche questa volta sono state usate le bombe da 1000 kg, vietate dalle norme internazionali in zone residenziali. Decine di uccisi e centinaia di feriti e ancora si scava in mezzo alle macerie per cercare altre vittime.
Nella mattinata di oggi, lunedì, è stata bombardata Baalbek, nella valle della Beqaa. Hezbollah – secondo la stampa israeliana – ha lanciato ieri contro il territorio israeliano 70 missili e droni, che hanno causato danni materiali e alcuni feriti. A Beirut è arrivato l’emissario statunitense per la mediazione con Israele. Dalle prime sue dichiarazioni si evince il ruolo di Washington di sostegno a Tel Aviv.
La mediazione USA, infatti, mette al primo posto per la fine della guerra il ritiro dei combattenti di Hezbollah a nord del fiume Litani. Mediazione sotto la minaccia dei bombardamenti e sfollamenti forzati, come avvenuto a Gaza.
Unifil
L’Unifil ha denunciato che l’esercito israeliano ha deliberatamente demolito con un bulldozer una torre di osservazione internazionale e un muro di cinta di una postazione Onu a Marwahin, in sud Libano.
L’Unifil ricorda, ancora una volta, gli obblighi di garantire la sicurezza del personale e delle proprietà delle Nazioni Unite e di rispettare l’inviolabilità delle sedi Onu in ogni momento.
“Ancora una volta, notiamo che violare una posizione delle Nazioni Unite e danneggiare i beni dell’Onu è una flagrante violazione del diritto internazionale e della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza.
Inoltre, mette in pericolo la sicurezza e l’incolumità delle nostre forze di pace, in violazione del diritto umanitario internazionale”.
“L’esercito israeliano ha ripetutamente chiesto all’Unifil di abbandonare le sue posizioni lungo la linea di demarcazione e ha deliberatamente danneggiato le posizioni delle Nazioni Unite. Nonostante le pressioni esercitate sulla missione e sui nostri Paesi contributori di truppe, le forze di pace rimangono in tutte le posizioni. Continueremo a svolgere i nostri compiti di monitoraggio e di segnalazione”.
Cisgiordania e Gerusalemme Est
Rastrellamenti dell’esercito israeliano in tutte le province della Cisgiordania. Sono state toccate nella giornata di ieri e nelle prime ore di oggi Betlemme, Tulkarem, Nablus e El-Khalil. Le città del nord, Jenin e Toubas, sono di fatto occupate permanentemente.
Nella cittadina di Beit Foreik, vicino a Nablus, tre ragazzi, di 14 e 15 anni, sono stati colpiti da pallottole militari dell’esercito, mentre stavano lanciando pietre per rallentare l’avanzata delle truppe. Le ambulanze della Mezzaluna rossa palestinese sono state ostacolate dai militari nel prestare soccorso.
A Salfit, l’esercito israeliano ha arrestato un bambino di 7 anni. Joud Hamadah Abdallah non è un lanciatore di pietre. Sua colpa è quella di aver condotto il gregge di pecore della famiglia in un terreno che l’esercito aveva confiscato. In quel terreno del demanio, la famiglia Hamadah aveva pascolato i propri animali da oltre un secolo.
Obiettivo dell’occupazione coloniale israeliana è quello di annientare l’economia palestinese, per la deportazione della gente. Sul terreno confiscato per ordine militare avevano messo mano i coloni ebrei degli insediamenti vicini.
Nella provincia di El-Khalil, nuovi coloni provenienti dagli Stati Uniti, con nessun legame con il territorio, hanno costruito l’ottava colonia nella provincia, dall’inizio del 2024. L’esercito di occupazione ha protetto la sistemazione dei camper e l’installazione di collegamenti di elettricità e acqua. Sostituzione etnica.
(*Direttore responsabile assadakah News)
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