Roberto Roggero* - Nel corso della storia, sono innumerevoli gli esempi di uno Stato che decide di occuparne un altro, con il pretesto della sicurezza nazionale o della tutela delle minoranze: la Cina in Tibet, Israele nel Golan e in Palestina, la Turchia a Cipro e molti altri. In questo contesto, le iniziative militari si sono rivelate sempre fallimentari, e non potrebbe essere altrimenti, come è successo con l’esportazione della democrazia americana in Afghanistan e Iraq, o la campagna anti-curda della Turchia in Siria, o la attuale guerra in Ucraina. Il tutto si traduce in una continua serie di eclatanti fallimenti della diplomazia internazionale, complice la calcolata e voluta impotenza dell’ONU, dove il Consiglio di Sicurezza è formato dai cinque principali Paesi produttori ed esportatoti di armamenti, autentica contraddizione in termini.
A tutto ciò si aggiungono i rischi del secondo mandato del presidente americano Trump che, visti i precedenti fallimenti (e le esorbitanti spese) ha pensato bene di non contare sulle iniziative militari ma di fare leva sulla sicurezza economica, in ragione della quale reclama niente meno che il possesso di Panama, Groenlandia e Canada, per consolidare l’intero continente nord-americano in un unico blocco.
Di certo siamo di fronte a iniziative di fantapolitica, ma così facendo si legittimano altri appetiti a livello globale, fra cui quelli russi sull’Ucraina e quelli cinesi su Taiwan, sulla base del “doppio standard” a gestione unilaterale americana.
Questa linea politica, unita all’esorbitante aumento delle spese militari che si sta registrando in tutto il mondo, non fa ben sperare, e manifesta ancora la fine del sogno di un mondo senza il “cane da guardia” a stelle e strisce, non caratterizzato da un libero scambio di mercato ma governato da un unico mercato. Un mondo libero da guerre, se gli stati del pianeta diventassero azionisti di un unico grande business.
Che cosa è andato storto? Probabilmente ha prevalso l’illusione che la politica abbassasse i propri toni e si sottoponesse a un nuovo ordine planetario comune sotto l’egida della cooperazione e della pace, con l’aggiunta di un grave errore di valutazione, di certo voluto: il depotenziamento delle prerogative multilaterali, come ONU e WTO, con la conseguente umiliazione del diritto umanitario internazionale. Oggi nessun Paese può, da solo, stabilire un qualsiasi ordine, e ciascuno tenta di affermarsi ricorrendo alla potenza militare.
La storia non insegna se non si vuole apprendere, come è già successo con il fallimento Società delle Nazioni, nata dopo la prima guerra mondiale per evitare che si ripetesse un simile massacro, che poi è arrivato, e attualmente il copione è lo stesso, con il fallimento dell’ONU. E’ doloroso ammettere che solo le grandi tragedie sono servite per fare un passo avanti, ma ancora più grave è il fatto che facendone uno in avanti, se fanno tre indietro...
(*Direttore responsabile Assadakah News)
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