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Editoriale - La pace è davvero un mito irraggiungibile?

Roberto Roggero* - Pace, cooperazione, progresso, convivenza…alla luce degli attuali avvenimenti sono parole che sembrano sempre più una utopia, un mito irraggiungibile. Parole dallo strano suono, perché dagli albori della storia umana la guerra è stata probabilmente la prima attività organizzata. Le divisioni in schieramenti opposti hanno determinato la formazione delle prime civiltà. Lo stesso Occidente è stato caratterizzato da una perenne violenza creativa, e dall’arte del compromesso e del doppiogiochismo.

Sfugge il concetto che la storia e l’umanità si sia sviluppata nello scontro degli opposti, bene e male. Che piaccia o meno, questi contrari raramente trovano una conciliazione definitiva e produttiva, perché in continua lotta fra loro per una prevalenza dialettica, ideologica, vita o morte. Una questione affrontata anche dalla geopolitica e da celebri pensatori come Hegel, considerato il padre della moderna dialettica, che definiva la storia come “mattatoio dell’umanità” pur dovendo essere “luogo depositario di verità”. Allo stesso modo, Benedetto Croce, parlando proprio di Hegel, diceva: “Il contrasto fra opposti è stato talvolta considerato contrasto fra razionale e irrazionale, ma l’irrazionale non ha nessun luogo perché si tratta unicamente dell’accompagnamento necessario di un atto con un nuovo atto, e di un pensiero con un nuovo pensiero, che si giustifica con la sua stessa evidenza. Pure da questa proposizione l’aspetto tragico del mondo, la lotta disperata entro sé medesimo, diviso in infinite file contrastanti. L’animo umano cerca di comporre questa lotta o per lo meno di disciplinarla; ma il tentativo è vano e la lotta continua sempre, con la stessa violenza e con lo stesso strazio. Hegel ha redento il mondo dal male perché ha giustificato questo nel suo ufficio di elemento vitale. Ferocia, violenza, avarizia e ambizione sono stati convertiti nella milizia, nella mercatanza e nella Corte”.

Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio, così si esprimeva: “Mescolate, in movimento, troppa luce e troppa oscurità e sarete accecati Bene e male, positivo e negativo, non stanno uno di fronte all’altro, ma sono mischiati dentro noi stessi e fanno la storia

Il conflitto, quindi, è dentro l’uomo, è continua lotta tra opposti, e la storia non è che concretezza complessiva della vita, carica di contrasti e conciliazioni. Che sarebbe il mondo senza di essi? Senza che qualcuno non pensi di avere dimostrato la necessità di una idea così assoluta da arrivare a uccidere per la sua realizzazione?

Il cristianesimo nasce dalla violenza efferata contro Cristo, si presenta come religione della fraternità universale, ma non è un segreto che la maggior parte delle guerre è stata scatenata per motivi di ideologia religiosa.

La pace globale? Sarebbe fin troppo bello, ma non è l’obiettivo desiderato, questo è ormai fin tropo evidente. Conflitto e lotta sono da sempre parte della storia, e lo vediamo oggi, negli scontri in corso, dove si mischiano volutamente positivo e negativo, si lotta per legittimare idee opposte, e questo è l’umano senza entrare nei particolari di queste guerre. Oggi purtroppo bisogna ammettere che la pace globale non è fra le priorità, anzi è sempre più un concetto ambiguo e controproduttivo soprattutto a livello economico.

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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